Petrolio, perché l’accordo Opec sui prezzi può diventare un pericoloso boomerang

Se n’è parlato per mesi, è stato sfiorato moltissime volte, sembrava dovesse saltare, invece, alla fine l’accordo Opec sul prezzo del petrolio è finalmente arrivato. Ma siamo sicuri …

Se n’è parlato per mesi, è stato sfiorato moltissime volte, sembrava dovesse saltare, invece, alla fine l’accordo Opec sul prezzo del petrolio è finalmente arrivato. Ma siamo sicuri che sia davvero un buon affare? Sul tema gli analisti sono divisi: c’è chi dice sia la Manna dal cielo, ma sempre più spesso le file che si ingrossano sono quelle degli scettici.

E i numeri sembrano essere d’accordo con quest’ultima categoria di pensiero. Il prezzo del petrolio ha rallenta giovedì 29 settembre, dopo il rally del giorno prima, legato all’accordo a sorpresa raggiunto al vertice informale dell’Opec di Algeri. I paesi del cartello hanno trovato un’intesa per limitare a 32,5 milioni di barili al giorno la produzione, tagliandola di 750mila barili al giorno.

L’accordo verrà perfezionato a fine novembre a Vienna e i mercati cominciano ad interrogarsi sui dettagli dell’intesa. Non è chiaro quali saranno le nuove quote che spetteranno ai singoli paesi, specie quelli, come Iran, Iraq, Nugeria e Libia che non intendono fare tagli ma anzi puntano a incrementare il loro output. Sul circuito elettronico i future sul Light crude Wti scendono di 20 cent a 46,85 dollari e quelli sul Brent cedono 33 cent a 48,36 dollari al barile.

Anche Arnaud Masset, analista di Swissquote, in un articolo per il Sole 24 Ore ha espresso diversi timori. “Dopo mesi costellatti di insuccessi, i ministri Opec sembrano finalmente aver letto tutti lo stesso spartito e così hanno raggiunto un accordo altamente inatteso ai margini dell’International Energy Forum di Algieri. Pur tuttavia, non può essere derubricato a ‘cosa fatta’ dal momento che l’Iran continua a ribadire di voler tornare ai livelli pre-embargo, mentre l’Arabia Saudita reitera da tempo di essere pronta ad un taglio della produzione di barili, a condizione che l’Iran cooperi”. Secondo l’esperto “si trattava dell’unico stratagemma a disposizione dei produttori per alzare i prezzi del petrolio in quanto l’eccesso di offerta sarà un elemento con cui fare i conti ancora per un bel po’, sullo sfondo di un’economia globale in rallentamento e lo sviluppo continuo di tecnologie a minor fabbisogno energetico. Sul fronte dei dati macro, anche se la crescita delle trivellazioni negli Stati Uniti si e’ stabilizzata nelle ultime settimane, il momento della verità arriva adesso”.

E “lo stesso si può dire delle scorte di petrolio americano che si sono ridimensionate significativamente nelle ultime quattro settimane: non sono mai state cosi’ vicine al record storico”, ha proseguito Masset. “La riduzione registrata la scorsa settimana di 1,9 milioni di barili (contro attese di una crescita di 3 milioni) è stata ad ogni modo controbilanciata da un rapido aumento nelle scorte di gasolio, il che ci porta a pensare che verrà raffinato meno petrolio del previsto”.

Anche in un quadro d’insieme non idilliaco, l’analista riesce a intravedere uno spiraglio di luce. “Il pre-accordo tra i membri dell’Opec potrebbe rappresentare il segnale che il mercato sta aspettando da mesi. Infatti, ad un primo sguardo, sembra molto promettente ma noi continuiamo a nutrire perplessità, poiché non vi è nulla di vincolante nel documento firmato, che non è nulla più di una dichiarazione di intenti. I ministri dell’energia si sono accordati per tagliare la produzione a circa 32,5-33 milioni di barili al giorno (ad agosto la produzione di petrolio dei Paesi aderenti all’Opec è stata di 33,69 milioni di barili giornalieri)”, ma – conclude Masset, “l’accordo non aggiunge nulla su dettagli fondamentali, come ad esempio chi taglierà, o di come verranno distribuite le riduzioni. Pertanto rimaniamo cauti sugli effetti di un taglio effettivo della produzione, specialmente alla luce dei precedenti fallimenti messi a segno dall’Organizzazione tutte le volte che occorre trovare una convergenza”.

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