Svizzera, il Canton Ticino dice no agli italiani “frontalieri”. Destra nazionalista vince referendum con il 58% dei voti

Il Canton Ticino dice sì ai limiti per i lavoratori frontalieri provocando l’ira dell’Italia, con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che paventa conseguenze nei rapporti tra l’Ue …

Il Canton Ticino dice sì ai limiti per i lavoratori frontalieri provocando l’ira dell’Italia, con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che paventa conseguenze nei rapporti tra l’Ue e la Svizzera senza il rispetto della libera circolazione.

Gli elettori del Cantone svizzero hanno approvato a larga maggioranza l’iniziativa popolare `Prima i nostri´ per frenare il flusso degli oltre 60mila frontalieri italiani che ogni giorno attraversano il confine per recarsi a lavorare in Ticino. Al termine di un’accesa campagna, all’ombra di manifesti con una mela rossocrociata, il referendum è stato approvato dai cittadini ticinesi con oltre il 58% di voti favorevoli.

Il testo, promosso dal partito di destra Udc e sostenuto dalla Lega dei Ticinesi, intende ancorare nella Costituzione ticinese la «preferenza indigena» al momento dell’assunzione e chiede alle autorità del Cantone di garantire che sul mercato del lavoro ticinese «venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio».

Il risultato delle urne non giunge a sorpresa. Per molti aspetti, il testo in votazione oggi ricorda infatti l’iniziativa, questa volta nazionale e intitolata “Contro l’immigrazione di massa”, approvata il 9 febbraio 2014 dalla maggioranza degli svizzeri con il 50,3% dei voti: in Ticino aveva incassato il 68,2 % di Sì. Date le difficoltà del governo svizzero a trovare un compromesso interno e con l’Unione europea in materia, quel referendum non è stato ancora applicato. Ma per i promotori di `Prima i nostri´, che parlano di «vittoria storica», il trionfo di oggi rappresenta un chiaro messaggio al governo e al parlamento federali.

«I ticinesi – ha detto il presidente della sezione ticinese dell’Udc Piero Marchesi citato dalla Radio svizzera italiana – non vogliono farsi intimorire dall’Unione europea». Prima di essere resa effettiva, la modifica costituzionale approvata in Ticino dovrà essere avallata dall’Assemblea federale di Berna, a cui spetta valutare la sua conformità al diritto nazionale.

Prendendo atto della vittoria dell’iniziativa, il Consiglio di Stato ticinese – l’esecutivo cantonale che aveva proposto un controprogetto bocciato nelle urne – ha ricordato i problemi di applicazione di “Prima i nostri”, ma ha annunciato che verrà «costituito un gruppo di lavoro per elaborare un testo di legge che applichi il nuovo articolo costituzionale».

Immediate le reazioni in Italia ed in particolare in Lombardia. Il presidente della Regione, Roberto Maroni, ha annunciato che a partire da domani la Regione «predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori». Il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri ha invece puntato il dito contro l’amicizia fra il Carroccio e Lega dei ticinesi, mentre l’europarlamentare Lara Comi (Fi) ha annunciato di aver scritto alla commissaria Ue Marianne Thyssem per chiedere di «poter avviare urgentemente la sospensione di tutti gli accordi ad oggi in essere tra Svizzera ed Europa».

«Il referendum anti-frontalieri non ha per ora effetti pratici, ma senza la libera circolazione delle persone i rapporti tra la Svizzera e l’Ue sono a rischio», ha avvertito il titolare della Farnesina Gentiloni con un tweet. Mentre il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ha commentato la «scelta (di fatto) anti-italiana» del Ticino affermando che «non risponde ad una scelta razionale ma emotiva ed ideologica, l’ideologia della chiusura nazionalista, dei muri contro lo straniero “a prescindere”».

Preoccupato ma per niente sorpreso dai risultati Eros Sebastiani, presidente dell’Associazione Frontalieri Ticino, che ha sottolineato il «clima di malessere oltreconfine». «Seppur votato, l’esito del referendum sarà di difficile applicazione e non cambierà l’orientamento del mercato del lavoro cantonale», si dice invece convinto Sergio Aureli, responsabile frontalieri del sindacato svizzero Unia.

