Sovraindebitamento, una legge del 2012 può salvare i cittadini dalla morsa del Fisco

Se l’esposizione supera il patrimonio personale o la capacità di pagamento, il tribunale può predisporre la ristrutturazione della cifra. I consigli dell’avvocato Lacalandra che ha seguito i casi …

Se l’esposizione supera il patrimonio personale o la capacità di pagamento, il tribunale può predisporre la ristrutturazione della cifra. I consigli dell’avvocato Lacalandra che ha seguito i casi di Como e Monza.

Se un debito supera il patrimonio personale, o quantomeno la capacità di pagamento del soggetto interessato, esiste una norma del 2012 che riporta la cifra in una misura di ragionevolezza. Ma soprattutto di solvibilità.

È Legge 3/2012 sulla “Composizione della crisi da sovraindebitamento”, alla quale non è stata mai data grande visibilità e diffusione (principalmente mediatica) ma che potrebbe aiutare centinaia di cittadini che in un periodo di crisi e recessione si trova in condizioni di difficoltà economica. La ratio è di buon senso: rinegoziare un debito, riducendolo anche di oltre la metà per permettere al creditore di recuperare almeno una parte dei propri soldi e al debitore di non finire schiacciato da rate che non può assolutamente permettersi di pagare.

I casi in Italia si contano sulle punte delle dita di una mano. C’è quello dell’impiegata in cassa integrazione a cui il Tribunale di Busto Arsizio ha abbattuto l’esposizione con Equitalia da 86mila a 11mila euro. E da pochi giorni si sono verificati gli ultimi due casi. Il primo al Tribunale di Como, dove una ex imprenditrice ha chiuso un accordo con i creditori che le ha permesso di rinegoziare il debito di 1,4 milioni di euro con Agenzia delle entrate ed Equitalia, sceso a 370mila euro (-74%).

Il secondo è avvenuto al Tribunale di Monza, che ha omologato un “Piano del consumatore” riguardante una famiglia con un indebitamento totale di 150mila euro verso diverse finanziarie, in seguito all’accensione di prestiti con cessione del quinto dello stipendio e all’attivazione di carte revolving. Il debito è stato ridotto del 65%, passando così a 52mila euro (-65%), che sarà onorato anche grazie a parte del Tfr accantonato presso il datore di lavoro. In questo caso il magistrato ha dato l’assenso dopo aver riscontrato che quello era il massimo sforzo che i debitori potevano compiere.

Entrambi i casi sono stati seguiti dall’avvocato Pasquale Lacalandra, che però conserva tanti altri fascicoli sulla sua scrivania: “Sono tanti i consumatori e i piccoli imprenditori che, a causa della crisi hanno visto peggiorare la loro situazione, non riuscendo più a far fronte ai debiti contratti”. Ma una volta tanto lo strumento normativo può andare incontro alle difficoltà della gente. Basta usarlo. Anzi, basta conoscerlo.

Red.it

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