E’ un’intervista destinata a far scalpore, sebbene quotidiano che la pubblica “Repubblica” abbia cercato di annacquarla. Il vero titolo era “Via dall’euro, con l’austerità non c’è futuro” hanno preferito un più neutrale “Quella contro l’austerity e’ una battaglia persa”. Resta però la sostanza.
Luigi Zingales, economista della University of Chicago, stronca i tentativi di Renzi di strappare qualche decimale di flessibilità per la semplice ragione che il vero nodo è strutturale. Le schermaglie non servono a nulla.
«Il problema non è qualche punto decimale di flessibilità, ma la vera struttura dell’ unione monetaria. Senza una politica fiscale comune l’ euro non è sostenibile: o si accetta questo principio o tanto vale sedersi intorno a un tavolo e dire: bene, cominciamo le pratiche di divorzio. Consensuale, per carità, perché unilaterale costerebbe troppo, soprattutto a noi».
Parola di Zingales, che alla domanda su cosa dovrebbe fare l’Italia per sbloccare l’austerità di marca tadesca, la risposta è netta:
«Di certo smetterla di elemosinare decimali da spendere a scopi elettorali rendendosi poco credibile. Dovrebbe invece iniziare una battaglia politica a livello europeo. Dire chiaramente che alle condizioni attuali l’ euro è insostenibile. O introduciamo una politica fiscale comune che aiuti i paesi in difficoltà o dobbiamo recuperare la nostra flessibilità di cambio. Tertium non datur.
Il rischio per gli italiani è quello di finire come la rana in pentola: se la temperatura aumenta lentamente non ha la forza per saltare fuori e finisce bollita. Il nostro Paese non cresce da vent’ anni. Quanto ancora possiamo andare avanti?
Certo, Zingales continua a credere che una politica fiscale europea potrebbe risolvere i problemi di molti Paesi europei ma realisticamente sa che la Germania non si scosterà dall’attuale linea.
Alla Germania conviene che questa situazione continui all’ infinito. È difficile che qualcuno cambi idea se non gli conviene, a meno che non sia costretto a farlo. I tedeschi temono di pagare il conto delle spese altrui e su questo non hanno tutti i torti.
Dunque nulla cambierà. E l’Italia deve scegliere: se non vuole morire dissanguata lentamente deve trovare altre soluzioni. Ne resta una sola: uscire dall’euro, come sostengono da tempo Alberto Bagnai e gli economisti che gravitano attorno ad Asimmetrie.
E se Renzi fosse davvero il premier di rottura che pretende di essere, coglierebbe l’occasione per avanzare con forza la questione, anzi per porla al primo posto nell’agenda del Paese. Altro che Olimpiadi, altro che riforma costituzionale. Tutto è inutile senza crescita economica.
Ma questo coraggio,Renzi non ce l’ha. Preferisce, al solito, la propaganda e le schermaglie verbali, come se bastasse parlare bene per salvare un Paese.
di Marcello Foa
tratto dal blog Il Cuore del Mondo pubblicato da il Giornale, che ringraziamo
robyuankenobi
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originariamente inviato da Cesare58: Il Duce è morto, ma più la situazione diventa tragica e maggiori sono le possibilità che nasca un nuovo Duce. Alla fine, di tutti i sistemi di governo, la “Dittatura illuminata” è quella che fa meno danni. Il problema è il grado di “illuminazione” dell’ipotetico duce, e noi all’orizzonte non vediamo menti particolarmente illuminate in grado di guidare il Paese fuori dalle secche.
Cesare58
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Alla fine, di tutti i sistemi di governo, la “Dittatura illuminata” è quella che fa meno danni. Il problema è il grado di “illuminazione” dell’ipotetico duce, e noi all’orizzonte non vediamo menti particolarmente illuminate in grado di guidare il Paese fuori dalle secche.
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