Prove di “first family” in diretta tv. Il Trump-show è in prime time, su Cnn, con tutta la famiglia schierata. Il clan scende in campo per sostenere la candidatura del tycoon alla Casa Bianca, adesso che la battaglia è giunta “in casa”, sulla soglia della Trump Tower nel cuore di Manhattan. Per dire all’America che in ballo non c’è solo l’urlo dell’antipolitica.
Loro, i Trump, hanno il volto, la postura, il legame necessari per andare fino in fondo, pronti a modo loro per il “ritratto di famiglia” al civico 1600 della Pennsylvania Avenue. Questo succede mentre tutto intorno continua il terremoto che ha gettato nel caos il partito repubblicano ancora scosso dal “fenomeno” Trump. Botta e risposta, liti furiose, adesso sono sul “sistema” elettorale, con i contendenti Trump e Cruz che litigano sull’attribuzione dei delegati. “Una truffa” attacca Trump. Questa volta a scatenare la sua ira è l’assegnazione di 34 delegati del Colorado al rivale Ted Cruz, avvenuta senza voto. Ma sono le regole, rispondono i vertici del partito, e “i candidati dovrebbero conoscerle”.
Ma il “Trump contro tutti” non si ferma: ce l’ha – di nuovo – anche con la stampa. “Non sono onesti” tuona minacciando di boicottare la tradizionale cena dei corrispondenti alla Casa Bianca del prossimo 30 aprile. Non tutta la stampa però: a New York, dove si vota il 19 aprile, il tycoon incassa l’appoggio del New York Observer, di proprietà del genero Jared Kushner, marito di Ivanka. La famiglia che giunge in soccorso. Come nell’intervista a 360 gradi in prima serata cui si dice tutto, ma forse niente di più di quanto l’America ha appreso negli anni dai rotocalchi e dalle cronache della New York che conta. La moglie straniera, immigrata “regolare”, giovane e bella. Che all’inizio non parlava molto e tutt’ora sembra centellinare le apparizioni. La figlia Ivanka, vera testimonial con il tono da first lady.
Lei, cara amica di Chelsea Clinton (“Io sono molto orgogliosa di mio padre, così come lei lo è di sua madre”), si dichiara “indipendente” ma “senza dubbi su chi votare a novembre”. Composta e misurata, sul palco due settimane dopo essere diventata madre per la terza volta. Ci sono anche Eric, Donald Jr. e la giovane Tiffany, ma è su Ivanka che si concentra l’attenzione. “Viene attaccato da tutte le parti, lui non fa altro che difendersi”, dice del padre. Anche sulle donne e le accuse si maschilismo: “Parlano i fatti – insiste -, basti guardare alle donne che ha assunto negli anni e alla carriera che hanno fatto. Gli altri parlano di eguaglianza di genere ma non ci sono le prove”. Quello sciocco errore poi, ignorare la scadenza per la registrazione al voto alle primarie di New York (Ivanka ed Eric non potranno votare), trasformata in una ‘opportunità’ con l’abilità dei migliori pr – “È un sistema particolare. Ma è stato istruttivo, adesso ci siamo applicati per illustrarlo agli altri” – è il lato migliore del ‘marchio Trump’ che può fornire un incentivo agli indecisi.
Sfida anche in casa democratica tra Clinton e Sanders
Intanto la battaglia per New York è al centro della sfida anche sul fronte democratico e, in attesa del faccia a faccia tra Hillary Clinton e Bernie Sanders nel duello televisivo di giovedì 14 aprile a Brooklyn, il popolo di Bernie è disceso su Manhattan: sulle note dei “Vampire Weekend” e con la presenza di personaggi del calibro di Spike Lee, Rosario Dawson, Tim Robbins, al megaraduno con circa 20mila persone e in una location strategica ed evocativa come Washington Square.
Per motivi di sicurezza il parco che ospita l’evento in serata è stato chiuso sin dalla mattina e per tutto il giorno un elicottero ha ininterrottamente sorvolato l’area. Intanto Hillary Clinton è intervenuta alla National Action Network, la non profit fondata dal reverendo Al Sharpton, ricordando che “la lotta al razzismo non è finita”. Prima di spostarsi nel Bronx.
Sanders cerca “benedizioni” in Vaticano
Parlerà per una decina di minuti venerdì 15 aprile in Vaticano Bernie Sanders, il candidato presidenziale democratico invitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze sociali per partecipare a un convegno commemorativo dell’enciclica “Centesimus annus”. “Quello che intendo dire che non è accettabile da un punto di vista morale, economico o ambientale che così poche persone abbiamo così tanto e che l’avidità stia dilagando ovunque”, ha anticipato il senatore del Vermont all’Ap, mentre sta facendo campagna a New York in vista delle primarie di martedì 19 aprile. Sanders partirà per Roma subito dopo il duello tv di giovedì 14 con la frontrunner democratica, Hillary Clinton.
Giudice del New Jersey: “Cruz candidabile”
Sembra senza alcun fondamento la tesi, sostenuta dal frontrunner repubblicano Donald Trump, che il suo rivale Ted Cruz, con padre cubano e madre americana, non sia candidabile alla Casa Bianca perché nato in Canada: un giudice del New Jersey ha stabilito che il senatore del Texas è americano “per nascita” e potrà quindi presentarsi alle primarie repubblicane in questo Stato, in programma il 7 giugno. Secondo il giudice è “cittadino per nascita quel bimbo nato da padre o madre americani, o entrambi”. Un caso analogo contro Cruz era stato sollevato, senza successo, anche in Pennsylvania, dove gli elettori repubblicani saranno chiamati a indicare la loro preferenza il 26 aprile. In ogni caso l’ultima parola sulla candidabilità di Cruz alla presidenza, se fosse eletto, spetterebbe alla Corte suprema.