Caos politico a Madrid. Il presidente uscente, capo dei popolari (primi alle Legislative) verso l’esclusione dal governo dopo il no del Psoe, pressato a sinistra dalla terza forza del Paese guidata da Pablo Iglesias.
Nella serata di lunedì 21 dicembre il capo del governo spagnolo uscente Mariano Rajoy ha offerto il dialogo ai partiti pronti a difendere l’unità della Spagna e il suo posto in Europa in vista della formazione di un governo. “La Spagna non può permettersi una era di incertezza politica”, ha dichiarato Mariano Rajoy.
Il suo Partito popolare (Pp), primo alle elezioni legislative, “ha un mandato e la responsabilità per avviare un processo di dialogo”, ha aggiunto precisando che tenderà la mano alle formazioni che difendono l’unità della Spagna, il suo ordine costituzionale e i suoi impegni europei. Ma a urne chiuse, la partita, per Rjoy appare tutta in salita, se non proibitiva. Se in termini numerici il conservatore Partido Popular ha confermato i sondaggi e conquistato 123 seggi, ben lontano dal numero magico di 176 che gli consentirebbe di governare da solo (i socialisti si sono fermati a quota 90, mentre gli emergenti Podemos e Ciudadanos sono rispettivamente a 69 e 40), in termini politici il durissimo colpo inferto al tradizionale bipolarismo spagnolo almeno una prima vittima (eccellente) l’ha fatta. La sentenza – per ora la prima e la più netta del voto di domenica – si è andata consolidando nel corso della giornata di lunedì 21.
Apparentemente per Rajoy si chiudono le porte di un possibile ritorno alla guida del governo. Il Partito socialista spagnolo (Psoe) ha confermato che voterà no a un eventuale nuovo governo guidato dal premier uscente. Sulla stessa linea Podemos. Parlando in conferenza stampa, il leader di Podemos Pablo Iglesias ha chiarito che la sua formazione politica non darà il sostegno a nessun governo guidato dal Partito Popolare. Dal canto suo, Cesar Luena, socialista, ha affermato che il Psoe non appoggerà nessun esecutivo con alla tesa Mariano Rajoy. A loro volta, i liberali di Ciudadanos hanno già preannunciato l’intenzione di astenersi, sicché Rajoy non avrà i voti per una nuova investitura a capo del governo.
Gli scenari possibili, a meno di imprevisti ripensamenti,a questo punto sembano soltanto quattro. Un governo conservatore di minoranza. Rajoy potrebbe tornare a guidare il paese con l’astensione di Ciudadanos e Psoe. Ma i socialisti hanno già escluso l’ipotesi. Rajoy dovrebbe a questo punto passare la mano a un’alta figura del partito popolare e tentare la strada del governo di minoranza. Di fatto i conservatori potrebbero negoziare andando a cercare la maggioranza di volta in volta negoziando su qualsiasi provvedimento di governo. È uno scenario probabile ma arduo secondo gli analisti. Una coalizione di sinistre e nazionalisti anti-partito popolare. Se i popolari non riuscissero a formare un governo, il Psoe potrebbe pensare a una coalizione con Podemos, gli altri piccoli partiti di sinistra e le forze regionaliste. Tecnicamente possibile, politicamente è uno scenario altamente improbabile. Podemos vuole cercare di smarcarsi dai socialisti e, sul breve medio periodo, puntare a superarli affermandosi come seconda forza del paese (impresa quasi riuscita questa notte con uno scarto di meno di due punti percentuali).
Altra ipotesi, una ‘grosse koalition’ alla tedesca tra Popolari e socialisti. Assieme, Ppe e Psoe avrebbero la maggioranza assoluta (213 seggi su 350). Resta l’estrema difficoltà di dialogo tra i due schieramenti e questo elemento la fa ritenere irrealizzabile a diversi analisti. Infine, il possibile ritorno alle urne e nuove elezioni. Se nei prossimi due mesi trattative e negoziati non daranno vita a un governo, il ritorno alle urne è inevitabile. In termini schiettamente politici non è uno scenario improbabile. Resta da vedere se la Ue, la situazione economica, le borse consentiranno una simile opzione.