Come aveva promesso il premier matteo Renzi ha aspettato la chiusura delle urne per dire la sua sul referendum. Il presidente del Consiglio si è presentato davanti alle telecamere dal suo studio di Palazzo Chigi alle 23.18. “Il governo non si annoverano nella categoria dei vincitori ma crede che i vincitori siano gli operai e gli ingegneri che domani torneranno alle loro piattaforme sapendo di aver conservato il posto di lavoro. E’ per loro che ho invitato all’astensione. Levo il calice con quelle oltre diecimila persone che hanno conservato il posto di lavoro. Gli sconfitti non sono i cittadini che hanno votato, chi vota non perde mai. Ma sono quei pochissimi consiglieri regionali che hanno voluto cavalcare il referendum Si potevano risparmiare 300 milioni di euro. Ho molto sofferto per non essere andato a votare”.
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Come avevano anticipato i suoi fedelissimi Renzi ha ribadito le ragioni per cui ha indicato la linea dell’astensione, ha spiegato che occorrerà trarre le conseguenze dal mancato raggiungimento del quorum e ha approfittato per togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe. “I grandi esperti hanno teorizzato spallate, hanno ipotizzato crolli. Una parte della classe dirigente di questo Paese si dimostra autoreferenziale. Vivono su Twitter, su Facebook”.
Contro il fronte del Sì, contro quel blocco, dalla minoranza dem a FI (perlomeno una parte), da Sel a Movimento 5 stelle che hanno cercato di strumentalizzare l’appuntamento di oggi per dare una spallata al governo. Invece, spiegavano i renziani ad urne ancora aperte, è stato respinto l’assalto, così come verrà respinto alla consultazione che si terrà ad ottobre sul ddl Boschi. C’era chi voleva darci una lezione, ha sottolineato più di un fedelissimo del presidente del Consiglio, e invece dovrà parlare di sconfitta. Ma chi ha sposato la causa del Sì vuole respingere ogni lettura politica. Respingendo anche il “ciaone” del dem Ernesto Carbone.
“L’esito della consultazione conferma che la maggioranza assoluta degli italiani non ha ‘sentito’ il quesito proposto, o perché troppo specialistico o perché troppo poco influente. E’ una situazione di cui il Pd aveva consapevolezza e su cui ha preso posizione”. È istato l commento della vicesegretaria dem Debora Serracchiani. “Quando i cittadini sono stati chiamati a decidere su temi chiari e direttamente efficaci – ha continuato – la risposta è stata diversa, come abbiamo visto anche nel recente passato.
Oggi, evidentemente, non si è verificato l’incontro tra lo strumento del referendum popolare e il corpo elettorale”. Comunque, per Serracchiani “l’esito del voto non avrà conseguenze su alcun piano, anche se le opposizioni se lo auguravano”, ha concluso.
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Non ha raggiunto il quorum il referendum sulle concessioni per le trivellazioni di petrolio e gas in mare: dai dati parziali del Viminale emerge che l’affluenza finale alle 23 è stata attorno al 30%, lontana dal 50% più un voto necessario perchè la consultazione fosse valida. “Ha vinto chi lavora sulle piattaforme”, ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano sottolinea sono “gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa”, il governo, dunque, dovrà tenerne conto.
Il dato dell’affluenza degli italiani residenti all’estero è stao del 19,81%. La Farnesina ha reso noto che in Europa la percentuale delle buste restituite alle sedi sul totale di plichi inviati e’ stato del 19,4%; in America Meridionale e’ del 21,59%; per l’America Settentrionale e Centrale il dato e’ il 17,91%; nella ripartizione Africa-Asia-Oceania la percentuale e’ del 16,56%. Il voto e’ stato assicurato in 248 tra Stati e territori esteri in cui si trovavano elettori italiani. Alle 19 l’affluenza era stata sul territorio nazionale era stata del 23,48% mentre alle 12 aveva votato l’8,36% dei 51 milioni di aventi diritto. Il quesito era stato promosso, per la prima volta nella storia repubblicana, da 8 Regioni.
