Né più, né meno, che uno slogan elettorale. Ieri a Otto e Mezzo (e su Twitter) il premier Matteo Renzi ha calato l’asso di picche, presentando il quesito che verrà posto agli italiani al prossimo referendum costituzionale e stampato, quindi, sulle schede elettorali.
Una domanda che sembra scritta a tavolino da Luca Lotti e Maria Elena Boschi, una sera d’agosto, davanti a un buon calice di Brunello di Montalcino. Curioso, peraltro, che il domandone in questione sia stato svelato dal presidente del Consiglio con tutto questo anticipo, visto che ad oggi non si conosce ancora la data del voto, ma che ieri in trasmissione ha circoscritto in un periodo che va da fine settembre a fine anno. Un bell’aiutino.
Domanda secca, semplice e chiara, raccolta in appena sei righe, di facile lettura e comprensione. Tutto il contrario, insomma, del testo dell’articolo 70 della Costituzione che passa da 9 a 439 parole e che, come gli ha fatto ben notare Marco Travaglio, «non è scritto in italiano ma in ostrogoto». Con i piedi, insomma.
Ma dentro le urne Renzi, invece, ha tutto l’interesse a farsi capire al volo, ed è per questo che ha attivato la modalità chiarezza e trasparenza per cercare di rendere più facile la vittoria del «Sì» e meno facile la sua dipartita politica. Una frase bella, chiara e pulita che recita: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». «Sì» o «No»? Una domanda fatta e plasmata apposta per farsi rispondere «Sì», naturalmente. Davanti a un simile quesito solo un idiota si sognerebbe di dire «No». Se non fosse che si tratta del solito gioco di prestigio che nasconde una serie di tranelli (uno per tutti quello che i parlamentari non verranno affatto ridotti ma solo sostituiti in Senato con sindaci e presidenti di Regione).
Quando, invece, il premier sperava in un altro esito o nonaveva messo nel piatto della bilancia il suo futuro politico, come nel referendum di aprile sulle trivelle, la domanda era formulata in un burocratese stretto e incomprensibile. La solita zuppa alla Renzi.
Fonte: Il Giornale
consigliato da Consuelo, grazie.