Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump ha detto oggi che potrebbe respingere il risultato delle elezioni presidenziali dell’8 novembre se dovesse perdere, in quella che è una sfida inedita alle fondamenta della democrazia Usa.
Nell’ultimo dei tre dibattiti con la candidata democratica Hillary Clinton, il moderatore Chris Wallace ha chiesto a Trump se questo significhi che non si impegnerebbe a una transizione pacifica del potere: “Sto dicendo che lo dirò al momento debito. Vi terrò in ansia. Ok?”, ha risposto Trump.
Per Clinton, ex segretaria di Stato e moglie dell’ex presidente Bill Clinton, la dichiarazione di Trump è “sconvolgente”. “Non è così che funziona la nostra democrazia. Siamo qui da 240 anni. Abbiamo elezioni libere e corrette. Abbiamo accettato il risultato anche quando non ci piaceva. E questo è quello che ci si attende da chiunque stia sul palco di un dibattito durante un’elezione generale”.
Trump ha detto che Clinton è una “donna cattiva” e l’ha accusata di aver orchestrato una serie di denunce pubbliche da parte di altre donne contro sue presunte molestie sessuali, e ha aggiunto che la candidata e il presidente uscente Barack Obama sono dietro alle contestazioni che ci sono state durante i suoi comizi.
Clinton ha accusato a sua volta Trump di essere un “burattino” del presidente russo Vladimir Putin, dopo che i servizi segreti Usa hanno puntato l’indice contro il Cremlino per presunte intereferenze nelle elezioni per la Casa Bianca. (Reuters)
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L’ultimo duello in tv tra Hillary Clinton e Donald Trump, in scena all’Università del Nevada a Las Vegas, si è concluso con una vittoria della candidata democratica, secondo i primi sondaggi della Cnn (con il 52% contro 39%). E’ stato per la prima volta un confronto più «normale» e più composto nei toni, centrato davvero sulle questioni (dalla Corte Suprema all’economia) che interessano agli americani. Dopo la prima mezz’ora i toni si sono fatti più accesi e non sono mancate le accuse personali («Che donna ripugnante», ha detto Trump della rivale), ma non era il candidato «senza freni» che qualcuno si aspettava. Tra i tre in cui si è cimentato, questo è stato il suo miglior dibattito, ma a rovinare la performance è stata una dichiarazione senza precedenti, che è destinata a dominare oggi i titoli del giornali: «Deciderò sul momento se accettare o meno il risultato delle elezioni». Nessun candidato in America aveva in passato messo in dubbio il sistema elettorale e la democrazia stessa del paese, cavalcando così l’ipotesi di un voto «truccato».
Nessuna stretta di mano
Le famiglie sono entrate in sala, seguite dai candidati, ma nessuno stavolta si è stretto la mano (né all’inizio né alla fine): una delle «vittime» di questa campagna elettorale brutale è così la scomparsa totale dei rituali di cortesia che accompagnano solitamente i dibattiti presidenziali. Questo è stato l’unico dibattito in uno Stato «in bilico», il Nevada, dove i sondaggi danno i due candidati praticamente testa a testa. Per Donald Trump l’obiettivo era mostrarsi «presidenziale» (solo il 40% degli americani crede che lo sia, secondo un sondaggio Washington Post/Abc, mentre il 60% crede che Hillary Clinton sia «idonea» per la Casa Bianca). Allo stesso tempo l’esperienza di Clinton non è sufficiente a generare appoggio per lei: come rivelato dallo stesso sondaggio deve superare uno zoccolo duro di sfiducia nei suoi confronti. Hillary indossava un tailleur pantalone bianco: il colore delle sue arringhe finali, usato già quando vinse la nomination e quando parlò alla convention democratica. Resta da vedere se il confronto della notte sposterà voti: la sensazione — sulla base dei primi sondaggi — è che la maggioranza non abbia cambiato idea o che sia stato convinto ad andare a votare.
Aborto, armi, la Corte suprema
Il primo tema è stato la Corte Suprema. Trump ha esibito subito la strategia adottata nelle primarie repubblicane: ha difeso il diritto alle armi, si è schierato contro l’aborto (arrivando a dire che la fine della legge «Roe vs Wade» sarà una «naturale» conseguenza dei «due-tre» giudici che potrebbe nominare alla Corte suprema), e si è mostrato duro sull’immigrazione. Ha affermato che Hillary Clinton è pronta a«strappare il feto dall’utero al nono mese». Ha sottolineato che il compito dei giudici è di difendere la «Costituzione come era intesa una volta». Lei è sembrata più convincente sul diritto delle donne all’aborto e a fare liberamente le proprie scelte sulla salute: uno dei fattori che, secondo la «Cnn», la aiuterà tra le elettrici.
