Il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale, per colpa di due megalomani che gestiscono il potere senza il contrappeso e il controllo della democrazia.
Le relazioni tra Mosca e Ankara non sono mai state semplici. Diffidenza e competizione hanno sempre caratterizzato i rapporti fra i due “grandi Imperi”, soprattutto quando c’è un terzo incomodo. I tre Imperi, ottomano, zarista e persiano, non sono mai stati buoni vicini. Nei secoli nei momenti migliori si sono sopportati, in quelli peggiori la Russia prima e l’Urss poi hanno tentato di prendersi qualche pezzo di Turchia o di Iran nella storica marcia di Mosca verso i mari caldi e il Mediterraneo. Quando poi due di loro si alleano contro l’altro, il terzo avverte un pericolo mortale. Ed è quanto è avvenuto con l’intesa tra la Russia e l’Iran sciita per sostenere Bashar Assad contro il fronte sunnita: non è forse un caso che l’abbattimento del caccia russo sia avvenuto il giorno dopo lo storico incontro a Teheran tra Vladimir Putin e la Guida Suprema Alì Khamenei.
Iran e Russia collaboravano da tempo per tenere in sella il regime di Damasco ma questo incontro deve avere fatto venire un travaso di bile al presidente turco Tayyip Erdogan che considera il confine siriano come il cortile di casa sua e se stesso come l’unico vero leader del mondo musulmano nel Levante. Non solo. Erdogan ha sempre avuto più affinità con Putin che con i leader della repubblica islamica, guardati con sospetto come concorrenti tra le masse islamiche. Lui, grande cliente del gas di Mosca, si sente tradito da Putin, come nel 2011 da Assad che a suo dire non ne seguì i consigli: il problema di questi leader è che hanno un ego smisurato e spesso non commisurato alle loro reali potenzialità. Ed è così che finiscono per coinvolgere amici e alleati nei loro disastri.
L’aspetto singolare è che Putin ed Erdogan sono due iper-nazionalisti, nostalgici dei rispettivi ex imperi, con un’opinione pubblica che aspetta da loro reazioni forti e decise. Al contrario gli iraniani si attendono che la loro leadership, dopo decenni di emarginazione, riaccrediti il Paese nella comunità internazionale. È paradossale ma il mondo visto da Teheran, nonostante sia una repubblica islamica, è più sfaccettato di come viene guardato dal Cremlino o dal megalomane palazzo di 1000 stanze che si è fatto costruire Erdogan.
di Alberto Negri
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore
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Alla canna del gas: lo Zar si vendica su Kiev e Ankara | ||
La guerra nascosta fira turchi e russi: quella del gasdotto. Lo zar minaccia di tagliare i rifornimenti all’Ucraina e a Erdogan.
Le guerre convenzionali si fanno in due modi: con le armi e con le risorse energetiche. Nello scenario attuale di crisi internazionale, che vede contrapposte Russia e Nato sia in ambito mediorientale sia nell’est europeo, Mosca sembrerebbe awantaggiata per la grande disponibilità di gas e petrolio. E forse non è un caso che il Cremlino, due giorni dopo lo smacco subito dalla Turchia – membro Nato – a causa dell’abbattimento di un proprio jet militare, abbia deciso di interrompere le forniture di gas all’Ucraina: Kiev non ha pagato l’anticipo sulle consegne. Kiev risponde sostenendo che la causa dell’interruzione non è il mancato pagamento ma il desiderio russo di ritorsione nei confronti dell’Europa che rivende a prezzo inferiore il gas russo all’Ucraina. In vista dell’inverno questo “può creare seri rischi di interruzione delle forniture di gas russo verso l’Europa”, ha specificato Gazprom, il colosso energetico russo. Ma la Commissione europea ha puntualizzato che le riserve sono al massimo livello. Se è vero che l’Ucraina ora compra gas scontato dalla Slovacchia e da altri paesi europei, è altrettanto vero che il 30% del fabbisogno energetico dell’Unione viene soddisfatto dallaRussia. La metà di questo gas arriva in Europa proprio attraverso i due gasdotti che partono dalla Russia e attraversano l’Ucraina, il resto attraverso la Bielorussia e il mar Baltico, sfociando in Germania. Su 300 milioni di metri cubi consumati ogni giorno dall’Italia, 80 transitano dall’Ucraina. “In realtà l’arma energetica russa vale per i paesi limitrofi, ma è spuntata nei confronti dell’Europa perché Mosca ha bisogno di noi per smaltire la maggior parte del suo gas e sviluppare la sua economia. A causa della crisi economica del 2008 però la domanda europea si è abbassata e la strategia energetica russa ne sta soffrendo”, sottolinea Carlo Frappi, esperto di politiche energetiche e ricercatore dell’Ispi. Secondo l’analista se e quando verranno create le cosiddette “interconnessioni”, cioè una rete di distribuzione intraeuropea, che consentirà a tutti i membri della Ue di rifornirsi di gas, anche russo, da