I presidenti delle Camere si sono recati ai seggi: “Rispetto ogni posizione ma sono affezionato all’idea di esprimere un voto quando, da cittadini, siamo chiamati a farlo”, scrive su Facebook il presidente del Senato, mentre Laura Boldrini si affida a Twitter per sottolineare che “la partecipazione e’ un valore”. Il corpo elettorale, ripartito negli 8.000 Comuni e nelle 61.562 sezioni elettorali del territorio nazionale, era pari a 46.732.590 elettori, di cui 22.465.001 maschi e 24.267.589 femmine. A questi elettori vanno aggiunti i 3.898.778 elettori residenti all’estero, di cui 2.029.303 maschi e 1.869.475 femmine, per i quali la modalita’ ordinaria di espressione del voto e’ quella per corrispondenza. Tali dati si riferiscono al 15esimo giorno antecedente alle consultazioni”.
ronin
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carissimo,
a milano, al primo turno voterò una lista minore (quale? non lo so ancora) su una scheda che dovrebbe essere larga circa 1 metro e avere una ventina di liste come nelle precedenti comunali…
…al ballottaggio vedrò… il pd è escluso a priori…
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robyuankenobi
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ronin
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robyuankenobi – Obi-Wan Kenobi – ROBYLUCCHI
carissimo,
il M5S non ha una base omogenea da sempre… non è una novità che i voti che hanno preso vengono da gente con idee diverse e provenienti da tutte le parti…
…io, che come ricorderai perchè lo ho già detto in passato, ho dato loro il voto alla camera nelle ulitime elezioni politiche nella speranza che almeno tentassero di roveschiare il tavolo in Italia e in europa, dissento su più di un punto dalla loro linea… e non sono l’unico…
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…e non so ancora cosa voterò alle prossime amministrative a milano perchè parisi e sala (i probabili vincitori) mi sembrano 2 facce della stessa medaglia, fatti della stessa pasta e non mi rappresentano neanche lontanamente…
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robyuankenobi
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ronin
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Scritto da Martino Iniziato
http://www.aldogiannuli.it/referendum-trivelle-perso/
Il Referendum è stato perso e Renzi incassa un successo. Inutile negarlo, ma il giovanotto fiorentino farebbe bene a non essere troppo trionfalista. L’uomo ha un comportamento curioso: prima di una consultazione amministrativa o referendaria si affanna a spiegare che si tratta di un quesito settoriale, limitato, locale, senza portata politica generale, comunque vada. Dopo, quando arrivano i risultati, se gli sono sfavorevoli, conferma che si è trattato di una consultazione senza importanza, se, invece, gli è andata bene, si tratta di un segnale di grande importanza che premia la sua azione di governo e la sua segreteria del partito, premessa di nuovi immancabili trionfi. Ma, in un caso come questo, conviene un’ analisi più attenta. In primo luogo vanno considerati una serie di fattori che dicono quanto il referendum fosse una scommessa azzardata:
1. il tema ha avuto pochissima attenzione (soprattutto televisiva) sino a dieci giorni prima del voto ed è stato “coperto” da molte altre questioni sino a Pasqua (riforma istituzionale, probabile intervento in Libia, rapporti con la Bce e la Ue, crisi itali-egiziana eccetera) per cui non è riuscito ad imporsi nella agenda politica come uno dei temi centrali. Di fatto, è stato solo lo scandalo di Potenza a dare un po’ di sprint alla campagna.
2. questo è stato accentuato anche dall’assenza di una vera campagna referendaria (rarissimi i manifesti, altrettanto rare le iniziative di propaganda), non chè dalla stanchezza degli italiani che tendono a votare sempre meno per sfiducia nei meccanismi democratici
3. Non era solo il Pd (salvo l’irrilevante minoranza interna) a dare indicazione per l’astensione, ma anche Forza Italia ed i suoi giornali e Tv, mentre la Lega se ne è disinteressata.