«Controlli rigidi ai confini»
Sull’immigrazione, Trump ha sottolineato la necessità di controlli rigidi ai confini. Clinton è riuscita a destabilizzare il rivale ricordandogli che, quando lo scorso settembre lui è stato in Messico, non ha avuto il coraggio di nominare il Muro al confine che pure dice di voler costruire. In tal modo lo ha spinto a ripetere con forza la posizione anti-immigrati che può danneggiarlo in stati come il Nevada e l’Arizona, con un’ampia popolazione ispanica. La candidata democratica ha ricordato Karla Ortiz, figlia undicenne di immigrati clandestini (nata peraltro a Las Vegas) che le disse di aver paura che i genitori fossero deportati; ha promesso di introdurre una legge sull’immigrazione entro 60 giorni.
«Fantoccio di Putin»
Chris Wallace, il moderatore di Fox News responsabile di coordinare il dibattito, non ha esitato a citare le mail «hackerate» dello staff di Hillary pubblicate da Wikileaks (e Trump lo ha ringraziato) evocando dichiarazioni imbarazzanti ai banchieri e donazioni straniere alla Fondazione Clinton. La strategia di Hillary è stata di spostare l’attenzione sul modo in cui le mail sono state rubate: colpa degli hacker russi, come riconosciuto da «17 agenzie di intelligence». Cambiare discorso non l’ha fatta apparire più autentica o sincera. Ma allo stesso tempo, spostando l’attenzione sulla Russia, e definendo Trump «il fantoccio» di Putin, è riuscita a destabilizzare il rivale. Trump ha perso il controllo, interrompendola più volte: «Non sono un fantoccio. Sei tu il fantoccio» (e a tratti prendendosela anche con il moderatore). Alla fine comunque, ha elogiato il leader russo: «Non ho mai incontrato Putin, non è il mio migliore amico, ma a Hillary non piace perché è stato più furbo di lei e di Obama in ogni campo. Guardate semplicemente il Medio Oriente». Forse, se non avesse perso il controllo, avrebbe potuto colpire la rivale più duramente sui suoi legami con Wall Street, che continuano ad essere un punto debole. La sua frase di maggior efficacia è stata: «John Podesta (il manager della campagna Clinton ndr) ha detto cose orribili su di te, e ha ragione». Anche più tardi, quando il discorso è tornato sulla Fondazione Clinton e sui suoi finanziatori stranieri, Hillary ha spostato il discorso sui soldi che la Fondazione Trump avrebbe usato per comprare un enorme ritratto del miliardario anziché investire in opere umanitarie. La candidata ha concluso il dibattito promettendo: «Mi schiererò contro gli interessi e le corporation a favore delle famiglie, dei posti di lavoro, dell’istruzione, e spero che mi darete la possibilità di diventare il vostro presidente».
L’economia
Secondo economisti anche conservatori — come ha notato il moderatore — i piani di Trump per l’economia porterebbero ad un aumento del debito pubblico, mentre la sua proposta di cancellare il «Nafta», il North American Free Trade Agreement, porterebbe ad un disastro. Ma le sue dichiarazioni sullo «sfacelo» dell’occupazione hanno un appeal per molti, specialmente in stati come l’Ohio, che ha bisogno di vincere per avere una chance per la Casa Bianca. Anche Hillary ha cercato di usare la carta populista: «Lui ha dato posti di lavoro alle acciaierie cinesi non agli americani»; ha dichiarato pure che avrebbe assunto immigrati clandestini per costruire la Trump Tower, ma su questo viene bocciata dal «factchecking» del New York Times.
Idoneità alla presidenza
L’obiettivo di Hillary era non solo di apparire «idonea» per la presidenza (qualità già riconosciutale dal 60% degli americani secondo un sondaggio pre-dibattito del Washington Post) ma di superare la sfiducia nei suoi confronti, e di presentarsi non solo come candidata della «memoria» ma del cambiamento. Negli ultimi trenta minuti, Hillary Clinton ha tentato di pronunciare la sua arringa finale — non solo di questo dibattito ma dell’intera campagna elettorale. Ha cercato di presentare una immagine positiva dell’America in contrasto con quella «oscura» e piena di divisioni del suo rivale. Ha citato anche Obama («Non è questa l’America che vogliamo essere»); ha difeso l’importanza dell’esperienza, ricordato che quando Trump faceva i reality, lei portava davanti «alla giustizia» Osama Bin Laden.
Il candidato repubblicano invece ha presentato l’immagine del businessman di successo: «Ho iniziato con un prestito di un milione di dollari. Se potessimo costruire il Paese come ho costruito la mia azienda, tutti sarebbero contenti, anche tu». «Nessuno rispetta le donne più di me», ha ripetuto quando il moderatore ha ricordato le accuse sessiste nei suoi confronti. Ma è qui che Trump ha commesso il più grosso errore, dicendo al moderatore che deciderà «sul momento» se accettare o meno i risultati delle elezioni di novembre. Ha criticato l’Fbi e il dipartimento di Giustizia accusandoli in pratica di complottare con una candidata che non dovrebbe essere in corsa «sulla base di quello che ha fatto con le mail». Portando all’estremo le recenti affermazioni sulle «elezioni truccate», ha messo in dubbio il sistema democratico stesso del Paese. Altri punti a suo favore sull’economia o anche la politica estera sono stati annullati —agli occhi di tutti i media — da queste parole.
Fonte: Corriere della Sera
Cesare58
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