Prima l’antipasto di Professioni sanitarie, questo venerdì. Poi, la settimana prossima, le prove più attese: martedì 8 Medicina e Odontoiatria, mercoledì 9 Veterinaria, giovedì 10 Architettura. La prima decade di settembre torna ad essere il periodo dei test che cambiano la vita di decine di migliaia di studenti italiani: 79.451 quest’anno, per la precisione. In calo rispetto al passato, come negli ultimi anni. Ma non basta a rassicurare gli aspiranti dottori di tutta Italia, che vivono ore di ansia e preparazione sui libri e sul web per l’accesso alle facoltà a numero chiuso.
Meno iscritti e meno posti
Il dato più significativo riguarda soprattutto i medici: 60.639, nel 2014 erano stati 64.187. Al contrario è cresciuta Veterinaria, da 6.940 ai 7.818 attuali. E tiene Architettura (10.994 invece di 11.884), dove però la riduzione è sul lungo periodo (dimezzati gli aspiranti in cinque anni, nel 2011 erano addirittura 23 mila). Diventare medico, però, rimane comunque un terno a lotto. Non soltanto per la proverbiale difficoltà dei test. C’è l’incognita della riforma dei quesiti, con l’aumento delle domande più specialistiche a scapito di quelle generaliste. E poi c’è la diminuzione dei posti disponibili: 9.513 rispetto ai 9.983 del 2014. Il taglio è dovuto ai troppi accessi in sovrannumero dello scorso anno, e vanifica il calo dei candidati auspicato dal Ministero.
Il «piano b» dei ragazzi
Le possibilità di farcela restano basse: circa uno su sei. E anche per questo c’è chi ha pensato di ripiegare altrove. Sono aumentati i candidati a Veterinaria (dove invece la disponibilità è in linea col 2014). E potrebbero essere di più gli studenti a tentare l’accesso ai 25 mila posti di Professioni sanitarie: almeno in questa direzione sembrano andare alcuni dati locali, come il «boom» di Fisioterapia a Milano, o Igiene dentale e Logopedia a Torino. Anche il Segretario della Conferenza Nazionale di Professioni Sanitarie, Angelo Mastrillo, ha confermato che quest’anno il trend è positivo.
«Imbuto» a medicina
Il sogno di migliaia di ragazzi italiani, però, resta quello di diventare medici, nonostante il Ministero non sia riuscito a risolvere il problema dell’«imbuto», la differenza tra domanda e offerta. Lo scorso anno il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, aveva addirittura suggerito l’abolizione dei test e l’adozione del modello alla francese, che prevede lo sbarramento all’interno del corso di studi. Non se n’è fatto nulla: le prove d’accesso sono rimaste, Viale Trastevere ha puntato sull’orientamento per ridurre la platea degli interessati e rendere meno aleatorio l’esito delle prove. A luglio è arrivato il test di autovalutazione, che potrebbe aver contribuito a ridurre il numero degli iscritti. Ma siamo ancora lontani dall’equilibrio auspicato fra posti e candidati.
L’ansia sul web
Per questo una settimana di passione attende gli studenti italiani. Sui forum specializzati o sui social network è un continuo scambio di sensazioni e suggerimenti su come affrontare il test. C’è chi chiede la soluzione di un quesito difficile, chi si organizza per affrontare insieme la trasferta dell’esame. O chi magari non potrà esserci e augura buona fortuna ai suoi colleghi. Sperando di riprovarci l’anno prossimo.