Il diritto alla disconnessione è uno dei temi che Parigi sta affrontando nel processo di riforma del codice del lavoro. In alcune aziende è già una realtà.
Creare un diritto alla disconnessione e conteggiare il tempo in cui si gestisce il flusso di sms ed email professionali. Tra i tanti temi che il governo francese sta affrontando nella concertazione con sindacati e imprese per la riforma del codice del Lavoro c’è anche l’idea di regolamentare meglio l’attività su piattaforme digitali, tablet e smartphone. La consultazione di email e sms fa talmente parte della normale giornata che non viene infatti contabilizzata nell’orario di lavoro.
Eppure i sindacati continuano a insistere affinché sia posto un limite alle comunicazioni su dispositivi mobili quando si è fuori ufficio o durante i giorni festivi, nel momento in cui teoricamente dovrebbe cessare l’attività professionale. Una richiesta che ora può contare su un nuovo rapporto presentato al governo.
L’autore è Bruno Mettling, vicedirettore generale di Orange, responsabile delle risorse umane nel gruppo di telecomunicazioni, incaricato dall’esecutivo di studiare il fenomeno del lavoro digitale. Tra le 36 misure che il rapporto prevede c’è anche il diritto alla disconnessione. Il testo è stato presentato al nuovo ministro del Lavoro, Myriam El Khomri, e dovrebbe essere discusso nel prossimo incontro tra sindacati, imprese e governo previsto il prossimo 9 ottobre.
Il dibattito esiste da tempo in Francia e altrove in Europa. Gli ingegneri che lavorano per il Syndicat des sociétés d’ingénierie et de conseil et des bureaux d’études (Syntec) hanno raggiunto l’anno scorso un accordo per evitare messaggi dopo le 18 e durante i weekend. In Germania, Volkswagen ha deciso di sospendere le comunicazioni sugli smartphone professionali tra le 18.15 e le 7 del mattino, mentre in Gran Bretagna Price Minister ha instaurato una mezza giornata al mese senza email, per favorire gli scambi verbali tra i dipendenti.
di ANAIS GINORI
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su la Repubblica.it