Regione Sardegna, consigliere in galera per droga non può giurare: Assemblea in stallo

Proclamato eletto in Consiglio regionale, ma è in carcere per droga. È l’ultima singolare pagina di una vicenda che dal luglio 2015 sta sconvolgendo la composizione della massima …

Proclamato eletto in Consiglio regionale, ma è in carcere per droga. È l’ultima singolare pagina di una vicenda che dal luglio 2015 sta sconvolgendo la composizione della massima Assemblea legislativa in Sardegna.

Una serie di sentenze, dal Tar al Consiglio di Stato sino alla Cassazione, ha rivoluzionato la rappresentanza delle forze politiche sino ad ora, quando l’ufficio centrale regionale, ricostituito per proclamare il sessantesimo consigliere ancora in bilico, ha deciso: è Giovanni Satta, esponente dell’Uds ed ex sindaco di Buddusò, in Gallura, finito di recente in carcere nell’ambito di un’inchiesta sul traffico internazionale di droga in Costa Smeralda. Invece di chiudere la querelle, la decisione ha provocato uno stallo istituzionale. Satta, pur proclamato eletto, non può giurare in Consiglio perché si trova in cella a Bancali (Sassari). Se dovesse giurare per il suo ingresso ufficiale nell’Assemblea – magari accompagnato dalla polizia penitenziaria – l’ex primo cittadino gallurese rischia subito la sospensione dall’incarico, per effetto della legge Severino.

Una sospensione di diritto ed immediata che potrebbe durare sino ad un massimo di 18 mesi, nei quali dovrà essere indicato un sostituto che, per assurdo, potrebbe essere lo stesso consigliere sostituito da Satta. Si tratta di Gianni Lampis di Fdi, che inizialmente era stato indicato dalla Giunta delle elezioni come il sessantesimo componente del Consiglio e che poi, per effetto di una sentenza, era decaduto dall’incarico.

Il partito annuncia un’altra battaglia legale, mentre l’avvocato difensore di Satta nella vicenda che lo ha portato in carcere, Angelo Merlini, spiega: “Probabilmente Satta avrà una serie di adempimenti ai quali dovrà partecipare di persona e non so se gli sarà consentito farlo. Venerdì 14 aprile – annuncia – lo vedrò in carcere, parlerò con lui e decideremo come procedere”.

Una situazione ingarbugliata alla quale si affianca anche un’altra inchiesta giudiziaria che ha visto finire in carcere il vicepresidente dell’Assemblea, Antonello Peru (Fi), in manette nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti truccati denominata ‘Sindacopoli’. Anche lui rischia la sospensione dall’incarico e quindi la sostituzione. In entrambi i casi è previsto, però, il pagamento dell’emolumento base decurtato.

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