Il titolo dell’ultimo libro di Jonathan Safran Foer è indiscutibilmente azzeccato. “Eccomi” è una parola che ti riporta per un attimo nel qui e ora, presente a te stesso, centrato, in ascolto verso il mondo esterno. Il che non è scontato nel mondo di oggi dove è tutto o quasi condiviso, pubblicato, dove ci sentiamo parte di mille community, e i nostri dati parlano prima di noi.
Quest’estate ho fatto un esperimento: 33 giorni senza social network. Un’eternità nell’era della velocità, ancora di più in un periodo come quello delle vacanze in cui il tempo scorre più lentamente. Eppure il tempo è volato.
Ho letto 2 libri e ho annotato le frasi più belle su un quaderno. Ho visto i tramonti senza scattare foto, solo salvando i ricordi. Ho chiesto agli amici cosa avessero fatto, senza averlo prima visto o letto. Ho ascoltato un concerto, senza filtri. Nessuno mi ha ricordato “Cosa accade oggi, tre anni fa”. Ho cercato il telefono frettolosamente nella borsa, senza poi sapere cosa farne. Mi sono persa qualche perla di saggezza, e qualche insulto qua e là. Non so chi ha cambiato lavoro, chi si è sposato, chi ha scritto un libro, chi il post con più like, chi ha fatto un figlio, chi è andato ad una festa, o dieci, quanta gente ha trascorso le vacanze in Salento anche quest’anno. O meglio, lo so solo da chi me l’ha raccontato, da chi mi ha invitata a condividere quel momento o quel pensiero della propria vita.
Ho riscoperto la curiosità, dimenticato la nostalgia, sforzato la memoria, mi sono distratta meno. Mi sono sentita sempre al posto giusto nel momento giusto, anche quando forse non lo ero, ma chi può dirlo. Ora, non voglio dirvi di disconnettervi perché la vita senza internet è più bella e autentica: la rete, e tutti i suoi big data, sono una grande opportunità che va vissuta con intelligenza e lungimiranza.
Non credo nemmeno che dobbiate abbandonare le community di cui fate parte, smettere di twittare, aggiornare la vostra pagina Facebook e Linkedin, cercare Pokemon, o raccontare storie su Instagram, anzi. Ma, ogni tanto, perché no?
di Serena Scarpello
Fonte: Linkedin