altri paesi europei, l’arma energetica di Putin sarà ancora più “spuntata”. Da Zagabria il vicepresidente americano Joe Biden è intervenuto indirettamente sulla vicenda denunciando che “nessun paese dovrebbe usare l’energia per manipolare altri paesi”. Anche la Turchia acquista il 60 percento del gas dalla Russia e lo scorso anno Gazprom e la società turca Botas avevano stretto un accordo per la costruzione del Turkish Stream, dopo la morte di fatto del progetto South Stream, che dovrebbe convogliare 63 miliardi di metri cubi di gas. Il progetto ora è a rischio, così come la costruzione di una centrale nucleare con tecnologia russa. Il Turkish Stream è costituito da due tronconi: uno dovrebbe finire in Anatolia, l’altro al confine con la Grecia. “È probabile che il progetto rimanga sulla carta proprio per ciò che è accaduto in questi giorni, ma ritengo che almeno il troncone turco si farà perché Mosca ha bisogno di vendere e Ankara di comprare – prosegue Frappi – invista del fabbisogno crescente”. Nei prossimi anni il sultano e lo zar non potranno fare a meno l’uno dell’altro. di Roberta Zunini Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Fatto Quotidiano |
Consuelo
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Bisogna a tutti i costi impedire che il Cremlino esca dall’isolamento internazionale e, soprattutto, che l’intervento russo in Siria mandi a monte il progetto di spartizione del Medio Oriente curato da Usa, Arabia Saudita e Turchia.”
Questo progetto ha già avuto inizio.Quando? Come?
http://www.fulvioscaglione.com/2015/11/24/la-nato-alla-guerra-contro-la-russia/
ronin
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…buon appetito e buona serata…
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peter pan
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Purtroppo sono molto sotto pressione e non partecipo sufficientemente ma a volte è meglio solo leggere. Ciao e buona serata.
ronin
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novembre 25, 2015
http://www.stampalibera.com/?a=30913
L’abbattimento da parte della Turchia del velivolo russo anti-SIIL è un’inaudita aggressione diretta a Mosca facendo trionfare un militarismo teso e ostile da Guerra Fredda. Il mondo si trova sull’orlo delle conseguenze di tale attacco, con commentatori da tabloid che avvertono che l’inizio della Terza Guerra Mondiale è in agguato. Il Presidente Putin, da parte sua, è stato molto più misurato nel rispondere all’incidente, ma non riusciva a contenere lo shock per tale “pugnalata alla schiena dai complici dei terroristi“. La questione ora è come la Russia risponderà a ciò che è successo, ma forse ancora più importante, per gli osservatori, è il motivo per cui gli Stati Uniti ufficiosamente prendono le distanze dall’aggressione dell’alleato. Nonostante NATO e Obama diano pieno sostegno alla fatidica decisione della Turchia, Reuters citava un anonimo ufficiale statunitense che volutamente faceva sapere che l’aereo russo è stato abbattuto nello spazio aereo siriano, basandosi sulla rilevazione delle tracce di calore. Ciò pone domande sul perché gli Stati Uniti siano su entrambi i lati della barricata, da un lato sostenendo pubblicamente la Turchia, dall’altro dando strategicamente informazioni in conflitto con la storia ufficiale della Turchia……
…
…ecc…
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ronin
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…di Maurizio Blondet 26 novembre 2015
http://www.maurizioblondet.it/erdogan-se-vendicato-per-le-sue-autobotti-incendiate/
“Fra i 520 camion-cisterna inceneriti dall’aviazione di Mosca, “circa un quarto erano di una società di facciata finanziata dalla famiglia Erdogan, ed alleata all’ambiente della criminalità organizzata turca (una delle mafie più pericolose del pianeta) e le sue ramificazioni, che arrivano a via Rotshild nel quartiere degli affari di Tel Aviv”. Riporto questo retroscena da un sito, Strategica 51, che pare una emanazione di qualche servizio segreto . Valga quel che vale, ma ormai il coinvolgimento della famiglia Erdogan nel traffico di petrolio di Daesh è ammesso anche dai media mainstream.Bilal Erdogan, 35 anni, terzo figlio del presidente turco, laureato in Usa, è concordemente indicato come il mediatore che trasporta il petrolio e gli altri beni (fosfati eccetera) che l’ISIS ruba a Irak e Siria ai mercati europei e internazionali, lucrando nell’affare centinaia di milioni di dollari.
Bilal possiede diverse compagnie di navigazione, che hanno i loro propri moli a Beirut e nel porto turco di Ceyhan e dove il greggio rubato viene venduto per conto di Daesh, quasi alla luce del sole, a compagnie europee con cui il Figlio ha firmato contratti, diciamo, regolari. Queste compagnie inoltrano la merce a paesi asiatici, specie il Giappone.
