Dopo le motivazioni della condanna dell’appuntato Mirco Basconi ad Ancona, la reazione del Coisp e dell’associazione ConDivisa: “Distanza abissale dei giudici dalla realtà”. “Il nostro dovere di ‘cretini’ in divisa è esattamente questo“: catturare i banditi”.
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Esiste una “distanza abissale” tra forze dell’ordine e magistratura. Da una parte chi combatte ogni giorno la criminalità sul campo, col rischio di lasciarci la pelle; dall’altra chi si limita a scrivere sentenze, ricostruire l’accaduto ex post, versare fiumi di inchiostro per spiegare che quel carabiniere, agente o poliziotto non avrebbe dovuto sparare.
La ferita aperta dalla condanna dell’appuntato dei carabinieri di Ostra Vetere, Mirco Basconi, versa ancora sangue caldo. L’irritazione negli ambienti militari e della polizia è tangibile. A molti sembra eccessiva la pena di un anno di galera per aver sparato alle ruote di un’auto carica di banditi. Se non assurda. L’appuntato (di fatto) è colpevole di aver avuto molta sfiga: se quel proiettile non fosse rimbalzato sull’asfalto, non avesse bucato il lunotto posteriore e il cranio del ladro albanese, non saremmo qui a parlarne. Ma è successo.
E il Gup di Ancona, Francesca Zagoreo, non ha esitato a dichiararlo colpevole di omicidio colposo per uso improprio dell’arma di servizio. Secondo la toga, Basconi non avrebbe dovuto sparare contro il Mercedes, nonostante fosse in pericolo la vita di alcune persone radunate ad una festa di paese lì vicino. Avrebbe dovuto chiamare i rinforzi, oppure premere il grilletto verso il cielo. E così addio cattura.
Il Coisp difende il carabiniere
“C’è una abissale distanza fra le teorie di chi pensa di poter parlare di fare sicurezza da dietro una scrivania e chi passa le notti in mezzo alla strada“, dichiara Franco Maccari, Segretario generale del Coisp. Chi lavora nelle volanti, esce ogni giorno “sapendo che può accadere qualsiasi cosa e che si può morire nel modo più inaspettato“. Eppure chi giudica sembra non capirlo. Sembra non comprendere che gli istanti di conflitto con un bandito sono molto più confusi, problematici ed adrenalinici di come appaiano ricostruiti a tavolino. Forse i magistrati dovrebbero trovarsi almeno una volta in quella situazione – è il ragionamento di Lia Staropoli (presidente associazione “ConDivisa”) – per capire la drammaticità del momento: “I Carabinieri si trovano quotidianamente esposti a conflitti a fuoco, accoltellamenti e con la stessa frequenza vengono travolti da veicoli in fuga. Possono trovarsi di fronte un killer della ‘ndrangheta, un terrorista o un malvivente armato. Se gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine non possono sparare quando percepiscono il pericolo per la propria vita e per la vita dei cittadini, allora vengano i Giudici a difendere i cittadini da ogni sorta di criminale senza scrupoli e ad arrestare i malviventi“. Poi vediamo cosa succede.
Perché in fondo poliziotti e carabinieri vorrebbero essere sempre all’altezza delle aspettative. Ma come si ferma un malvivente in fuga dopo 3 rapine e un furto, senza adoperare l’arma? “Dobbiamo farlo con la sola forza del pensiero!”, grida ironico il segretario del Coisp. “Con le dotazioni di servizio no, per carità! Altrimenti è eccesso colposo. E se poi un collega finisce scaraventato in un burrone durante una colluttazione con un fuggitivo e muore, chi se ne frega!“.
Già, perché alla ferita di Ancona si aggiunge quella di Francesco Pischedda, il poliziotto 29enne morto a Lecco durante l’inseguimento di un bandito. Lui non ha sparato, e ci ha lasciato le penne. Mentre Basconi è vivo, ma con la fedina penale sporca. Un controsenso. “Un fedele servitore dello Stato è stato messo alla gogna per aver fatto il proprio dovere – precisa Maccari -. Si possono scrivere anche fiumi di inchiostro in motivazioni di sentenze che però, di fatto, restano basate su valutazioni che nulla hanno a che fare con la durissima realtà di decisioni prese in mezzo secondo in una notte in cui qualcuno, del quale non conosci le intenzioni, sta forzando un blocco per scappare chissà dove dopo aver fatto chissà cosa, e tutto questo mentre tu sai che hai la responsabilità di impedire che la faccia franca o che, peggio ancora, possa tornare a delinquere“.
Perché in fondo, “il nostro dovere di ‘cretini’ in divisa è esattamente questo“: catturare i banditi. Ma lavorare a guardie e ladri non è mai stato così difficile. “Girarci dall’altra parte o lasciarlo scappare non ci riesce”, conclude amaro il segretario del Coisp. “Pur sapendo, purtroppo, che potrebbe costarci o la vita o l’inferno giudiziario successivo“. Con una magistratura mai clemente.
Fonte: Il Giornale
nerio
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Cesare58
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nerio
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peter pan
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Carissimo robyuan, sono totalmente d’accordo con te.
Due frasi sentite recentemente mi fanno pensare che ci sia ormai un sentimento di resa da parte delle forze dell’ordine: la prima, riferita da un amico: “appuntato, gli zingari mi hanno rubato questo, quello…. beh! cosa vuole, anche loro devono mangiare” e la seconda, meglio ancora: “ma cosa vuole che interveniamo, tanto anche se lo arrestiamo domani è già libero…”.
Non sono tutelati i nostri amici, sono lasciati allo sbando, non è mica come a law and order, qui siamo a “armiamoci e partite”, altrimenti rischi il posto e magari devi anche rimborsare il povero malfattore.
E’ un’autentica vergogna e di eroi ormai ce ne sono rimasti pochi, tanto, tanto pochi.
Una prece.
robyuankenobi
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