La popolazione del Lingotto, periferia sud di Torino, è sconvolta e infuriata dalla notizia che una giovane donna disabile ha subito terribili violenze: è stata sequestrata e violentata per due giorni da alcuni migranti.
La polizia ha arrestato tre persone: un somalo, un ghanese e un nigeriano. Da due anni e mezzo diverse centinaia di migranti e richiedenti asilo hanno occupato tre palazzine dell’ex villaggio olimpico e dalle prime ricostruzioni pare che le violenze abbiano avuto luogo nei sotterranei di questo complesso. “Ce ne sono 800 e non sono fanno niente tutto il giorno –spiega una residente – non sono accolti bene. È normale che poi succedano queste cose”. Le palazzine hanno un ordine di sgombero, ma l’operazione è piuttosto complicata. Forza nuova ha organizzato per questa sera una fiaccolata per chiedere che i migranti vengano cacciati dalla polizia
di Cosimo Caridi
Questo articolo e video sono sono stati originariamente pubblicati da Il Fatto Quotidiano
ronin
Proclama all’occidente del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:
“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.
Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.
peter pan
Ciao
peter pan
peter pan
ronin
…è uscito un libro “2023 le mur” (Olivier ARNAUBEC – broché – juin 2015″
…ancora più duro di “Soumission” di Houelleberg
articolo di Mauro Zanon
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=120&id=58596
Francia, 2023. Il Paese è spezzato in due. Un muro alto 7 metri e lungo 700 chilometri si snoda da Rochefort-sur-Mer, sulla costa Atlantica, a Briançon, al confine con l’Italia, separando nettamente il Sud, trasformatosi in una Repubblica islamica, e il Nord, tomato ad essere uno Stato Laico.
In Costa Azzurra, l’epica del bikini, Brigitte Bardot, la Saint-Tropez mondana e il Festival di Cannes sono un ricordo lontano e ormai sbiadito: le donne sfilano lungo i boulevard indossando fl burqa, gli esercizi sono tutti halal-compatibili, e la quotidianità è ingabbiata dai principi della Sharia.
A Parigi e dintomi, invece, l’islam è proscritto, Marianne è inviolabile, e i giudici si limitano a leggere i verdetti infallibili pronunciati dalla “Macchina della giustizia”. Olivier Arnaubec, avvocato di Nizza e contributor del sito identitario Riposte Laique, se la immagina così la Francia che verrà nel suo “2023 Le Mur”, romanzo di anticipazione sociale che fa impallidire “Soumission” di Michel Houellebecq per la cupezza delle profezie esposte.
Non c’è nessun Ben Abbes, nessuna alleanza idilliaca tra islamici moderati e partiti “repubblicani” contro il Front national, nessuna sottomissione dolce, insomma, nel romanzo di Arnaubec. C’è invece una Francia che dal 2023 sarà frazionata in due da un muro, non solo ideale ma reale, eretto in seguito a un’efferata guerra civile. Una guerra di sette, sanguinosissimi anni, che opporrà due campi inconciliabili come la Francia laica e l’islam, i Galli e i musulmani, e si lascerà alle spalle 500.000 morti.
La costruzione di un islam repubblicano è l’ennesima utopia della gauche, vuole dirci Amaubec. L’islam e la République, Allah e Marianne, sono incompatibili. Punto. Il sogno del vivre-ensemble, dell’islam moderato, si sbriciola progressivamente lungo i capitoli del libro, all’intemo del quale Amaubec mostra come la guerra tra laici e discepoli di Allah sia in realtà già in atto, nella crociata per rimuovere i presepi dai luoghi pubblici, nella proposta di convertire le chiese dismesse in moschee, nella richiesta di islamizzare il calendario repubblicano, decretando l’A’d el-Kebir e l’A’d el-Fitr, rispettivamente festa di inizio e fine ramadan, feste nazionali, nella pretesa, infine, di rendere l’arabo obbligatorio a scuola.
“La battaglia di Nizza” tra franco-francesi e musulmani, cui Amaubec dedica due grandi capitoli, così come tutto il resto del libro faranno rizzare i capelli alle élite islamofile. Ecco il solito pessimista, ecco l’ennesimo fautore dello scontro di civilità, diranno. Eppure basterebbe aprire i giomali sulle pagine di attualità – si pensi al muro ungherese per fermare i flussi incontrollati di immigrati clandestini – per rendersi conto che lo scenario dipinto da Arnaubec è tutt’altro che un delirio apocalittico.