Dopo le polemiche a distanza con il premier Renzi, il presidente della Commissione europea sbarca a Roma. Ma secondo i francesi non punta sul nostro Paese per il rilancio dell’Ue. Brexit, Cameron “spaventa” la Gb.
Jean-Claude Juncker arriva venerdì 26 febbraio in visita di cortesia a Roma: la cortesia è proprio ciò che è crudelmente mancato nei suoi rapporti con Matteo Renzi nelle ultime settimane, ma ora è il momento della riconciliazione tra il presidente della Commissione europea ed il presidente del Consiglio italiano.
I due parleranno certamente delle proposte inviate a Bruxelles dal ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, per correggere l’Europa: un documento di 9 pagine che in particolare reclama l’istituzione di un ministro delle Finanze unico per l’Eurozona, l’emissione di eurobond per gestire la crisi migratoria e la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in un vero Fondo monetario europeo; Renzi ha assicurato che “l’Italia non chiede più flessibilità, fa delle proposte e non batte più i piedi come un bambino che fa i capricci. In un momento storico in cui, come scrive sul quotidiano economico francese “Les Echos” il suo corrispondente da Roma Olivier Tosseri, la cancelliera tedesca Angela Merkel è in difficoltà, il presidente francese François Hollande è indebolito, il primo ministro britannico David Cameron è alle prese con la Brexit e la Spagna è senza governo, Renzi insomma ritiene di essere il leader europeo meglio piazzato per fare finalmente sentire la voce del suo paese e ripete continuamente che “l’Italia non è più il problema dell’Europa”.
Tuttavia, conclude “Les Echos”, non è affatto sicuro che Jean-Claude Juncker pensi che l’Italia sia la soluzione dei problemi.
Brexit, Cameron: “Con uscita dall’Europa prezzi più alti”
A causa dei dazi e della maggiore tassazione, in caso di Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, i prezzi dei beni e dei servizi in Gran Bretagna aumenteranno a dismisura: lo ha detto il primo ministro conservatore, David Cameron, nel pieno della sua offensiva contro gli euroscettici in vista del referendum che si terrà il prossimo 23 giugno. Il premier Tory ha citato apertamente i prezzi “dei beni primari”, “dei voli e delle vacanze”, in una spirale inflazionistica che potrebbe essere causata anche dal venire meno di alcune spinte competitive, in quanto molte aziende potrebbero lasciare il Regno Unito o diminuire le loro attività sul territorio. In supporto di Cameron, del resto, diverse compagnie aeree come Easyjet negli ultimi giorni hanno affermato che le regole comunitarie hanno finora contribuito a mantenere i prezzi dei voli bassi. “Penso che ci si debba soffermare sul commercio – ha detto Cameron – e da quando abbiamo aderito all’Ue i prezzi dei voli e delle vacanze sono scesi. Questo è qualcosa a nostro vantaggio”. Poi, l’affondo finale: “C’è un rischio concreto, se usciamo. Avremmo meno posti di lavoro, meno investimenti e prezzi più alti”.
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