Weidmann (Bundesbank) vs Draghi e Renzi: “Se l’Italia non cresce non date la colpa a Berlino. Tagliate il debito”

“Quello di cui c’è bisogno è che il governo italiano applichi e porti avanti le riforme strutturali che ha già iniziato. Il Jobs Act, così come l’Italicum hanno …

“Quello di cui c’è bisogno è che il governo italiano applichi e porti avanti le riforme strutturali che ha già iniziato. Il Jobs Act, così come l’Italicum hanno un approccio corretto”. Così Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, rispondendo sulla richiesta dell’Italia in una maggiore flessibilità sui conti.

“Il patto di stabilità e crescita non è affatto rigido. Contiene numerose eccezioni, non solo in caso di oneri imprevisti. Tale flessibilità è già stata stravolta e abusata – ha sottolineato in un’intervista a diversi quotidiani europei, tra cui ‘La Stampa’ – la funzione disciplinante del patto sui bilanci pubblici ne ha risentito notevolmente”. E alla domanda se occorre continuare sulla strada dell’austerity, il presidente della Bundesbank risponde secco: “La domanda è semmai: c’è stata davvero una politica di austerity in Italia? Visto l’elevato debito pubblico il consolidamento di bilancio rappresenta un compito prioritario – anche per evitare che sorgano dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico”.

Alle bordate del numero uno di una delle banche più in crisi del Vecchio continente, però, non è arrivata risposta dal governo italiano o dalla politica. La prima a commentare le dichiaraizoni di Weidmann è stata la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. “La Bundesbank dovrebbe iniziare ad occuparsi del non rispetto della Germania dei parametri europei a partire dal surplus commerciale.

E’ troppo facile alzare sempre il dito contro le politiche degli altri e non porsi il problema di cosa abbia fatto uno dei grandi Paesi europei dal punto di vista dell’imporre agli altri politiche che hanno determinato difficolta’ e recessione”, ha affermato da Palermo, contestando il monito del presidente della Bundesbank che ha accusato il governo italiano di aver abusato delle misure di flessibilita’ concesse dall’ Europa.

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“Io credo che il governatore della banca centrale tedesca abbia un compito ingrato e difficile, quello di affrontare la questione delle banche tedesche, quando avra’ risolto problema dei derivati delle banche tedesche saremo molto contenti di fargli i complimenti”.

Lo ha detto Matteo Renzi, commentando le dichiarazioni di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che in una intervista alla Stampa ha accusato l’Italia di aver abusato della flessibilita’ data dall’Ue e che il Governo italiano deve iniziare a fare le riforme.

“L’Italia rispettera’ le regole europee non perche’ ce lo chiedono i banchieri ma per i nostri figli – ha continuato Renzi -. Noi facciamo il tifo che lui riesca ad affrontare il problema delle banche tedesche. Ma per qualche decina di miliardi di non-performing loan italiani ce ne sono centinaia e centinaia delle banche tedesche”. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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“L’idea che la Germania possa dare una spinta alla congiuntura europea attraverso un programma di investimenti pubblici è ingenua. da una parte gli effetti di ricaduta economica sugli altri Paesi sono troppo bassi. Dall’altra per una crescita sostenibile sono determinanti le condizioni locali – non solo strade e ponti ma anche un’amministrazione ben funzionante, una giustizia efficiente e un elevato livello d’istruzione“. Così Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca, in un’intervista a La Stampa risponde a muso duro sia al numero uno della Bce, Mario Draghi, sia agli attacchi per nulla velati del premier italiano Matteo Renzi, che negli ultimi giorni non perde occasione per accusare la Germania di “non rispettare le regole” sul surplus commerciale.

Berlino infatti, come ribadito domenica dal presidente del Consiglio al Corriere della Sera, “viola la regola del surplus commerciale: dovrebbe essere al 6% e invece sfiora il 9%. Nessuno chiede ai tedeschi di esportare di meno, ma hanno l’obbligo di investire di più”. E ancora: “Sono 90 i miliardi di euro in investimenti che dovrebbe fare la Germania per rispettare le regole“. Tesi confortata da Draghi, che al termine dell’ultimo consiglio direttivo dell’Eurotower ha sottolineato come Berlino abbia “margini di bilancio per favorire la ripresa, a beneficio di tutta l’area euro”.

Ma il “falco” che guida la Bundesbank, noto per le posizioni pro austerity e contrarie alle politiche fiscali e monetarie espansive, ha buon gioco a replicare che se Paesi come l’Italia non crescono non è colpa dei tedeschi ma dal contesto interno. “Il Jobs Act, così come l’Italicum hanno un approccio corretto”, concede Weidmann, mettendo insieme curiosamente riforma del mercato del lavoro e nuova legge elettorale. Ma il percorso di risanamento dei conti pubblici deve continuare: “Un fuoco di paglia congiunturale finanziato col debito non rimuoverebbe la debolezza strutturale della crescita in Italia. Quello di cui c’è bisogno è che il governo italiano applichi e porti avanti le riforme strutturali che ha già iniziato”.

“Visto l’elevato debito pubblico“, che continua a crescere, “il consolidamento di bilancio rappresenta un compito prioritario“, tanto più che l’Italia è stata avvantaggiata dal piano di acquisto di titoli pubblici della Bce (quantitative easing) e dunque “il deficit è sceso negli ultimi tempi solo perché il Paese ha dovuto pagare meno interessi sul debito”. Prova, secondo Weidmann, che “i bassi tassi di interesse continuano a fiaccare la disciplina di bilancio” di cui al contrario c’è assoluto bisogno perché “le montagne di debiti possono diventare un problema nel momento in cui i tassi di interesse riprendono a crescere”. E il patto di stabilità e crescita, di cui l’Italia auspica un’applicazione meno severa, “non è affatto rigido: contiene numerose eccezioni e tale flessibilità è già stata stravolta e abusata“. Ma, contrariamente alla visione del governo italiano, dal punto di vista del banchiere centrale questo ha avuto “effetti deleteri” sulla “funzione disciplinante del patto sui bilanci pubblici”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

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