Come da tradizione, il voto in Ticino ha coinciso con altri referendum a livello nazionale. Chiamati alle urne, gli svizzeri hanno hanno bocciato un’iniziativa popolare che proponeva un rincaro del 10% delle pensioni e respinto la proposta dal Partito ecologista “Per un’economia verde”. Approvata invece la nuova legge federale sulle attività informative che mira a dotare gli 007 elvetici di maggiori misure per lottare contro il terrorismo.

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“Ce l’aspettavamo, anzi è già tanto che la percentuale non è stata più alta, c’è troppo un clima di malessere oltreconfine”.

Lo ha detto, commentando i risultati della votazione in Canton Ticino, Eros Sebastiani, presidente dell’Associazione Frontalieri Ticino, con sede a Varese, dalla cui provincia arrivano circa 25.000 dei lavoratori che vanno a lavorare nel cantone svizzero.

Altri 22.000 arrivano dal comasco e il resto tra il lecchese, la Valtellina, il Verbano-cusio-ossola in Piemonte, e in minore percentuale da altre zone del centro Italia.

“Ho già ricevuto molte telefonate preoccupate di lavoratori che mi hanno chiesto ‘ma che succede domani? non ci fanno passare?’ – ha raccontato Sebastiani -. La prima cosa da precisare è che domani non accadrà proprio nulla, perché quella è stata solo una consultazione per sollecitare Berna a fare qualcosa, ma dubito che si arriverà mai a una legge vera e propria come richiesto dal testo della consultazione”.

“Quello che non è da sottovalutare però – ha aggiunto – è che questi risultati sono il sintomo di un clima che potrebbe diventare esplosivo, purtroppo ci sono davvero delle situazioni che esasperano gli animi, come i casi di tanti lavoratori stranieri, non dico italiani, che accettano di lavorare per paghe bassissime”.

“Prima i nostri: errare è umano, perseverare diabolico”

“Seppur votato, l’esito del referendum sarà di difficile applicazione e non cambierà l’orientamento del mercato del lavoro cantonale”. Lo conferma Sergio Aureli, responsabile frontalieri del sindacato svizzero Unia, secondo il quale l’esito del referendum in Svizzera non dovrebbe avere conseguenze pratiche, dal momento che non spetta al Cantone ma a Berna legiferare in tema di lavoro.

“Il voto di oggi rappresenta la cartina al tornasole di una politica economica del Canton Ticino che non affronta in modo concreto le soluzioni ai problemi del mercato del lavoro – ha aggiunto -. Solo col dialogo si risolvono i problemi”.

“Errare è umano, perseverare è diabolico – afferma Francesco Dotti, consigliere regionale lombardo e vicepresidente della Commissione Speciale per i Rapporti con la Confederazione Svizzera di Regione Lombardia – Anche questo voto cantonale, come già accaduto il 9 febbraio 2014, non avrà applicazioni pratiche. La linea di Regione Lombardia non cambia: giù le mani dai frontalieri!”.

Chi auspica un intervento del Governo italiano per tornare al dialogo è Sydney Rampani, dell’Associazione Frontalieri Ticino: “Capisco le motivazioni di fondo che hanno portato i ticinesi a votare in questo modo, ma a questo punto l’accordo fiscale Italia-Svizzera non può andare in porto. Ora mi aspetto un intervento del nostro Governo”.

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2 commenti

  1.   


    se non ho capito male, il referendum trattava di residenti e non residenti in svizzera e gentiloni non ha capito che i residenti italiani nel ticino svizzero sono equiparati agli svizzeri residenti in svizzera senza discriminazione…

     

  2.   

    Immigrazione
    Le autorità svizzere hanno trovato dei documenti in possesso dei clandestini a Chiasso in cui viene loro spiegato come fare per aggirare i limiti legali che impedirebbero loro di ottenere i permessi.
    Questo è il documento
    http://www.w2eu.info/tl_files/doc/Italy/Welcome%20to%20Italy%20web%20Italian%20-%20final%20version_defminimal.pdf