Se ce ne sarà bisogno, non ci sono ostacoli a un’estensione oltre i 3 mesi attualmente previsti dello stato d’emergenza, proclamato dopo il fallito golpe in Turchia. Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan. Anche se giovedì 21 luglio, nel giorno della ratifica in Parlamento, il vicepremier di Ankara aveva detto che il governo spera di essere in condizione di revocarlo già dopo “40-45 giorni”.
A quasi una settimana dal fallito golpe in Turchia, Erdogan ha intanto aggiornato il bilancio dei feriti, che sono 2.185. In precedenza, lo stesso capo dello Stato aveva fissato il numero a circa 1.500. Confermato invece il bilancio di 246 vittime, esclusi i golpisti.
Erdogan, inoltre, ha rivelato che la notte del fallito golpe in Turchia “ho chiamato il mio capo dell’intelligence, ma non sono riuscito a parlarci”. Il presidente turco nei giorni scorsi aveva raccontato di aver appreso del tentativo di putsch dal cognato. “È molto chiaro che ci sono state falle e carenze significative nella nostra intelligence, non serve a niente cercare di nasconderle o negarle. L’ho detto al capo dell’intelligence”. In poche parole, la notte turca è ancora buia. E lunga.