Il Referendum si farà: lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha ammesso la richiesta. (Ansa)
Prima, nel 2005-2006, ci ha provato il cdx; ora ci sta provando il csx. Fermiamoli, sino a che siamo in tempo! Tutte le riforme istituzionali, a partire dal 1993, hanno avuto l’obiettivo di comprimere le domande della società, ridurre la partecipazione popolare alle scelte politiche, affidare la gestione della cosa pubblica a gruppi sempre più ristretti scelti dall’alto attraverso un processo di cooptazione, piuttosto che dal basso attraverso un processo di selezione democratica.
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I governi che si sono succeduti hanno tradotto in scelte legislative questo indirizzo, attraverso i sistemi elettorali succedutisi nel tempo, che avevano (hanno) lo scopo di ridurre la domanda politica, eliminando le aggregazioni politiche basate sulle convinzioni comuni (i partiti, i congressi) e sostituendoli con le aggregazioni amicali basate sulle convenienze (i contenitori, le convention), scoraggiando così la partecipazione politica ed elettorale, affidando il potere, quello formale e quello reale, a gruppi sempre più ristretti, ognuno dei quali interessato essenzialmente a garantire la propria presa del potere e la propria sopravvivenza politica.
La conclusione inevitabile è stata che la corruzione, che sempre si annida nelle stanze del potere, si è moltiplicata sulla base della regola di Acton (il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in modo assoluto).
La corruzione, che ovviamente c’è sempre stata in termini fisiologici, si è così estesa per imitazione, dall’alto verso il basso, a tutta la società nei termini patologici che oggi in piccola parte conosciamo e che così spesso affiorano, senza provocare il minimo senso di vergogna in chi la pratica, e senza generare alcuna reazione di rigetto nelle comunità/organizzazioni alle quali i corrotti appartengono (la famiglia, la categoria professionale, la cerchia amicale, cittadina) e quindi in genere in tutta la società, società, che sembra ormai avere metabolizzato il fenomeno come assolutamente naturale.
A molti questa deriva oligarchica e puzzolente piace, a me NO, ed è anche per questo che mi sto battendo contro le riforme istituzionali del governo Renzi, che, muovendosi nel solco degli ultimi 23 anni, mirano a blindare la situazione dell’attuale oligarchia politica attraverso la “deforma” costituzionale, che, in combinato disposto con la nuova legge elettorale, renderebbe praticamente irreversibile la concentrazione del potere nelle mani di gruppi ristretti di persone.
Mutatis mutandis, la stessa operazione è stata tentata dal governo Berlusconi nel 2005-2006, nella fase finale della XIV legislatura, e più o meno con la medesima tempistica, anche se invertita.
Prima, nel novembre 2005, con una “deforma” costituzionale simile a quella attuale (ma almeno un po’ più chiara, e comunque a effetti differiti nel tempo, addirittura sino alla XVI legislatura); e poi, nel dicembre 2005, con la legge elettorale (il c. d. porcellum). Per liberarci di quella “deforma” costituzionale bastò il referendum del giugno 2006, che la bocciò a grande maggioranza; per liberarci del porcellum ci sono voluti più di 8 anni, sino alla sentenza n. 1-2014 della Corte Costituzionale.
Adesso ci riprova a fare la stessa cosa una diversa maggioranza di governo, quella di csx-cdx (centro sinistra con un po’ di centrodestra, oppure di centrodestra con un po’ di centrosinistra, fate voi), oltretutto delegittimata, almeno quanto alla fase costituente, dalla sentenza della Corte Costituzionale, che l’ha lasciata vivere solo perché istituzione indefettibile nell’ordinamento statuale.
Insomma, uno sconcio dopo l’altro!
Fermiamoli, sino a che siamo in tempo. Per la legge elettorale ci sto personalmente provando, e spero che l’udienza del 4 ottobre in Corte Costituzionale dia l’esito che spero. Per la “deforma” costituzionale, devono pensarci gli elettori, votando un sonoro NO al referendum di novembre (sempre che sia questa la data).
di Vincenzo Palumbo
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Critica Liberale, che ringraziamo
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