A conclusione della riunione di politica monetaria, la Swiss National Bank (SNB) ha comunicato la sua decisione sui tassi di interesse per l’economia svizzera.
La banca centrale elvetica ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse a -0,75%, come ampiamente anticipato dal mercato.
Dichiarazioni della SNB: ecco i punti chiave
Annunciando la prosecuzione della sua politica monetaria espansiva – la quale mira a stabilizzare l’andamento dei prezzi e a sostenere l’attività economica del Paese – la Banca nazionale elvetica ha rilasciato ulteriori dichiarazioni. Ecco i passaggi principali:
- il franco svizzero è ancora significativamente sopravvalutato e i tassi negativi sono uno strumento indispensabile.
- la Banca centrale svizzera rimarrà attiva nel mercato Forex se necessario.
- l’imminente referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nella Ue potrebbe causare incertezza e turbolenze.
- la banca centrale elvetica prevede una crescita moderata dell’economia globale destinata a durare per i prossimi trimestri.
- il Pil della Svizzera è cresciuto dello 0,4% nel primo trimestre del 2016 e gli indicatori a disposizione suggeriscono che la ripresa continuerà.
- l’inflazione salirà più velocemente di quanto previsto in precedenza.
- restano invariate le stime sul Pil 2016, per il quale è prevista una crescita compresa tra l’1 e l’1,5%.
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Fed: tassi invariati, solo un rialzo nel 2016?
A conclusione della due giorni del FOMC e delle Fed, la banca centrale degli Stati Uniti ha lasciato i tassi di interesse invariati e suggerito che il 2016 potrebbe concludersi con un solo rialzo dei tassi.Con il timore per il rallentamento del mercato del lavoro e per le conseguenze di una Brexit, la Federal Reserve ha intenzione di rialzare due volte i tassi di interesse quest’anno, ma alcuni indicatori potrebbero portare la banca centrale ad un solo rialzo dei tassi nel 2016.
Nonostante il dot plot mostri che le attese dei membri del FOMC sono ancora ottimiste verso i prossimi rialzi de tassi, aumentano i dubbi tra i membri della Fed di poter riuscire ad agire per ben due volte prima della fine dell’anno.
Alla riunione di aprile, solo un membro aveva previsto che il 2016 si sarebbe concluso con un solo rialzo dei tassi. Ma oggi sono ben 6 i membri della Fed (su 10) a vedere come probabile questo scenario.
Il tasso di interesse di riferimento rimane fermo ai livelli di dicembre, quando la banca centrale degli Stati Uniti ha annunciato il primo rialzo dei tassi i quasi 10 anni.
Il FOMC, commissione decisionale di politica monetaria della Federal Reserve, ha offerto la sua interpretazione ai segnali contrastanti sulla salute dell’economia USA: la debolezza dei dati sul mercato del lavoro, anche se potrebbero migliorare nel prossimo futuro, spinge la Fed a rimanere cauta nel variare l’assetto della politica monetaria.
Analisti e investitori hanno guardato con attenzione le dichiarazioni della Fed e l’aggiornamento trimestrale delle previsioni sull’economia: ascoltando la conferenza stampa della Yellen, è apparso chiaro che la Federal Reserve si è mostrata più dovish del previsto.
La sintesi delle proiezioni economiche mostra il tasso di interesse ancora proiettato allo 0,9 per cento entro la fine del 2016, il che comporterebbe altri due aumenti di un quarto di punto percentuale. Ma i membri della Fed hanno abbassato le loro aspettative per i prossimi anni: ad oggi il tasso di interesse è atteso all’1,6 per cento nel 2017, rispetto alla stima precedente all’1,9 per cento, e al 2,4 per cento nel 2017, in calo dalla previsione precedente al 3,0 per cento.
Cos’è cambiato nelle previsioni della Fed?
- crescita 2016 rivista al ribasso al 2.0% dal 2.2% di marzo
- crescita 2017 rivista al ribasso al 2.0% dal 2.1%
- le previsioni sul tasso di disoccupazione per il 2016 e il 2017 sono rimaste invariate
- le attese sull’inflazione 2016 sono salite all’1.4% dall’1.2%. Invariate per il 2017 e il 2018
Yellen: Brexit pesa su politica monetaria della Fed
La Yellen ha ammesso che il rischio Brexit è un fattore importante per le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve.
«E’ corretto dire che è uno dei fattori che ha influenzato la decisione di oggi»,
ha ammesso durante la conferenza stampa.
La Yellen ha poi aggiunto che la Brexit “potrebbe avere a sua volta delle conseguenze per le prospettive economiche degli Stati Uniti”.
BCE PARLA DI CRESCITA MODERATA
- (AdnKronos) – “Prosegue la ripresa economica nell’area dell’euro. Il Pil in termini reali dell’area è aumentato in misura significativa nel primo trimestre del 2016. La crescita continua a essere sostenuta dalla domanda interna, mentre è frenata dalla debolezza delle esportazioni”. Lo afferma la Bce nel Bollettino mensile. “I dati più recenti indicano una prosecuzione della crescita nel secondo trimestre, anche se a un ritmo che potrebbe essere inferiore rispetto al primo trimestre – si legge – in prospettiva, il Consiglio direttivo si attende che la ripresa economica proceda a un ritmo moderato ma costante. La domanda interna continua a essere sorretta dalla trasmissione delle misure di politica monetaria all’economia reale. Condizioni di finanziamento favorevoli e miglioramenti della redditività delle imprese seguitano a promuovere gli investimenti”. I rischi al ribasso per la crescita della zona euro sono “connessi all’andamento dell’economia mondiale, all’imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea e ad altri rischi geopolitici”, si legge nel Bollettino mensile. Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate nel giugno 2016 della Banca centrale europea indicano un incremento annuo del Pil in termini reali pari all’1,6 per cento nel 2016 e all’1,7 nel 2017 e nel 2018, ricorda l’Eurotower. Rispetto allo scorso marzo, le prospettive di crescita del Pil in termini reali sono state riviste al rialzo per il 2016 e mantenute sostanzialmente invariate per il 2017 e il 2018. Secondo la valutazione del Consiglio direttivo, i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso, ma risultano più equilibrati sulla scorta delle misure di politica monetaria attuate e dello stimolo che deve ancora manifestare i suoi effetti. Inoltre, sulla base dei prezzi correnti dei contratti future per il petrolio, “è probabile che i tassi di inflazione restino molto bassi o negativi nei prossimi mesi per poi risalire nella seconda metà del 2016”. Sul caso del debito italiano i giudizi della Commissione europea “sulla conformità con la regola relativa al debito non hanno considerato che le precedenti mancanze in materia di risanamento di bilancio costituissero un fattore aggravante né hanno quantificato in maniera esauriente l’impatto dei fattori rilevanti per assicurare che eventuali discrepanze rispetto alla regola del debito fossero pienamente spiegate”.