Preoccupanti gli ultimi dati della Nasa, che si aggiungono a quelli ancora più allarmanti dell’Onu. Intere coste rischiano di essere spazzate vie.
Più di 7 centimetri e mezzo. Di tanto si è alzato globamente il livello dei mari dal 1992 a oggi. Lo dice la Nasa e questa non è nemmeno la notizia peggiore: rispetto alla previsione fatta dal panel sul clima dell’Onu nel 2013, secondo cui assisteremo a un ulteriore innalzamento compreso tra 30 e 90 cm a livello globale entro il 2100, la Nasa ritiene che la stima più alta sia quella di gran lunga più probabile.
I dati raccolti dai satelliti mostrano l’innalzamento avvenuto a causa del riscaldamento degli oceani e dello scioglimento dei ghiacciai di montagna e delle calotte polari. “E’ molto probabile che la situazione continui a peggiorare in futuro,” ha affermato Steve Narem, geofisico dell’Università del Colorado. Ma gli oceani non si sono alzati ovunque in maniera uniforme; i dati mostrano che alcune zone del Pacifico hanno subito un calo del livello del mare dovuto al fatto che le correnti oceaniche hanno compensato alcuni dei cambiamenti che si sono verificati.
A rischio scomparsa
Gli oceani, mettono in guardia gli esperti dell’ente spaziale americano, si stanno riscaldando ed espandendo molto più rapidamente di quanto abbiano fatto negli anni passati. L’innalzamento dei mari avrà “profonde conseguenze” in tutto il mondo, ha dichiarato Michael Freilich, direttore della Divisione Scienze della Terra della Nasa. “Più di 150 milioni di persone, la maggior parte delle quali in Asia, vivono a un metro dall’attuale livello del mare,” ha detto. Gli stati più bassi degli Stati Uniti, come la Florida, sono a rischio di scomparsa, come lo sono alcune delle principali città del mondo come Singapore e Tokyo. E alcune nazioni insulari del Pacifico potrebbero finire sommerse.
Occhio alle calotte
“La più grande incertezza riguarda la previsione della velocità alla quale si scioglieranno le calotte polari“. Le previsioni della NASA si basano su una serie di altimetri che misurano l’altezza dell’oceano dallo spazio. NASA e l’agenzia spaziale francese CNES hanno cominciato il lancio di satelliti per misurare il livello del mare nel 1992. “Gli strumenti sono così sensibili che se fossero montati su un aereo di linea commerciale che vola a 40.000 piedi (1.200 metri) potrebbero registrare il rilievo rappresentato da una monetina poggiata per terra”, ha spiegato Freilich.
Gran parte dell’acqua in più che ha determinano l’innalzamento dei mari deriva dallo scioglimento di ghiacci e ghiacciai. Gli scienziati sono particolarmente preoccupati per la calotta glaciale della Groenlandia, che ha perso una media di 303 gigatonnellate di ghiaccio all’anno negli ultimi dieci anni. Ma anche la calotta antartica ha fatto il suo, perdendo una media di 118 miliardi di tonnellate l’anno.
Accelerazione imprevedibile
“A un certo punto nei prossimi 20 anni vedremo probabilmente uninnalzamento più veloce del livello medio del mare, quindi dobbiamo essere preparati”, avvertono gli scienziati, che non avendo mai assistito al collasso di una calotta di ghiaccio, non sanno prevedere quando il livello del mare salirà drasticamente. “Stiamo vedendo la prova che le calotte di ghiaccio si stanno svegliando, ma abbiamo bisogno di capire meglio prima di poter dire che siamo in una nuova era di rapido disgelo”.
Eric Rignot, glaciologo presso la University of California, Irvine, ha detto che man mano che il pianeta si riscalda, non c’è ragione di aspettarsi che le calotte di ghiaccio si sciolgano al ritmo al quale lo hanno fatto in passato. Secondo le leggi della fisica si deterioreranno più velocemente e lo stanno già facendo. “Non stiamo parlando di scenari futuristici”, precisa Rignot. “A livello personale, i dati raccolti nel corso degli ultimi anni, mi rendono più preoccupato per il degrado delle calotte di ghiaccio di quanto fossi in passato”, ha aggiunto.
di Marta Buonadonna
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Panorama.it