“È assurda la notizia che il generale Campbell sarebbe coinvolto in qualcosa del genere. È un mio amico personale e si dà il caso che io sappia che adesso sta facendo molte cose, e tra queste non c’è pianificare un colpo di stato in Turchia. Non so proprio da dove sia potuta venire questa notizia”. Così il capo di stato maggiore Usa, il generale Joseph Dunford, ha commentato le accuse lanciate da media turchi pro-Erdogan di un coinvolgimento del generale in pensione John Campbell nell’organizzazione del golpe, per conto della Cia.
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Dunford ha anche reso noto di aver sentito due volte dopo il putsch il suo collega turco, Hulusi Akar, sequestrato dagli insorti la notte del golpe, che lo avrebbe rassicurato sul mantenimento degli impegni di Ankara nella lotta all’Isis: “Le operazioni che stiamo conducendo dalla Turchia sono in quasi tutti i modi tornate alla normalità”.
Erdogan continua le epurazioni: altri 47 arresti
In Turchia sono stati spiccati mandati d’arresto nei confronti di 47 ex dipendenti del quotidiano Zaman, in un ulteriore sviluppo delle grandi epurazioni lanciate dopo il tentato golpe del 15 luglio. I mandati d’arresto riguardano “dirigenti e personale di Zaman, compresi editorialisti”, ha riferito un funzionario dietro garanzia di anonimato, definendo la versione del giornale diffusa sino allo scorso marzo la “portabandiera dei media favorevoli” al predicatore Fethulla Gulen, considerato da Ankara il regista del fallito colpo di Stato. Zaman, nel mirino di un giro di vite sull’informazione compiuto nella primavera di quest’anno, ha visto molti licenziamenti e il lancio di una nuova linea editoriale.
Secondo lo stesso funzionario, questi ex dipendenti del quotidiano Zaman non sono stati colpiti dal mandato d’arresto per quello che hanno scritto in passato, ma perché alcuni “hanno potuto conoscere da vicino la rete tessuta da Guelen e in quest’ottica potrebbero essere utili all’inchiesta”. Fra le persone ricercate dalla magistratura figurano un ex direttore di Zaman, Abdulhamit Bilici, e altri due ex direttori di Today’s Zaman (la versione inglese che però è stata cancellata a marzo dopo il commissariamento dell’omonimo gruppo editoriale), Sevgi Akarcesme e Bulent Kenes, secondo il quotidiano Hurriyet. Faruk Akkan, l’ex direttore generale dell’agenzia di stampa Cihan, anch’essa appartenente al gruppo Zaman, è stata oggetto di un mandato di arresto.
A inizio marzo, quando il governo di Erdogan aveva commissariato il quotidiano Zaman che aveva una tiratura di 650.000 copie, il suo direttore era stato licenziato in tronco e i difensori del giornale che manifestavano contro questo provvedimento dispersi brutalmente dalla polizia. Washington e l’Unione europea avevano criticato l’operazione.
Davide
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Mulder
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Non sembrava esistere nel Paese, una maggioranza tale da richiedere un golpe. I pochi dissidenti, non avrebbero mai intentato un golpe senza l’appoggio della Cia.. che e’ fallito, per la mancata uccisione di Erdogan. Sembra che gli aiuti di Israele e della Russia siano stati determinanti.
Ora si sventolano le repressioni, la liberta di stampa, mentre nessuno osa criticare Washington per l’appoggio al golpe; Obama tace, colpevolmente. Non deve rispondere un Generale alle gravi accuse fatte agli USA, ma il Presidente..!!! Daltonde i Golpe sono uno dei Tools preferiti dalla CIA..!
Chi fosse Erdogan era ben chiaro a tutti, ma quando serve ai propri scopi… non si va per il sottile, come per i Sauditi, grandi amici dell’occidente.
Ora gli Usa lo hanno incoronaro Sultano, e lui ne approfittera’. Resta il fatto che se ora la Turchia si sposta ad Est, a Washington quali opzioni resteranno ancora ?? La loro politica Estera’ e’ sempre stata Fallimentare, ma ora hanno battuto ogni record di imbecillita’… Speriamo solo che questo porti ad un riequilibrio delle poste in gioco..
Cesare58
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