Un’inchiesta svela i disagi e le attese infinite per svolgere, nelle strutture pubbliche, esami medici. Il record va al Cardarelli di Napoli: 478 giorni per una mammografia.
Per una mammografia a Bari possono non bastare 500 giorni, al Cardarelli di Napoli ne occorrono 478. Per una visita oculistica a Bologna si può aspettarne 400, a Milano “solo” 330. Per una risonanza a Genova 289 giorni. E’ quanto emerge da un’inchiesta di La Repubblica sugli ospedali italiani. Da Nord a Sud una sola costante: i pazienti devono attendere mesi. Oppure rivolgersi al privato: tempi più rapidi e costi, considerati i ticket, non molto più alti.
Sono tante le problematiche che causano le lunghe code. Tagli, carenze nel personale e nell’organizzazione, macchinari poco utilizzati… Ovviamente in alcune zone si sta meglio che in altre, anche se i disagi non sembrano particolarmente legati alla latitudine. Un’ecografia all’addome a Palermo richiede da un minimo di 10 (Policlinico Giaccone) a un massimo di 90 giorni (Asp). A Milano da 87 (ospedale San Paolo) a 200 (Niguarda).
E c’è chi non prende le prenotazioni – Caso limite è quello di Roma. In alcune strutture della Capitale le agende sono chiuse. Niente prenotazioni, neppure tra un anno. E insistere non serve. E’ quanto succede, ad esempio, al Sant’Andrea, dove non si possono prenotare ecografie addominali, mammografie o visite ortopediche. Lo stesso accade al San Giovanni. Nessuna speranza per la risonanza alla colonna: impossibile fissare un appuntamento tanto al Sant’Andrea e al San Giovanni quanto al Policlinico Tor Vergata.
I dati raccolti dal quotidiano riguardano gli accertamenti non legati a patologie particolari. Le cose cambiano, infatti, quando il medico indica una priorità (sistema introdotto dal ministero della Salute ma ancora non a pieno regime) ritenendo che l’esame vada effettuato entro 72 ore, dieci giorni o due mesi.