Tutti i testi depositati a Camera e Senato e che giacciono nei Palazzi della politica romana per superare i privilegi della classe dirigente. Fornero per tutti e abolizione degli assegni sine die quelle più “gettonate”.
Tra i più agguerriti c’è Matteo Richetti del Partito democratico. Che il vitalizio dei parlamentari vorrebbe rottamarlo una volta per tutte. Usando la clava dei coefficienti della legge Fornero per il calcolo delle pensioni non solo sui lauti assegni mensili incassati da ex onorevoli e senatori. Ma anche sulle future previdenze dei colleghi in carica (lui compreso) che, dopo l’abolizione dei vitalizi con la riforma dei regolamenti di Montecitorio e Palazzo Madama del 2012, sono passati al sistema contributivo.
Ci va giù pesante anche il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Andrea Mazziotti di Scelta civica. Che punta addirittura alla riforma della Costituzione per superare definitivamente lo scoglio dei diritti acquisiti. Il più gettonato dei cavilli giuridici al quale, periodicamente, la casta si aggrappa per difendere uno dei privilegi più odiati dai cittadini. Sarà proprio la sua commissione, dove ieri sono iniziate le audizioni dei rappresentanti delle associazioni degli ex parlamentari e degli ex consiglieri regionali, ad occuparsi delle proposte di legge (pdl) presentate alla Camera sulla delicata materia.
DIRITTI ACQUISITI ADDIO – Dieci in tutto, due costituzionali (entrambe di Scelta civica) e otto ordinarie (4 del Pd, 2 della Lega, 1 del M5S, 1 di Alternativa libera), per riscrivere la disciplina dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici dei rappresentanti del popolo. Tra le quali, appunto, quella che porta la firma di Mazziotti. Che punta a modificare l’articolo 69 della Costituzione prevedendo che “i vitalizi e i trattamenti pensionistici dei parlamentari devono essere sempre conformi ai principi di contribuzione, ragionevolezza e proporzionalità alla durata della permanenza in carica”. Principi che, in base alla pdl, “si applicano anche ai trattamenti in essere” e a quelli dei consiglieri regionali. “Si tratta di una proposta che ricalca nei contenuti gli emendamenti a suo tempo presentati da Scelta civica al ddl Boschi”, spiega Mazziotti a ilfattoquotidiano.it chiarendo anche le ragioni della scelta dell’iter della revisione costituzionale: “In questo modo sarà possibile superare le obiezioni sull’intangibilità dei diritti acquisiti che hanno da sempre frenato ogni riforma delle pensioni d’oro e dei vitalizi”. Non c’è “alcun intento punitivo” tiene a precisare il presidente della commissione Affari costituzionali. “Il vitalizio resta un istituto di democrazia – aggiunge – il punto non è togliere soldi all’ex parlamentare ottantenne ma eliminare i privilegi ingiustificati, evitando che siano corrisposti assegni eccessivi rispetto ai contributi versati e troppo presto rispetto all’età di chi li percepisce”.
FORNERO PER TUTTI – Una strada, quella della riforma costituzionale, imboccata anche dalla pdl che porta la firma del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, pure lui di Scelta civica. Per le stesse ragioni esposte da Mazziotti (rendere le nuove regole “applicabili anche per i diritti già in corso di maturazione” e “i vitalizi già in corso di erogazione”) e con l’obiettivo di riportare l’entità di pensioni e vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali ai livelli dei comuni mortali. Intento perseguito anche dalla proposta del dem Matteo Richetti, sicuro che basti una semplice legge ordinaria per tagliare il traguardo. Riassumibile in una battuta: Fornero per tutti. Una vera e propria scure quella agitata dal deputato Pd che punta non solo all’introduzione di “un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti”, ma anche alla “sua estensione a tutti gli eletti” in modo da “abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sull’iniquo sistema degli assegni vitalizi”. Con quali conseguenze è lo stesso Richetti a spiegarlo: “E’ ovvio che con questa legge ci saranno amare sorprese per molti: se un ex parlamentare o un ex consigliere regionale ha versato contributi sufficienti percepirà un assegno proporzionato, diversamente dovrà accontentarsi della pensione sociale – avverte – non è più tollerabile che continui a percepire somme ingiustificate, a mio avviso illegittimamente, chi ha ricoperto una carica elettiva magari per pochi giorni”. E lo scoglio dei diritti acquisiti? “Non mi risulta che la Costituzione li tuteli, chi la pensa diversamente lo vada a spiegare agli esodati – conclude Richetti – mentre mi risulta che la Costituzione affermi espressamente l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
FORBICI E FORFAIT – Del ricalcolo dei vitalizi si occupano anche altre proposte di legge. Quella del leghista Davide Caparini punta ad “armonizzare la rendita pensionistica dei parlamentari nazionali e dei consiglieri regionali al trattamento riconosciuto a tutti i cittadini”. Tradotto: tagli in vista non solo per gli assegni già maturati, che andranno riconteggiati in base al principio ‘tanto versi tanto prendi’, ma anche per le pensioni future con il superamento del sistema pro rata che consente attualmente di beneficiare delle “più vantaggiose regole del metodo retributivo” per la parte di rendita maturata prima del 2012. Una sforbiciata netta in linea anche con quella prevista dalla pdl di Tancredi Turco di Alternativa libera. Che prevede “non solo l’introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti, ma anche la sua estensione a tutti gli eletti, compresi coloro che attualmente beneficiano dell’assegno vitalizio”. E che sarà ricalcolato secondo il nuovo sistema contributivo. Una sorte che l’ex grillino vorrebbe riservare anche ai consiglieri regionali. Ma c’è anche chi, come Francesco Sanna del Pd, per chiudere la spinosa questione dei vitalizi suggerisce una soluzione a forfait. Proponendo che la somma erogata “in virtù dell’esercizio di mandati legislativi nazionali, regionali, europei o di altri organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, non potrà superare il valore dell’indennità parlamentare prevista nel periodo di effettivo mandato di deputato o senatore”.
OCCHIO AL CUMULO – Ma non tutte le pdl presentate in commissione Affari costituzionali riguardano l’ammontare degli assegni. Quella del leghista Paolo Grimoldi, per esempio, propone un nuovo sistema di pagamento per i vitalizi dei parlamentari cessati dal mandato: in denaro fino a un massimo di 5mila euro e, per la parte eccedente, “attraverso la cessione di titoli di Stato di pari importo”. Le pdl del grillino Riccardo Nuti e della dem Ileana Piazzoni, invece, intervengono sulla disciplina della sospensione e della revoca del vitalizio agli ex consiglieri regionali condannati. Prevedendo che la misura sia applicata in caso di condanna definitiva, non solo per i reati contro la pubblica amministrazione ma anche per quelli di mafia (associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso). La proposta Nuti va addirittura oltre. Disponendo la sospensione del vitalizio (anche agli ex parlamentari) in caso di condanna non definitiva per gli stessi delitti e il suo ripristino al sopraggiungere di sentenza passata in giudicato di proscioglimento o assoluzione. Non solo: il patteggiamento viene equiparato alla sentenza di condanna. Si occupa, infine, del “cumulo dei vitalizi e dei trattamenti previdenziali” dei rappresentanti del popolo la pdl della dem Anna Giacobbe. Se approvata, tutti i parlamentari in carica e coloro che saranno eletti in futuro, sia in Parlamento che nei Consigli regionali, percepiranno “una sola pensione, calcolata con metodo contributivo e gestita dall’Inps in conformità a quanto previsto per tutti gli altri lavoratori”.
di Antonio Pitoni
Questo articolo è stato originariamente pubblicato dal Fatto Quotidiano