Nelle province di Sana’a, Mareb e Taiz si scontrano ribelli sciiti e le forze governative, sostenute dalla coalizione internazionale di paesi sunniti a guida dell’Arabia Saudita. Colpito anche un ambulatorio gestito da Medici senza frontiere
Si contano decine di morti tra le fila dei ribelli sciiti yemeniti per gli scontri in corso nella provincia di Sana’a, capitale dello Yemen, e in quelle di Mareb e Taiz. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva qatariota “al Jazeera”, le forze governative, sostenute dai raid aerei della coalizione internazionale di paesi sunniti guidata dall’Arabia Saudita, stanno avanzando verso la capitale.
I ribelli sciiti dell’imam Abdel Malik al Houthi resistono invece a Taiz, dove proseguono con intensità i raid aerei sauditi. Le truppe del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi sono arrivate a nord di Sana’a, anche se si attende la presa di Taiz per dare vita ad un’offensiva finale sulla capitale.
Nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è detto “profondamente preoccupato per l’intensificarsi degli attacchi aerei della coalizione e dei combattimenti sul campo in Yemen, nonostante i ripetuti appelli per una rinnovata cessazione delle ostilità”. In un comunicato stampa, il segretario generale dell’Onu ha espresso serie preoccupazioni per le notizie di attacchi aerei nelle zone residenziali della capitale Sana’a che avrebbero colpito diversi edifici civili fra cui la Camera di commercio, una sala per matrimoni e un centro per non vedenti”. La scorsa settimana l’inviato Onu per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, si è recato a Riad, in Arabia Saudita, per tentare di riaprire i colloqui su un cessate il fuoco fra le parti.
Domenica 10 gennaio un missile ha colpito un ambulatorio gestito da Medici senza frontiere (Msf) nel nord dello Yemen, uccidendo tre persone e ferendone altre 10. Lo ha dichiarato la portavoce dell’organizzazione umanitaria per lo Yemen, Malak Shaher, specificando che la struttura medica colpita è situata nel distretto di Razeh, nella provincia settentrionale di Saada. Già lo scorso dicembre 2015 Msf aveva accusato la coalizione di aver bombardato la sua clinica a Taiz, nel sud ovest dello Yemen, dove sono rimaste ferite nove persone, fra cui due membri dell’agenzia umanitaria. L’attacco è stato definito “inaccettabile” dall’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, che in una dichiarazione congiunta con il commissario europeo per la gestione degli aiuti umanitari, Christos Stylianides, ha ribadito il sostegno da parte dell’Ue alle famiglie colpite dalla crisi in Yemen e ad una soluzione politica alla crisi.
La coalizione regionale sunnita guidata dall’Arabia Saudita è intervenuta in Yemen alla fine del marzo scorso a sostegno del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Abd Rabbo Mansour Hadi, il cui potere era stato di fatto rovesciato dagli insorti zaiditi Houthi, legati all’Iran. Nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite di portare le parti al tavolo dei negoziati, gli scontri sono proseguiti negli ultimi mesi senza soluzione di continuità, portando il paese sull’orlo di una catastrofe umanitaria. Più dell’80 per cento degli yemeniti – circa 21 milioni di persone – richiede una qualche forma di assistenza umanitaria. Quasi 6.000 persone, metà dei quali civili, sono stati uccisi nei combattimenti in tutto il paese.