Trump a Bush: “Io al 42%, tu al 3%. Tra poco vai fuori dal palco”

Si è conclusa così quella che è stata una vera lite nel dibattito di Las Vegas tra Donald Trump, l’outisider diventato il front runner, e Jeb Bush, sceso …

Si è conclusa così quella che è stata una vera lite nel dibattito di Las Vegas tra Donald Trump, l’outisider diventato il front runner, e Jeb Bush, sceso in campo come il candidato annunciato, con il sostegno dell’establishment, ma nella realtà mai entrato in gara. «Io sono al 42% tu al 3%, tra poco sarai fuori dal palco». Era stato comunque Bush il primo ad attaccare, chiamando Trump il «candidato del caos» e criticando il piano di chiudere le frontiere ai musulmani. «Questa non è una proposta seria, allontanerebbe da noi il mondo arabo in un momento in cui dobbiamo dialogare con loro», ha detto il figlio e fratello di ex presidente, della controversa misura che, stando ai sondaggi, viene appoggiata dalla maggioranza degli elettori repubblicani e sta aiutando il miliardario a consolidare il suo vantaggio. «Donald è un grande creatore di slogan, ma è il candidato del caos e sarebbe il presidente del caos, non il comandante in capo di cui abbiamo bisogno per mantenere il Paese al sicuro», ha poi aggiunto l’ex governatore della Florida, suscitando l’immediata reazione di Trump che ha definito la «fallimentare campagna» di Bush «un vero disastro». «Tu hai iniziato da questo punto Jeb – ha detto, indicando il centro del palco, l’ex conduttore tv famoso per il modo in cui eliminava i concorrenti di «The Apprentice » urlando «you are fired !» – ma ti stai muovendo sempre più di lato, presto sarai arrivato alla fine».

Distruggeremo lo Stato Islamico, assicurano i candidati repubblicani al dibattito della Cnn a Las Vegas.
Un dibattito tutto incentrato sul terrorismo che ha però avuto Donald Trump (soprattutto) e, in parte, Marco Rubio come principali bersagli delle esternazioni degli altri esponenti del Gop.

Per Trump ci sono state le reprimende soprattutto per la clamorosa uscita che promette di tenere lontani dagli Stati Uniti tutti i musulmani.

Mentre per il senatore della Florida, Rubio, c’è stata l’offensiva di Ted Cruz, il texano, che lo ha accusato di non essere abbastanza conservatore sulle questioni di sicurezza nazionale e immigrazione e di accompagnarsi a un liberal come il senatore Chuck Schumer di New York nel volere una sorta di “amnistia” per gli immigrati che sono illegalmente nel paese.

“Non possiamo dissociarsi dai musulmani che amano la pace”, ha detto Bush, l’ex governatore della Florida che sta cercando di rivitalizzare la sua asfittica campagna: “Donald è grande nelle battute, ma è un candidato del caos e sarebbe un presidente del caos”.

Anche il senatore Rubio, che a sette settimane dall’avvio delle primarie nell’Iowa è in crescita nei sondaggi, ha liquidato la proposta di Trump, attualmente in testa, secondo le indagini demoscopiche,  per la nomination alla candidatura presidenziale repubblicana nel 2016, come impossibile da realizzare.

L’uno dopo l’altro i candidati hanno enumerato le minacce terroristiche, radicali, islamiste e jihadiste per interrogarsi, come all’indomani degli attentati dell’11 settembre, sul giusto equilibrio tra sicurezza nazionale e protezione delle libertà individuali e della vita privata, e hanno promesso fermezza e determinazione rispetto alla presunta debolezza dell’attuale inquilino della Casa Bianca, Barack Obama.

Unica voce discordante, quella del senatore Rand Paul, rappresentante dell’ala libertaria del Gop: “Penso che se vietiamo alcune religioni, se censuriamo Internet, ad un certo punto i terroristi avranno la meglio”.

Contro Obama
Tutti compatti poi nell’attaccare Obama, ossessionato secondo loro dal ‘politicamente corretto’ e che ha messo a rischio le difese dell’America, per esempio accettando i profughi siriani: sul tema tutti hanno ribadito la loro opposizione all’accoglienza.

Da notare infine, che i due meglio posizionati nei sondaggi a livello nazionale, Trump e Ted Cruz, hanno sempre evitato la scontro diretto, schivando bene le domande e provocazioni dei moderatori della Cnn, che invece aveva utilizzato il loro possibile scontro per promuovere il dibattito. (New York Times, AGI)

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