Il presidente di Ti Recchi smentisce i rumors su un possibile matrimonio con il colosso francese delle telecomunicazioni. Accuse da Buenos Aires all’ad, Patuano: “Ha svenduto Telecom Argentina”.
“Non c’è alcun dossier sul tavolo con Orange, sono solo fantasie”. Lo ha dichiarato il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi. “La considero una fantasia”, ha detto. Di una fusione “non se ne è mai parlato, non c’è in corso alcuna operazione di questo tipo, non c’è nessun dossier di nessun tipo con Orange”.
“Trovo che parlare come sta facendo il Ceo di Orange ripetutamente di un’operazione che è solo nella sua testa e non ha trovato riscontro nelle procedure di governance e noi nostri cda – ha spiegato Recchi – la considero una fantasia di cui è bene che ci sia un’assunzione di responsabilità per gli effetti che questo può creare sui media e sui mercati”. “Sono solo – ha proseguito Recchi – dichiarazioni di interesse da una parte, non c’è in corso alcuna operazione”.
“Quando si parla di operazioni tra società di dimensioni come quelle di Telecom e Orange non si può prescindere dalle valutazioni delle sinergie industriali e strategiche – ha proseguito Recchi – sono stanco di vedere mettere la mia azienda al centro di operazioni che oggi non sono neanche in pista”. Tra l’altro, ha sottolineato, “non credo ci sia un valore delle sinergie extraconfine” tra operatori di tlc. “Oggi l’attività della nostra azienda è totalmente focalizzata al miglioramento dell’efficienza, all’aumento degli investimenti, alla costruzione dell’infrastruttura – ha spiegato – abbiamo fatto un piano mai fatto da Telecom, con 12 miliardi di investimenti in tre anni”.
Reti, joint venture con Enel
Telecom Italia porta avanti lo studio di joint venture con Enel per la banda larga nell’attesa che il regolatore si esprima sulle condizioni di accesso alla rete e sui prezzi. “Con Enel c’è un lavoro in corso per capire le possibili sinergie – ha dichiarato il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi – aspettiamo però il regolatore che deve dettare i parametri di prezzo e accesso alla rete”. Il manager ha sottolineato che Telecom Italia “non è per forza condannata a costruire una rete, laddove esiste può affittarla, ma intanto portiamo avanti il nostro progetto di coprire il paese con la banda ultra broad band con il fine di raggiungere una copertura del fisso pari all’84% nel 2018. Oggi siamo al 42% mentre solamente nel 2014 avevamo una copertura del 24% e a fine 2015 del 36%”. Recchi ha inoltre annunciato che ad oggi Telecom italia fornisce una copertura broad band a “948 Comuni in Italia e a fine marzo ne raggiungeremo 1000. Sono fatti non parole”.
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L’Ad Patuano accusato: “Svenduta Telecom Argentina”
Non solo il Brasile, le pressioni di Vincent Bollorè e la possibile fusione con l’azienda di Stato francese Orange. C’è un’altra questione che rischia di mettere in difficoltà l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, alla vigilia del consiglio d’amministrazione del prossimo 17 marzo. Lo racconta “l’Espresso” nel numero in edicola venerdì 11 marzo.
L’accusa nei confronti di Patuano arriva dall’Argentina e porta il nome di Carlos Newbery, veterano delle telecomunicazioni in Sudamerica e compagno di università del neo presidente Mauricio Macrì. L’imprenditore di Buenos Aires, patron di Inversiones Condor, racconta di aver provato più volte a contattare il numero uno di Telecom Italia in questi anni. Obiettivo? Acquistare la maggioranza di Telecom Argentina, seconda compagnia del Paese nel campo delle telecomunicazioni, offrendo una cifra molto più alta di quella messa sul piatto dal finanziere messicano David Martinez e dal suo fondo Fintech, che pochi giorni fa l’hanno definitivamente acquistata per 960 milioni di dollari.
Mostrando lettere e documenti ufficiali, Newbery spiega a “l’Espresso” di avere offerto oltre 1,5 miliardi di dollari per la controllata di Buenos Aires: «Siamo esperti del settore, abbiamo i soldi e siamo argentini. Perché allora Patuano non ha mai risposto alle nostre offerte, nonostante la proposta economica sia più allettante di quella fatta dai messicani?».
Un attacco lanciato alla vigilia di un consiglio d’amministrazione, quello di Telecom Italia, che si prospetta già piuttosto complicato da gestire per Patuano. Il quale, all’accusa dell’imprenditore argentino, ha risposto a “l’Espresso” spiegando che la società aveva «un accordo vincolante con Fintech» e le garanzie di Newbery «non risultarono adeguate al processo». Insomma, Patuano ha preferito accontentarsi di 960 milioni sicuri, piuttosto che rischiare ed incassare, eventualmente, molto di più. Un intrigo che il settimanale racconta per la prima volta, citando documenti inediti che vanno dal 2010 a oggi, e permettono di ricostruire una delle più importanti cessioni effettuate da Telecom Italia negli ultimi anni. (Espresso)