Per cui, in primo luogo non è affatto detto che tutti gli astenuti di ieri poi tornino a votare e che poi votino Pd alle amministrative e Si al referendum di ottobre. Presumibilmente una parte lo farà, ma altri continueranno ad astenersi o voteranno a destra (meno vistoso, ma comunque non inesistente sarà il flusso da questi verso M5s e sinistra. E lo stesso si può dire dei 2 milioni circa di No. Paradossalmente è proprio il “sottotono” renziano di prima del voto a ridimensionare ora il suo successo.
Quindi, vittoria si, ma contenuta e per nulla irreversibile. Anzi, a guardare dentro il risultato non mancano segnali mica tanto belli per Renzi.
In particolare, colpisce il risultato di Puglia (più del 40% dei votanti, ad un passo dal quoziente) e Lucania (unica regione che ha superato il 50%), cioè le regioni in cui, per una questione geografica, il tema era particolarmente sentito e la campagna referendaria c’è stata. Quel che significa che dove della questione se ne è parlato, il risultato è molto diverso dalla media. Quindi, nel referendum istituzionale (che avrà ben alto impatto) le cose non andranno tanto lisce per Renzi, anche perché è presumibile che, in quel caso, la destra sarà contro Renzi.
E significa anche un’altra cosa: che il Presidente della Regione Puglia, Emiliano, protagonista di questo scontro, ha acquisito una prima notorietà nazionale ed ha un partito che lo segue nella sua regione. Conoscendo personalmente Emiliano sin dai tempi (haimè remoti) dell’Università, so che è una brutta gatta da pelare: non è uno degli stoccafissi surgelati della “sinistra” bersaniana. Dò per scontato sia un suo impegno nel referendum istituzionale per il No alla riforma, sia una sua battaglia congressuale contro Renzi alla quale è possibile che si aggiungano altri di “centro” ( ad esempio Chiamparino, Zanda, De Luca, forse Finocchiaro).
Il secondo dato interessante riguarda due delle città più importanti fra quelle prossime al voto: Torino, dove la partecipazione è stata del 36,5%, cioè 4 punti oltre la media e Bologna (36,8%) , città che non avevano alcuna particolare ragione (come in quelle sulla costa adriatica), per votare più di altre. E c’è anche un gruppo di province, di cui alcune “rosse”, dove la partecipazione è oltre la media (Modena, Reggio Emilia, Oristano, Padova, Chieti).
Ma il dato più significativo sono i 13.334.764 voti raccolti dal si che indicano l’area di resistenza antirenziana più decisa in massima parte attribuibili al M5s ed alla sinistra. Un nucleo duro che giocherà il suo ruolo tanto alle amministrative quanto al referendum. C’è chi dice che Renzi guarda a quella massa fra i 10 ed i 15 milioni di voti che gli è irriducibilmente ostile con preoccupazione. Fa bene.
Adesso prepariamoci alle amministrative dove è possibile ribaltare la tendenza e ricordiamoci degli imbrogli che Renzi ha fatto per vincere questo referendum (dalla disinformazione alla decisione di separare referendum e voto amministrativo per far mancare il quoziente), ricordiamoci dei comitati d’affari che lo scandalo potentino ha rivelato. Ricordiamocene, soprattutto il 19 giugno quando voteremo per i ballottaggi ed in nessun caso occorrerà dare un voto in più ai candidati del Pd.
Aldo Giannuli
robyuankenobi
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peter pan
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Caro robyuan, spero di cuore tu non abbia rinunciato ad un frugale pranzetto al 42 per andare a votare!!!! E’ simpatico vedere come un risultato venga manipolato, sia dai vincitori (ma chi sono?) che dai vinti…. io so solo che a me costa in pranzo per i nipotini a casa e questo nessuno lo calcola! Il costo del referendum è di circa 400/600 milioni di euro, una vergogna assoluta per un’Italia che arranca. Io lo farei pagare ai promotori, ma è pura utopia. L’Istituto del referendum, a meno che non sia una cosa veramente seria, è un cadavere che puzza, non l’hanno ancora capito.
Comunque rivedi i tuoi calcoli, non è il 32% del 60%, guarda che io ho studiato ragioneria….
robyuankenobi
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