Le questioni del controllo delle armi e della legge penale tornano al centro del dibattito democratico: nel corso del confronto televisivo di Brooklyn tra Hillary Clinton e Bernie Sanders, i due candidati alla nomination si sono scontrati duramente su entrambe le problematiche. L’ex first lady ha iniziato ricordando l’elevato numero di vittime causato dalle armi da fuoco. Ha quindi dichiarato: “Sì, abbiamo un problema in America. Abbiamo bisogno di un presidente che si opponga alla lobby delle armi. Abbiamo bisogno di un presidente che combatta per delle riforme di buon senso”.
Poi, l’affondo contro il rivale: “C’è una grande differenza tra noi. Il senatore Sanders ha votato per cinque volte contro il Brady Bill. Ha votato, cioè, a favore della più importante priorità della National Rifle Association (la più importante lobby delle armi statunitense), concedendo l’immunità dalla responsabilità penale ai fabbricatori e ai commercianti di armi”. Sanders ha replicato di aver perso una campagna elettorale per il Congresso nel 1988 a causa della sua proposta di vietare le armi di assalto. E ha tenuto a ribadire di aver registrato un rating di gradimento molto basso da parte della National Rifle Association. Ma l’ex first lady è tornata all’attacco, affermando che i crimini commessi a New York sono molto spesso attuati con armi provenienti da altri Stati in cui non vigono legislazioni abbastanza vigorose sul gun control. “Nel 1990 Sanders era al Congresso e durante quella campagna ha stretto un accordo con la National Rifle Association”. Sanders si è difeso: “Ho votato contro la responsabilità penale perché temevo che nelle aree rurali, se un negoziante di armi vende legalmente a qualcuno e quella persona uccide qualcun altro, non credo giusto che quel negoziante possa essere ritenuto penalmente responsabile. Ma io credo che quando un negoziante venda consapevolmente armi a chi non dovrebbe, ebbene in quel caso sono per la responsabilità penale”.
Sanders ha quindi contrattaccato, accusando il Crime Bill, siglato da Bill Clinton nel 1994, di aver contribuito a corrompere il sistema della giustizia penale, introducendo ingiustizie, eccessive carcerazioni e la diffusione di un crescente sentimento razzista. Il candidato socialista ha quindi rivendicato il suo piano di scarcerazione per circa mezzo milione di detenuti che, nelle sue stime, dovrebbe portare a un risparmio considerevole. L’ex first lady ha chiesto scusa per le conseguenze del Crime Bill, tenendo tuttavia a precisare che la norma ebbe il sostegno dello stesso Sanders.
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D’accordo solo sulla Nato e gli aumenti agli alleati europei
Gli alleati europei devono pagare di più per avere la protezione della Nato. Grosso modo questa è l’unica cosa su cui Hillary Clinton e Bernie Sanders si sono trovati d’accordo, durante l’infuocato dibattito di ieri sera a Brooklyn in vista delle primarie che si terranno martedì prossimo a New York.
«Gli Usa – ha detto Sanders – pagano circa il 75% delle spese dell’Alleanza, mentre Germania, Francia e Gran Bretagna con i soldi risparmiati finanziano la loro sanità pubblica e l’accesso gratuito alle università. E’ ora che diano un contributo maggiore per la loro difesa». Un ragionamento non troppo diverso da quello fatto nelle settimane scorse da Donald Trump, che però Hillary ha corretto così: «Sono d’accordo sul fatto che gli alleati debbano contribuire di più, ma se non lo faranno resto anche del parere che noi dobbiamo continuare a sostenere la Nato. L’Alleanza ci ha appoggiati dopo l’11 settembre, ci ha aiutati in Iraq e Afghanistan perdendo soldati come noi, ed è essenziale ora che la Russia sta seguendo una politica più aggressiva».
Detto questo, Clinton e Sanders si sono attaccati su tutto il resto con grande durezza, perché il destino delle loro campagne presidenziali dipenderà molto dal voto di martedì. Hillary spera di ottenere a New York la vittoria netta che le serve per chiudere i conti e correre verso la nomination, mentre Bernie punta alla sorpresa che rilancerebbe la sua ambizione di rimettere tutto in discussione durante la convention di Philadelphia.
Il senatore del Vermont ha attaccato sul rapporto troppo stretto dell’ex segretario di Stato con Wall Street e il grande business; ha criticato il suo giudizio quando aveva votato a favore della guerra in Iraq e aveva spinto per rovesciare Gheddafi in Libia, senza preparare bene il dopo; ha sottolineato la sua mancanza di programmi per garantire davvero la sanità gratuita a tutti e l’accesso all’università.
Clinton ha reagito criticando l’avversario perché le sue proposte non sono realistiche, come quella di alzare la paga minima oraria a 15 dollari l’ora, e gli ha rimproverato di essere troppo tenero con la lobby dei produttori di armi. Ad un certo punto il moderatore della Cnn, Wolf Blitzer, ha dovuto invitare i due rivali a non interrompersi e non urlare, «perché così gli spettatori a casa non capiscono nulla di quello che dite».
La tensione è alta, perché entrambi sentono di giocarsi tutto. Subito dopo il dibattito, Sanders è partito per la sua missione in Vaticano, dove oggi interverrà ad una conferenza organizzata dalla Pontificia accademia per le scienze sociali, per ricordare l’enciclica Centesimus Annus. Il suo discorso suggellerà l’alleanza con Papa Francesco per contrastare la disuguaglianza economica, e rafforzerà il suo profilo internazionale. Nelle stesse ore, Hillary volerà invece in California per raccogliere fondi elettorali. Già domani, però torneranno entrambi a New York, per la sfida finale.
di Paolo Mastrolilli
Fonte: La Stampa