Tira un’aria tossica. Per la prima volta dall’inizio della campagna il repubblicano è stato costretto a rinviare un raduno a Chicago, per motivi di sicurezza, dopo che molti suoi contestatori erano entrati nell’arena dove era atteso per un comizio. La decisione, resa nota dal suo staff, è stata presa dopo un incontro tra Trump e le forze dell’ordine.
Il giorno successivo il Servizio Segreto e’ salito sul palco per proteggere Trump da un possibile attacco, un uomo a pochi metri nella folla dava segni di squilibrio trascinando una bandiera americana e urlando slogan:
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Sempre più tesa quindi l’ atmosfera intorno ai comizi del candidato repubblicano. Un uomo che aveva partecipato ieri a un comizio di Trump in North Carolina e’ stato arrestato dopo aver colpito a pugni in viso un giovane nero che protestava, “la prossima volta, dovremmo ucciderlo”, ha detto. Lo stesso Trump alimenta la violenza ai suoi comizi, di chi protesta – quasi sempre neri – dice: “Un tempo si portavano via in barella”, “colpitelo duramente”, “dategli quel che si meritano e sbatteteli fuori”.
Poco prima, ad un comizio a St. Louis, nel Missouri, la polizia aveva arrestato 31 persone. Intanto, Barack Obama definisce la campagna presidenziale dei candidati repubblicani “una fantasia, scherni da cortile scolastico, un network di home shopping”, e ha citato Trump come ”il tizio che è sicuro che sono nato in Kenya”. A suo avviso, il magnate è ”la distillazione di ciò che è successo nel loro partito in oltre un decennio… Questo e’ il messaggio che è stato alimentato: che tu neghi l’evidenza della scienza, che il compromesso è un tradimento”. (Ansa)
Due ufficiali di polizia feriti e cinque persone arrestate rappresentano il bilancio degli incidenti al comizio di Donald Trump a Chicago, che hanno costretto il frontrunner repubblicano a cancellare il raduno. Lo riporta la Cnn on line. Uno degli agenti è stato colpito alla testa con una bottiglia. Secondo la Nbc che cita il Chicago Fire Department, i feriti sarebbero in tutto sei, di cui tre con ferite di entità minore. E’ la prima volta dall’inizio della campagna elettorale presidenziale che Trump è costretto a cancellare un raduno, rinviandolo ad altra data per motivi di sicurezza. La decisione, resa nota dal suo staff, è stata presa dopo un incontro tra Trump e le forze dell’ordine.
L’annuncio dell’annullamento del comizio è stato accolto con rumorose grida di gioia dai contestatori. ”Abbiamo fermato Trump! Abbiamo fermato Trump!”, hanno gridato. ”Razzisti, tornatevene a casa!”, hanno scandito verso i sostenitori del magnate, che hanno replicato: ”Vogliamo Trump, vogliamo Trump”. Finora nessun confronto fisico tra i due campi. In precedenza decine di dipendenti dell’Università dell’Illinois, dove era previsto l’evento, avevano chiesto all’amministrazione dell’ateneo di cancellarlo nel timore che potesse creare ”un clima ostile e fisicamente pericoloso” per gli studenti.
Intanto, nuovo attacco di Barack Obama alla campagna presidenziale dei candidati repubblicani e al loro frontrunner, Donal Trump. Intervenendo ieri sera a una raccolta fondi dei Democratici a Austin, Texas, il presidente Usa ha definito il dibattito interno al Gop come “una fantasia, scherni da cortile scolastico, un network di home shopping”, e ha citato Trump come ”il tizio che è sicuro che sono nato in Kenya”. A suo avviso, il magnate è ”la distillazione di ciò che è successo nel loro partito in oltre un decennio…Questo e’ il messaggio che è stato alimentato: che tu neghi l’evidenza della scienza, che il compromesso è un tradimento, che l’altra parte non ha semplicemente sbagliato ma sta distruggendo il Paese. O tradendolo”. Il presidente Barack Obama ha nuovamente respinto l’idea di essere responsabile dell’attuale clima politico: ”il concetto è Obama ci ha resi pazzi”, Ma, riferendosi ai repubblicani, ha aggiunto che ”la loro reazione verso di me è folle e ora è andata fuori controllo”.
Donald Trump, nonostante tutto, marcia verso la conquista della Florida. E lo fa a suo modo, lanciando tre promesse che suonano come le ennesime provocazioni: stop alla carta verde per gli stranieri perché danneggia i lavoratori americani; stop ai musulmani che “odiano” gli Stati Uniti e l’intero Occidente; invio di 20-30 mila soldati in Medio Oriente per schiacciare definitivamente l’Isis in una sorta di guerra lampo. Stavolta a contrastarlo, nell’ultimo dibattito televisivo prima del voto di martedì 15 marzo, non c’era praticamente nessuno: niente insulti sul palco della università di Miami, niente eccessi verbali, niente attacchi personali.
A regnare e’ stato il politicamente corretto, forse per rispondere a chi ha accusato la compagine del Grand Old Party (Gop) di portare avanti una campagna elettorale volgare e dai toni violenti. Un confronto così pacato tra Donald Trump e i suoi avversari non si era mai visto, a tratti soporifero. Tanto che sui social media qualche commentatore politico si e’ chiesto ironicamente cosa avessero messo nell’acqua. Lo stesso tycoon, riscopertosi ‘buono’ e capace di assumere un piglio decisamente più presidenziale, si e’ meravigliato di tanta civiltà. Difficile dunque che tale appuntamento possa cambiare gli equilibri e le sorti del nuovo ‘Super Tuesday’. Una tornata delle primarie repubblicane che può rivelarsi decisiva per la nomination. Si vota infatti non solo in Florida, ma anche in Ohio, Illinois, North Carolina e Missouri. In totale ci sono in palio 350 delegati, tutti da assegnare con la regola del ‘winner-takes-all’, chi vince piglia tutto.
E per Trump l’en plein e’ dietro l’angolo, forte anche dell’endorsement a sorpresa di Ben Carson, l’ex chirurgo ritiratosi dalla corsa giorni fa e che porta in dote soprattutto i voti di buona parte della comunità evangelica. Secondo i sondaggi Trump e’ praticamente in testa in tutti e cinque gli Stati al voto martedì. Poche speranze per Marco Rubio e John Kasich, che rischiano la figuraccia nelle rispettive roccaforti (Florida e Ohio) col risultato di trovarsi definitivamente fuori dai giochi. A quel punto a contrastare il tycoon rimarrebbe solo il senatore Ted Cruz, ma anche lui con scarse chance di prevalere.
Rubio in particolare nelle ultime ore gioca la carta della disperazione: dipinge Trump come colui che distruggerà il partito repubblicano, oltre a consegnare la Casa Bianca a Hillary Clinton. E addirittura invita i suoi sostenitori a non votarlo in Ohio concentrando le preferenze su Kasich. Tutto pur di non far vincere il tycoon. Che si sente così sicuro da essere l’unico sul palco di Miami a difendere il disgelo con Cuba voluto da Barack Obama: e’ ora di cambiare politica – ha detto – dopo 50 anni ci vuole “un grande accordo”. Con buona pace dei sue senatori di origine cubana al suo fianco.