Renzi: “senza i voti della destra il referendum è perso”. E ingaggia guru americano

“Chi guida la coalizione che vota No al referendum costituzionale lo fa perche’ non e’ interessato al merito ed e’ interessato solo alla persona del presidente del Consiglio. …

“Chi guida la coalizione che vota No al referendum costituzionale lo fa perche’ non e’ interessato al merito ed e’ interessato solo alla persona del presidente del Consiglio. Sono loro che personalizzano, non io”. Matteo Renzi rimette in ordine i pezzi sulla scacchiera e, dalle colonne del Foglio, attacca si’ le opposizioni che “hanno un obiettivo nobile, dal loro punto di vista: buttare giu’ il governo” e lancia loro la sfida dicendo “provate pure a buttarmi giu’, ma fatelo quando ci saranno le elezioni politiche, non fatelo oggi che si vota su una riforma storica”. E, in serata, a Perugia il premier chiarisce: “Questo referendum avra’ delle conseguenze, sia nel caso che vinca il si’ o che vinca il no. Sara’ un momento decisivo per il futuro del Paese”.

Soprattutto, il premier chiarisce quale sia il target della campagna elettorale: “Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La sinistra, oramai, e’ in larghissima parte con noi. Direi che la stragrande maggioranza e’ con noi. La questione vera oggi e’ la destra. E l’elettore di destra, oggi, si trova davanti a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito, vota Si’ e sono certo che alla fine andra’ cosi'”. Poi in serata una stoccata a D’Alema: “e’ un esperto di lotta fratricida in casa. Citofonare Prodi, citofonare Veltroni per sapere di cosa stiamo parlando”. Parole che rinfocolano lo scontro con la minoranza Pd, dalla quale arrivano segnali ben piu’ frontali che nei giorni scorsi, quanto ai possibili scenari in caso di sconfitta del Si’. Da un lato, Pier Luigi Bersani ripete che il referendum costituzionale “e’ importante ma e’ stato un errore clamoroso farne un giudizio di Dio, che ci espone a speculazioni di ogni genere, finanziarie e politiche”. Dall’altro, e’ Gianni Cuperlo a guardare avanti. Chiarito che “‘il referendum si vince a destra’ non e’ una bella frase detta dal segretario del Pd, e non e’ una bella frase detta dal presidente del Consiglio” perche’ bisognerebbe “tenere assieme questo Paese”, il leader di SinistraDem si richiama “alla coerenza dell’uomo” per dire che “manterra’ l’impegno” a dimettersi in caso di vittoria del no.

E allora, “sarebbe questione del Presidente Mattarella – osserva ancora Cuperlo – se reinvestire Renzi o pensare a soluzioni diverse”. Incalza Roberto Speranza: “Non vorrei che il giorno dopo il referendum ci ritrovassimo tutti iscritti al partito della nazione e il Pd svuotato di idee ed elettori”. Infine, per Miguel Gotor le parole di Renzi “confermano il sospetto che il fronte del si’ e i relativi comitati al di fuori del Pd costituiscano la futura architrave di un nuovo schieramento che punta a trasformare il Pd in un partito della nazione neo-centrista”. Le parole del premier, per Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, sono argomenti piu’ che sufficienti per le ragioni del No: “Dice Matteo Renzi in un’intervista pubblicata oggi che se gli elettori di centrodestra giudicheranno la riforma nel merito non potranno che ritrovarcisi in pieno e votare Si’ perche’, spiega, la sua riforma costituzionale e’ quella che voleva Berlusconi. Serve altro per spiegare perche’ noi diciamo No a questa riforma?”. Il ministro Angelino Alfano, pero’, avverte: “Il tema e’ che tanti puntano non a un’Italia migliore ma a far cadere Renzi”, ma “tanto non c’e’ alternativa a questo governo”. (AGI)

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Renzi ingaggia il guru dagli Stati Uniti perconquistare gli indecisi del referendum