Il presidente Erdogan ha naturalmente sostenuto che il commercio internazionale del figlio prediletto non ha nulla di illecito; sicché finché………
…ecc……
ronin
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Di Nuke The Whales , il 25 novembre 2015
http://www.rischiocalcolato.it/2015/11/terza-guerra-mondiale-capo-dei-servizi-segreti-turchi-dichiara-la-nato-deve-aiutare-lisis-a-combatter-linvasione-russa-cosa.html
Altro nuovo amico, un simpatico tipetto, stavolta.Hakan Fidan è nientepopodimeno che il capo dei servizi segreti turchi.Ha indetto una conferenza stampa chiedendo l’intervento della Nato a favore dell’ISIS, contro “l’aggressione russa”.
Davvero
Ecco le sue testuali parole, tradotte come meglio si può:
“L’ISIS è una realtà e dobbiamo accettare che non possiamo sradicare una organizzazione così bene organizzata e popolare come lo Stato Islamico.Comunque io prego i miei colleghi occidentali di rivedere le loro convinzioni sulle politiche islamiche , ritirarsi dalle loro mentalità ciniche e contrastare i piani di Vladimir Putin di sconfiggere i Rivoluzionari Islamisti Sririani”.Conclude auspicando l’apertura di una ambasciata dello stato islamico a Istambul.Beh, perlomeno adesso ufficialmente sappiamo da che parte sta Edorgan.
Quindi decidiamoci, la Nato è a favore o no dell’ISIS?La Turchia fa parte della Nato , o no?Gli attentatori di Parigi sono i buoni?
Houston, abbiamo un problema.
P.S. mi sa che è meglio evitare viaggi in Turchia, a qualsiasi costo, per qualche tempo.
ronin
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di Cristiano Puglisi – 26 novembre 2015
http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/la-crisi-turco-russa-e-la-pesante-ambiguita-americana/
C’è qualcosa di oscuro nell’abbattimento del Sukhoi russo ai confini tra Turchia e Siria. Troppi punti neri. Troppe stranezze. C’è sicuramente la sensazione che il Governo di Ankara abbia ormai preso una posizione definitiva nel conflitto tra chi sostiene lo Stato Islamico e chi lo combatte. E chiaramente non è la posizione dei secondi. L’abbattimento del caccia, ordinato direttamente dal premier Ahmet Davutoglu, braccio destro del presidente Erdogan, secondo i tuchi sarebbe avvenuto dopo che i piloti alla guida erano stati avvisati “dieci volte in cinque minuti” prima di essere colpiti. Ben diversi i dati forniti dal Cremlino. I radar della base aerea di Humaymim indicherebbero infatti che l’F16 turco sarebbe sconfinato in territorio siriano per attaccare il Sukhoi, precipitato infatti, e questo è incontestabile, a quattro chilometri dal confine turco. Ciò che lascia senza parole è quanto è accaduto dopo. I due piloti, schiacciato il pulsante di espulsione automatica, hanno cercato di trarsi in salvo paracadutandosi. Ma a quel punto sono intervenute le bande armate dei cosiddetti “ribelli moderati” anti Assad, formate da truppe irregolari di etnia turcomanna, che gli Stati Uniti sostengono essere cosa differente dall’Isis. Mitragliando i piloti mentre scendevano con il paracadute, in barba a qualsiasi convenzione internazionale, sono riusciti a ucciderne uno, poi esibito in un macabro video subito caricato sui loro profili social. L’altro è riuscito a salvarsi grazie a uno dei due elicotteri russi intervenuti sul posto per prelevare i piloti. Peccato che uno dei due velivoli sia stato, nuovamente in barba a qualsiasi convenzione, attaccato e danneggiato dai medesimi ribelli.
Dura la reazione di Putin, che ha definito una “pugnalata nella schiena” l’operazione turca. Sconcertante quella degli Stati Uniti e della Nato, che hanno invocato il “diritto della Turchia a difendersi”. Incredibile la remissività nei confronti di un Paese che, a una settimana dalla strage di Parigi, ha di fatto attaccato un velivolo impegnato a colpire i mandanti di un massacro nel cuore dell’Occidente. Incredibile che con tanta irresponsabilità si sia liquidato il primo caso di abbattimento di un velivolo russo da parte della Nato nella storia. Ancora più incredibile che il numero uno dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg abbia dichiarato il suo supporto per la Turchia, chiarendo però che si trattava di una posizione personale. È forte il sospetto che, dietro alla facciata del “je suis Paris”, l’Occidente preferisca ancora i barbari tagliagole dell’Isis al Governo di Assad. Tante sarebbero le domande da porsi. In primis bisognerebbe chiedersi chi sono i compratori delle immense quantità di petrolio estratte dai miliziani del califfo. Secondo fonti russe……………..
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giaguas
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