Silvio Berlusconi sale al Quirinale per incontrare Sergio Mattarella. E non è un fatto di poco conto. I due, dall’ inizio del settennato, non si erano mai incontrati in udienza privata. Il Cavaliere aveva partecipato alla cerimonia di insediamento. Da lì in poi nessuna altra opportunità di confronto diretto. Fino a ieri, quando, nel primo pomeriggio, l’ ex premier è salito al Colle accompagnato dal consigliere Gianni Letta.
Che si sono detti? Il Quirinale diffonde una nota telegrafica limitandosi alla notizia del faccia a faccia. Il che lascia campo libero alle interpretazioni. È noto che il rapporto tra i due sia cominciato con il piede sbagliato.
Non per questione di antipatia personale, ma per fatti contingenti. Che risalgono al gennaio 2015. Quando si aprono le votazioni per il Capo dello Stato, Berlusconi crede di avere un accordo in tasca. Ha messo a disposizione i suoi voti in Parlamento per la riforma Boschi e per l’ Italicum, in cambio ha chiesto a Matteo Renzi di poter essere coinvolto nella scelta del nuovo inquilino del Colle. Vuole Giuliano Amato. O Pier Ferdinando Casini. Insomma, qualcuno che restituisca al leader del centrodestra la dignità politica «calpestata dalla magistratura politicizzata». In una parola: vuole la grazia.
Renzi non lo accontenta. Alla quarta votazione elegge Mattarella con i soli voti della maggioranza. Silvio si sente fregato. Fa saltare il patto del Nazareno e si ritrova nuovamente confinato nel cono d’ ombra tra l’ affidamento ai servizi sociali e alleati che gli rubano la scena. Il resto è storia recente. A giugno il presidente di Forza Italia deve sottoporsi a un intervento di cardiochirurgia per la sostituzione della valvola aortica. Supera egregiamente l’ operazione, ma la convalescenza è lunga.
Il Cav riceve centinaia di telefonate di sostegno. Una di queste arriva dal centralino del Quirinale. Il disgelo è partito da lì. E ha offerto la tela sufficiente a Gianni Letta per preparare l’ incontro di ieri. Che si è svolto in un clima molto cordiale. Il Cav ha voluto anzitutto ringraziare Mattarella per gli auguri ricevuti in occasione dei suoi ottant’ anni e per l’ interessamento al suo stato di salute. Poi, a quanto si apprende, la discussione da formale si è fatta pratica. Politica.
Silvio, a costo di apparire pedante, ha voluto ricordare tutte le tappe della sua personale «via crucis». Dai processi alle trame per far cadere il suo governo legittimamente eletto. Fino alla estromissione dal Parlamento a causa dall’ applicazione retroattiva della legge Severino. Tema sul quale Berlusconi ha chiesto giustizia alla Corte di Strasburgo. Ci vorranno ancora mesi.
E nel frattempo? La parola “grazia” non viene mai esplicitamente menzionata. Tuttavia Silvio, apparso a Mattarella dimagrito e ancora sofferente, non vuole passare alla storia come un rinnegato. Si aspetta che il suo Paese lo riabiliti in qualche modo. Magari con un gesto quirinalizio. L’ ex premier, in cambio, è disponibile a mettersi a disposizione. Finora sul referendum è stato molto defilato. Anche a causa del soggiorno prolungato negli Stati Uniti per accertamenti, il leader di Forza Italia si è limitato a una sola uscita contro la riforma Boschi. Ne farà altre, forse. Ma senza alzare mai i toni. Senza affondare i colpi.
Anche perché il giorno dopo il referendum potrebbero aprirsi nuovi scenari di collaborazione istituzionale. Che Berlusconi non vuole lasciarsi sfuggire. Tutto ciò mentre in Fi è la lotta tra due fazioni. Tra chi, ovvero, fa campagna contro il referendum e chi resta alla finestra.
Fonte: Libero Quotidiano
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