Il team-leader è il socio del guru Jim Messina, si chiama David Hunter, un cognome in questo caso altamente simbolico: «Cacciatore». La sua war room è nelle sale che furono dell’Ulivo nel centro di Roma e la sua preda tipo è quel signore che «non sa o non risponde» quando gli si chiede cosa voterà al referendum. Nella legge dei grandi numeri, che sono la passione degli americani, l’indeciso da convertire occupa uno spazio di circa il 15% di quel 35% di italiani che ancora «non sa» cosa fare. Hunter da stasera comincerà guarda caso proprio a Firenze il training di volontari sul campo, quelli del «porta a porta», chiamati ad un compito delicatissimo. Affiancato in ogni regione da chi sta nei comitati locali «Basta un Sì» e dai responsabili regionali del partito, il team di Hunter dovrà motivare, caricare, addestrare i volontari al match corpo a corpo con gli elettori. Con una regola base: toccare cinque punti precisi ma non parlare di cosa fa il governo, perché la preda potrebbe non amare l’esecutivo e le sue gesta, ma potrebbe invece gradire il taglio della Casta.

Andare oltre il Pd

La mission è uscire dalle stanze del Pd e parlare al Paese reale. La struttura usata però è quella del partito, la macchina regionale che attraverso i vecchi circoli crea presidi locali: ogni «federazione» ha un gruppetto di persone che si occupano referendum, allargato alla rete di volontari. E questi volontari dovranno trovare amici o colleghi da reclutare. È la logica del non lasciar nulla di intentato che ispira il corteggiamento degli italiani all’estero messo in campo dalla Boschi in Sud America, da Sandro Gozi in Europa, dal capo dei Comitati Roberto Cociancich, fedeli all’input del premier «ventre a terra».

Alto tasso di redenzione

Il format farà il giro delle regioni perché la mission dei volontari, per il guru americano di Renzi, riveste un’ importanza capitale: «Loro – raccontano gli uomini del premier – ritengono che una percentuale attorno al 15% del campione che non sa o non risponde può convincersi della bontà della riforma». E di questi una percentuale dal 3 al 6% di coloro che pensano di votare «no» può essere redenta. «In termini tecnici una redenzione molto alta, enormemente superiore a quella che si può ottenere con il contatto virtuale». Lo strumento del «porta a porta» è usato spesso nelle campagne americane e sulla base della loro esperienza elettorale il contatto diretto fa ottenere una performance che viene misurata dagli strateghi del Sì con questa percentuale.

Cinque assi nella manica

Nel format sono cinque i temi che il volontario deve saper raccontare: la semplificazione legislativa; la differenza tra tempo medio di approvazione oggi con il sistema bicamerale (l’omicidio stradale ha impiegato anni, esempio simbolico) e con un sistema di fatto monocamerale; 2) riduzione del numero dei parlamentari; 3) ritorno di alcune funzioni rilevanti allo Stato. E qui va usato l’esempio della promozione turistica affidata alle singole regioni, la manifestazione in Cina dove erano presenti stand di quasi tutte le regioni italiane; 4) il rapporto equilibrato tra Stato e regioni con il nuovo ruolo del Senato; 5) la complessiva semplificazione dello Stato, più leggero e più veloce, con risparmi determinati dalla trasformazione del Senato, i 500 milioni di euro contestati dagli oppositori.

E l’avvertenza ai volontari è di evitare altri argomenti inerenti le politiche del governo, motivata con l’esigenza di focalizzare tutta l’attenzione sulla riforma: per prendere anche i voti di coloro che non hanno un buon giudizio del governo Renzi. Nel caso in cui il cittadino si mostri d’accordo con la riforma, sarà invitato a dare la sua disponibilità a fare il «porta a porta» con colleghi e amici; nel caso in cui si dica pronto a votare no, bisogna chiedergli qual è il motivo prevalente. Che va segnalato nell’apposita scheda del volontario. In modo tale che sia sviluppato un settore della banca dati con i motivi ricorrenti di chi dice no. Per preparare le risposte che esponenti politici in tv o negli incontri cercheranno di focalizzare per cambiare gli orientamenti prevalenti del no.

Fonte: La Stampa

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