Obama e l’azione in Libia, otto anni dopo i subprime e Lehman Brothers

La crisi nordafricana e le rivelazioni su un possibile intervento Usa riportano alla mente cosa accadde nel 2008 con George W. Bush, in scadenza di mandato, e la …

La crisi nordafricana e le rivelazioni su un possibile intervento Usa riportano alla mente cosa accadde nel 2008 con George W. Bush, in scadenza di mandato, e la bolla da cui ebbe origine la recessione internazionale.

Era il 2008, la Presidenza americana di George Bush Jr. era in scadenza, e la crisi dei mutui subprime montava senza freni: l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Federal Reserve, mentre frenava la bolla immobiliare, non faceva altro che aggravare la situazione delle famiglie indebitate. Di lì a poco, avrebbero smesso a centinaia di migliaia di pagare le rate dei mutui a tasso variabile, schizzate in alto come fuochi di artificio. A settembre, il Congresso americano si rifiutò di approvare il Piano Paulson che prevedeva l’acquisto da parte del Governo di titoli illiquidi, con il Piano Tarp: la Lehman Brothers fallì, trascinando nel baratro l’intero sistema finanziario mondiale. Il castello delle cartolarizzazioni dei mutui subprime americani si mostrò per quello che era: una trappola. Era stata una bolla finanziaria montata per anni, pronta per esplodere da un momento all’altro.

La crisi politica in Medioriente e nel Nord Africa, alimentata dalle primavere arabe su cui tanto hanno scommesso e puntato negli scorsi anni i media occidentali, tutti entusiasti perché le democrature arabe crollavano finalmente una dopo l’altra, è cresciuta a sua volta a dismisura, pronta a deflagrare.

Ad otto anni di distanza dal 2008, anche stavolta ci troviamo con una Presidenza americana in scadenza, visto che Barack Obama lascerà a fine d’anno. La crisi libica può fare da detonatore alle tante situazioni di instabilità nella regione, dalla Siria alla Tunisia, allo stesso Egitto.

La Presidenza Bush lasciò in eredità al suo successore la più grave crisi finanziaria dal 1929: otto anni non sono bastati per venirne fuori, e forse il peggio deve ancora manifestarsi. Nessuno sa più che fare, con questo sistema capitalistico che non accetta regole.

La Presidenza Obama potrebbe lasciare in eredità al suo successore la più grave crisi geopolitica dalla Seconda guerra mondiale: a scoccare una scintilla basta poco. Per un Premio Nobel della pace, sarebbe davvero il colmo: si scatenerebbe un inferno, e tutti lo sanno.

Libia, come Lehman?

di Guido Salerno Aletta

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Teleborsa.it

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