Dopo la bagarre in Aula, il Senato rinvia il ddl Cirinnà a dopo il “Milleproroghe”. Rumors da Palazzo Chigi: Renzi toglie le adozioni. La senatrice dem: “Ho sbagliato a fidarmi del M5S, con la politica ho chiuso”.
A Palazzo Madama la discussione sul ddl Cirinnà parte tutta in salita e con un nuovo rinvio. Il provvedimento, dopo il dietrofront dei 5 Stelle, contrari al “supercanguro” – (o emendamento Marcucci) che avrebbe permesso di tagliare le oltre 5mila proposte di modifica presentate dal Carroccio – e la “pausa di riflessione” chiesta dal capogruppo dem Luigi Zanda, tornerà in aula soltanto il 24 febbraio, dopo l’esame del milleproroghe. La Lega però, proponeva di procedere coi lavori. “Si cominci a lavorare, si voti – aveva detto il capogruppo Gian Marco Centinaio -. E se avete la maggioranza come dite di avere, perché avete fatto gli sbruffoni fino a ieri e adesso fate i cacasotto? Votiamo”.
Tutto è iniziato col rifiuto del canguro da parte dei 5 Stelle, che ha scatenato le critiche degli elettori del Movimento e degli attivisti Lgbt, che rivolgono un appello ai parlamentari M5s. E che la relatrice del ddl Monica Cirinnà ha commentato con amarezza: “Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento 5 Stelle e pagherò per questo – ha detto ai cronisti a Palazzo Madama -. Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera politica con questo scivolone. Ne prendo atto”.
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La mancata approvazione del canguro, secondo Marcucci, determinerebbe il ritorno del ddl “in commissione”. In questo modo, dice, di fatto “sarà morto“. Nel Pd, poi, le divergenze tra maggioranza e cattodem non trovano una sintesi sulle adozioni, che Renzi, scrive il Corriere della Sera, a questo punto pensa di stralciare. Così troverebbe anche l’intesa con Alfano. “Dobbiamo capire – avrebbe detto ai suoi – se andare avanti oppure se è più saggio stralciare la stepchild adoption per trovare in aula una maggioranza che faccia passare questa legge, che è e resta il nostro obiettivo principale“.
Zanda chiede il rinvio. Lega insiste sullo stralcio del canguro – La sospensione della seduta di oggi segue la proposta del capogruppo del Pd Luigi Zanda, che aveva chiesto al presidente del Senato Pietro Grasso la convocazione della Conferenza dei capigruppo e qualche giorno di “riflessione” spiegando che l’intenzione del partito è arrivare a “una buona legge” e che serviva tempo per riannodare dei “fili politici” rotti dopo il dietrofront dei 5 Stelle. “Pensiamo che sia un traguardo alla nostra portata, che noi fortemente vogliamo ma dobbiamo registrare che ieri si è verificato un fatto politico nuovo”, aveva detto Zanda. L’obiettivo era quello di fare passare il canguro, ipotesi a cui – oggi come ieri – la Lega oppone.
“Prima lo ritiriamo e poi andiamo alla capigruppo”, aveva replicato il leghista Roberto Calderoli attaccando il Pd. “Giocate a trattare di mattina con noi – diceva ancora – e la sera con M5S e non andate da nessuna parte”. Infine, la battuta: “Evitiamo che una legge di una animalista sia approvata col canguro…”. Le agenzie riferiscono che dai banchi di Ncd sono arrivate urla: “Ma come?”. La capogruppo M5S Nunzia Catalfo era intervenuta per dire che il movimento “è categoricamente contro il rinvio della legge”. “Ritirate tutti gli emendamenti inutili – chiedeva – le ‘bigottaggini‘ e gli emendamenti canguro per portare la legge qui in aula senza rimandare oltre”. Favorevoli al rinvio invece Forza Italia e l’Ap. “Io mi auguro” che permetta di “riaprire la discussione nel merito del provvedimento”, ha detto il capogruppo di Fi Paolo Romani. e anche secondo il capogruppo di Ap Renato Schifani una pausa servirà per “ripristinare una serie di rapporti politici su questa legge”.
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Rissa sfiorata tra Bottici e Bencini – In questo clima si è sfiorata anche la rissa tra M5S ed ex del movimento: mentre parlava la Catalfo sono volate parole grosse tra Alessandra Bencini, oggi Idv, e alcuni senatori grillini quando Laura Bottici, questore del Senato, ha cominciato a inveire contro Bencini. Un altro questore, Antonio De Poli dell’Udc, l’ha fermata facendo scudo con le braccia. “I questori dovrebbero mantenere l’ordine…”, commentava Grasso mentre alcuni senatori gli urlavano “espellile”.
Renzi pensa allo stralcio dell’articolo sulle adozioni – Matteo Renzi, stando ai retroscena, ora non esclude lo stralcio dell’articolo 5 della legge, il più contestato, quello sull’adozione del figlio del partner o “stepchild adoption”. “Dobbiamo capire – scrive il Corriere della Sera che riporta quanto il premier avrebbe detto ai suoi – se andare avanti oppure se è più saggio stralciarla per trovare in aula una maggioranza che faccia passare questa legge, che è e resta il nostro obiettivo principale“. Del resto dopo lo strappo del M5S il partito del premier deve scegliere. Se tiene il punto dovrà trovare una maggioranza interna in grado di votare in autonomia la Cirinnà, cosa non semplice vista l’opposizione dei cattodem alla stepchild ma possibile, forse, con il sostegno dei verdiniani. L’alternativa è appunto eliminare quell’articolo per portare a casa almeno le unioni civili, trovando un accordo con Angelino Alfano che a quel punto avrebbe vinto la partita visto che è nota la sua opposizione alla stepchild. In questo modo però si scontenterebbero ampie frange del Pd – difficile dimenticare il tweet dell’eurodeputato Daniele Viotti secondo il quale “i senatori Di Giorgi, Lepri e i cattodem hanno rotto il cazzo” – e del Paese.
Marcucci: “Se si torna in commissione la legge muore” – Per Marcucci il ritorno del ddl in commissione comporterebbe la morte del provvedimento. Il firmatario del canguro condivide anche la delusione della Cirinnà: “Le responsabilità sono chiare. C’erano tutte le condizioni per andare avanti e approvare la legge. Ma il M5S ha scelto di cambiare idea”. E ancora: “Se siamo tranquilli? Dopo la presa di posizione degli M5S nessuno è tranquillo sulla sorte di questo provvedimento, neanche io. Credo che nella tattica parlamentare, fidarsi degli M5s sia stato un errore”. L’ipotesi del ritorno in commissione non viene esclusa nemmeno dalla senatrice cattodem Rosa Maria Di Giorgi, contraria all’articolo 5 sulla stepchild adoption. “Dobbiamo vedere in questo lasso di tempo quali saranno i soggetti davvero affidabili con cui mandare avanti questa legge. Ora vedremo cosa accadrà – prosegue – non escludo un ritorno del testo in Commissione. Probabilmente si dovrà ripensare, comunque, un percorso parlamentare”.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato dal Fatto Quotidiano