Il leader di Syriza deve trovare un modo per rispettare l’accordo con i creditori, più duro rispetto ai precedenti, mentre non si è spostata di una virgola la logica dell’austerità.
Le vittoria di Alexis Tsipras nelle elezioni di domenica 20 settembre sembra simile a quella ottenuta a gennaio di quest’anno, ma è in realtà molto diversa. È simile per quanto riguarda il risultato elettorale che, come molti hanno osservato, sembra una fotocopia di quello emerso già all’inizio di quest’anno, a parte la significativa caduta di affluenza alle urne. Ma è molto diversa per il contesto in cui avviene e per il significato che assume in termini di mandato elettorale.
Dalla sbornia all’amaro calice
A gennaio Tsipras vinse sulla base di una campagna elettorale basata sul rifiuto dell’accordo firmato dal governo precedente con i partner europei, promettendo di sovvertire la logica della “austerità” e di ottenere un taglio del debito della Grecia nei confronti dell’Europa e del Fmi. Queste promesse scatenarono l’entusiasmo del popolo greco. Esse eccitarono anche gli animi di alcune frange della sinistra e di movimenti politici anti-Europa in altri paesi europei (Italia compresa), che andarono baldanzose a festeggiare ad Atene.
Poi le cose sono cambiate drasticamente. La dura trattativa con Bruxelles, o meglio con Francoforte, ha costretto Tsipras ad accettare un accordo anche più severo di quello precedente, e a rimandare a data da destinarsi qualsiasi richiesta di condono sul debito greco (oltre a licenziare il prode Varoufakis). L’amaro calice è stato trangugiato dal popolo greco a suon di referendum nel luglio scorso. Ed è stato di nuovo somministrato con le ultime elezioni, nelle quali il popolo greco ha dato un chiaro mandato a Tsipras: pur di restare nell’euro, esso è disposto ad accettare le imposizioni della Troika, per quanto indigeste. Con buona pace dell’ala estremista di Syriza, che non riesce neppure ad andare in Parlamento, e dei suoi simpatizzanti all’estero (si dice che domenica scorsa i voli Roma-Atene fossero vuoti). Il contesto è quindi ben più triste di nove mesi fa, e il calo di affluenza lo testimonia.
Il nuovo accoordo e la vecchia austerità
Dopo l’abile mossa di indire le elezioni-lampo e riuscire così a mettere nell’angolo l’opposizione interna al suo partito (chissà se qualcuno a Palazzo Chigi lo stà invidiando?), adesso Tsipras deve tornare al duro lavoro di mettere in pratica l’accordo sigliato ad agosto. Come abbiamo già avuto modo di commentare, quell’accordo contiene alcune misure condivisibili (allungamento dell’età pensionabile) e altre molto meno opportune (aumento dell’Iva). Le cospicue risorse finanziarie (oltre ottanta miliardi) ottenute dal governo greco in cambio degli impegni presi sono volte principalmente a finanziare la restituzione dei debiti della Grecia verso i suoi creditori internazionali, non a promuovere la crescita dell’economia greca e, con essa, la sostenibilità del debito greco nel lungo periodo. La logica della austerità non è stata modificata di una virgola. Morale: Tsipras ha vinto le elezioni, ma ha perso con l’Europa.
di Angelo Baglioni
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Voce.info