Il sogno del disarmo progressivo della Svezia si infrange contro l’incubo della grande armata russa. Dal primo luglio 2017 Stoccolma torna alla leva obbligatoria, soppressa nel 2010. “E’ cambiata la situazione della sicurezza”, fanno sapere dal governo svedese, senza espliciti riferimenti a quello che viene considerato il pericolo più grande: le crescenti provocazioni militari della Russia di Vladimir Putin. Una decisione sofferta e ampiamente condivisa quella della Svezia, che si inserisce in un percorso al riarmo che interessa altri Paesi nordici: Finlandia soprattutto, ma anche Danimarca, Norvegia e Islanda. Tutti accomunati da una storia recente di democrazia e pacifismo, ma anche di allarmata preoccupazione per le ripetute dimostrazioni di forza dell’esercito russo.
Il progetto di legge sul ripristino della leva in Svezia, che l’esecutivo approva oggi, avrà bisogno del via libera del Parlamento. Un passaggio scontato, perché frutto di un accordo tra il governo di sinistra e l’opposizione di centro-destra. Dal primo luglio saranno così chiamati alle armi, per 11 mesi, tutti i giovani nati dopo il 1999. “Il governo vuole un metodo di reclutamento più stabile e intende aumentare la nostra capacità militare perché la situazione della sicurezza è cambiata”, ha spiegato il ministro della Difesa Peter Hultqvist. Circa 13.000 svedesi dovrebbero essere mobilitati a partire dal primo luglio 2017 ma solo 4.000 saranno selezionati, in base alla loro motivazione e capacità, e chiamati alle armi ogni anno dopo il primo Gennaio 2018.
“La nuova situazione della sicurezza è una realtà che si esprime soprattutto sotto forma di una dimostrazione di potere russo che a lungo è stato sottostimato”, ha spiegato un esperto del settore, Wilhelm Agrell. Non è un caso che dopo la caduta del muro di Berlino, la dissoluzione dell’Urss e delle dittature comuniste, la Svezia abbia realizzato una politica di riduzione delle forze militari, culminata con la soppressione del servizio militare obbligatorio. Un errore di valutazione, secondo gli esperti, nella convinzione che non si potesse più tornare ai livelli di minaccia degli anni precedenti con Mosca.
Invece, negli ultimi mesi, il Nord Europa e il Baltico sono tornati ad essere teatro di grande tensione con il Cremlino. Una tensione avvertita con chiarezza anche in Finlandia, Paese che ha annunciato l’incremento del numero delle sue truppe del 20%, da 230.000 a 280.000 effettivi. Helsinki ha previsto inoltre un aumento di 55 milioni di euro del suo budget annuale per le spese militari, pari a 2,4 miliardi di euro. L’obiettivo è analogo a quello di Stoccolma: “migliorare la capacità di difendere l’intero territorio del Paese”, ha scritto il governo in un report della Difesa.
D’altra parte, il ritorno alla leva obbligatoria in Svezia e il rafforzamento delle capacità militari in Finlandia sono solo uno degli aspetti della strategia dei due Paesi in chiave di difesa anti-russa. La Svezia, come la Finlandia, non fa parte della Nato, ma ha sottoscritto il Partenariato per la pace, programma lanciato nel 1994 per sviluppare la cooperazione militare tra l’Alleanza atlantica e i Paesi non membri. Nei mesi scorsi, Stoccolma è entrata come partner nel Centro di eccellenza dell’Alleanza per la comunicazione strategica (Stratcom), con sede nella vicina Lettonia. Una scelta già fatta nel 2015 da Helsinki, dopo i timori sulla volontà del Cremlino di influenzare la maggioranza russofona della Lettonia in piena crisi ucraina.
Timori che, successivamente, sono stati rafforzati dalla crescente attività militare russa nell’area. Molto frequenti sono state le violazioni dello spazio aereo svedese da parte dei bombardieri russi. E intensa si è rivelata l’attività di spionaggio russo con l’ausilio di sottomarini spia. Due batterie di S-400, l’antiaerea più sofisticata nelle mani di Mosca, sono state dislocate nel settembre scorso nella regione di Leningrado, che confina proprio con la Finlandia. “L’invasione della Russia” in Ucraina ha modificato la situazione della sicurezza in Europa, ha spiegato a quel tempo il capo della diplomazia finlandese Timo Soini, avvertendo sul pericolo di “un aumento della tensione e dell’attività militare nella regione del Mar Baltico”. Un rischio che ha spinto Helsinki a firmare, appena un mese dopo, un accordo di cooperazione bilaterale nel settore della Difesa con gli Stati Uniti. (Askanews)
robyuankenobi
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Consuelo
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The U.S. government has quietly spent millions of taxpayer dollars to destabilize the democratically elected, center-right government in Macedonia by colluding with leftwing billionaire philanthropist George Soros, records obtained by Judicial Watch show. Barack Obama’s U.S. Ambassador to Macedonia,Jess L. Baily , has worked behind the scenes with Soros’ Open Society Foundation to funnel large sums of American dollars for the cause, constituting an interference of the U.S. Ambassador in domestic political affairs in violation of the Vienna Convention on Diplomatic Relations.
The cash flows through the State Department and the famously corrupt U.S. Agency of International Development (USAID), which is charged with providing global economic, development and humanitarian assistance. USAID has allocated about $5 million to leftwing Soros groups in Macedonia since 2012, documents show, and at least $9.5 million has been earmarked by the agency to intervene in the Balkan nation’s governmental affairs for 2016-2011. State Department figures have been tougher to come by and Judicial Watch has filed a Freedom of Information Act (FOIA) request for the numbers. Judicial Watch also fired off a public records request to USAID because the preliminary figures, obtained through various sources in both the U.S. and Macedonia, appear to be incomplete…..
http://www.judicialwatch.org/blog/2017/02/u-s-gives-soros-groups-millions-destabilize-macedonias-conservative-govt/
Che anima candida questi U.S.A!
Consuelo
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nerio
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