L’economia mondiale rimane bloccata “in una trappola di bassa crescita” che ha tra le spie principali l’indebolimento dei flussi commerciali. È l’avvertimento lanciato dall’Ocse, che intitola il nuovo Interim Economic Outlook: “Allarme sulla crescita globale: commercio debole, distorsioni finanziarie”.
“Continue delusioni sulla crescita pesano sulle aspettative di crescita, che deprimono commercio, investimenti, produttività e salari, il che porta a sua volta a un ulteriore revisione al ribasso delle aspettative di crescita e a un infiacchimento della domanda”, sottolinea l’organizzazione di Parigi, “la debolezza delle condizioni delle economie avanzate è controbilanciata da un graduale miglioramento” nei mercati emergenti”, la cui crescita, nondimeno, “ha rallentato rispetto agli anni precedenti e si riprenderà solo lentamente nel 2017, trainata dall’attenuarsi della recessione di Brasile, Russia e altri produttori di materie prime”.
“La prolungata fase di indebolimento della domanda sta causando effetti avversi sempre maggiori dal lato dell’offerta e contribuisce all’autoavverarsi della trappola della bassa crescita”, prosegue l’Ocse, “gli investimenti, il commercio e la produttività sono deboli, mentre la crescita dell’occupazione non è stata accompagnata da significativi incrementi salariali”.
Preoccupa inoltre “la flessione della produzione potenziale”, risultato di “un rallentamento della diffusione delle innovazioni tra le firme e – più di recente – un rallentamento dell’innovazione sul fronte tecnologico”, tutte evoluzioni che “esacerbano i problemi nel miglioramento del benessere delle persone, nelle economie avanzate quanto in quelle in via di sviluppo”. Tali prospettive “sono soggette a significativi rischi”.
In particolare “stanno salendo i rischi di instabilità finanziaria, anche per i tassi di interesse eccezionalmente bassi e i loro effetti sui prezzi delle attività finanziarie e degli immobili” e occorre considerare che “molte economie emergenti soffrono del peso di debiti elevati e di distorsioni valutarie, rimanendo vulnerabili a fughe di capitali e a crescite più basse del previsto”.
Il quadro potrebbe però rivelarsi migliore del previsto “se la ripresa economica guadagnasse impeto”, soprattutto se si assisterà a “una risposta politica più robusta”, ad esempio “attraverso uno stimolo fiscale collettivo nelle economie avanzate”. Nondimeno, “le difficoltà di accordarsi su risposte efficaci alle sfide politiche e alle crescenti tensioni politiche in molti paesi costituiscono significativi rischi al ribasso per l’economia globale”.
“Elevata ineguaglianza”
I “mediocri” numeri della crescita globale, “l’elevata ineguaglianza” e “i salari stagnanti” stanno “complicando ulteriormente il quadro politico, rendendo più difficile portare avanti politiche che sostengano la crescita e promuovano l’inclusione”, si legge ancora nell’Interim Economic Outlook dell’Ocse, che fa implicito riferimento alla crescita dei consensi elettorali dei partiti anti-establishment.
Contro l’Ue: “Favorevoli alla flessibilità”
L’Ocse è a favore di una flessibilità nel Patto di Stabilità Ue per favorire la crescita. Una posizione, questa, da tempo sostenuta dall’Italia. Nella Ue “si potrebbe fare di più per utilizzare i costi di indebitamento eccezionalmente bassi. L’applicazione del Patto dovrebbe essere modificata per permettere un uso più favorevole della politica di bilancio”, scrivono gli economisti dell’Organizzazione nell’Interim Economic Outlook.
Il consiglio è, ad esempio, di “escludere le spese nette di investimenti dalle regole fiscali e più in generale di sviluppare un approccio coerente per usare discrezionalità nell’applicazione delle regole”. L’Ocse calcola, tra l’altro, che l’Italia sia il maggiore beneficiario tra i big Ocse dei minori pagamenti per interessi sui titoli di Stato: i guadagni stimati per il bilancio pubblico italiano nel 2015-17 per effetto dei minori tassi d’interesse sono stimati pari a oltre il 2% del Pil.
Secondo l’Ocse, comunque, tutti i Paesi hanno lo spazio per ristrutturare la spesa e le politiche di tassazione verso un mix più favorevole alla crescita, aumentando le spese in infrastrutture e usando le misure fiscali a supporto delle riforme strutturali, più che mai necessarie. Tra l’altro, “un allentamento della politica di bilancio attraverso politiche favorevoli alla crescita ben mirate probabilmente ridurrà il rapporto debito-Pil nel breve termine. Inoltre, a patto che le misure fiscali aumentino l’output potenziale, una temporanea espansione fiscale finanziata a debito non aumenta necessariamente tale rapporto a più lungo termine”.
Pil Eurozona rivisto al ribasso
Inoltre, dopo il +1,9% nel 2015, il pil nell’area dell’euro dovrebbe crescere quest’anno dell’1,5% e dell’1,4% nel 2017. A stimarlo è sempre l’Ocse nell’Economic outlook. Rispetto a giugno l’istituto ha rivisto le sue stime al ribasso di 0,1 punto per il 2016 e di 0,3 punti per il 2017.
Consuelo
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Tra gli stati fondatori dell’ OCSE c’erano tre dittature : Spagna, Portogallo, Turchia. “Questo dato è interessante perché mette in luce un principio guida non detto: democrazia ed economia sono due variabili indipendenti. L’OCSE dovrebbe sfornare valutazioni generali slegate dalle teorie, dovrebbe essere una agenzia indipendente e oggettiva nelle sue analisi. In realtà non lo è mai stata……
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” Chi ha il compito di suonare l’allarme può decidere di non farlo o farlo in ritardo o indicare altri motivi per l’allarme. L’opinione pubblica può così costruirsi quello che un grande scienziato sociale chiamava “framework” che, guarda caso andrebbe in perfetto accordo con alcune volontà piuttosto che altre.”
Se le cose stanno in questo modo, quali affidabilità hanno i dati sciorinati dall’OCSE?
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