A seguito delle difficoltà in cui versano molte banche italiane, nell’ultimo anno (maggio 2016 sullo stesso mese del 2015) gli impieghi bancari alle imprese sono diminuiti di 13,8 miliardi di euro. Quasi 117 miliardi di euro, se invece si analizza il periodo che va da maggio 2011 (picco massimo di erogazione) allo stesso mese di quest’anno. Secondo la Cgia questa situazione rischia di alimentare l’usura: uno dei fenomeni più destabilizzanti del nostro tessuto produttivo dal punto di vista economico e sociale.
“Dopo il Lazio, il Veneto è una delle regioni dove la contrazione dei prestiti bancari è stata più pesante – segnala il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – a seguito delle difficoltà incontrate dalla Banca Popolare di Vicenza, da Veneto Banca e da alcune banche di credito cooperativo, nell’ultimo anno la contrazione degli impieghi alle imprese venete è scesa di ben 3,4 miliardi di euro, pari al -3,6% mentre nei vicini Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige il credito alle imprese è ripartito”. Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito, dice il segretario della Cgia Renato Mason, “questa forte riduzione degli impieghi è stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giugno di quest’anno hanno sfiorato i 198 miliardi di euro lordi”. A fronte di una progressiva crescita del credit crunch avvenuta in questi ultimi anni, la Cgia ha potuto rilevare che il rischio usura è presente soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Nel 2015, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata sono le realtà dove la penetrazione di questo drammatico fenomeno ha raggiunto i livelli più preoccupanti.
“Con le sole denunce all’autorità giudiziaria – conclude Zabeo – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni purtroppo sono esigue. Per questo abbiamo incrociato i risultati di ben 8 sottoindicatori per cercare di misurare con maggiore fedeltà questa emergenza. Ciò che pochi sanno sono le motivazioni per le quali molte aziende cadono tra le braccia degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali o per fronteggiare piccoli imprevisti di spesa a spingere molti piccoli imprenditori nella morsa degli usurai, spesso per importi molto contenuti che non superano qualche migliaio di euro”.
ronin
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“Lettera di un ex imprenditore “
http://scenarieconomici.it/lettera-di-un-ex-imprenditore/
“HO CHIUSO LA PARTITA IVA E FINALMENTE HO RICOMINCIATO A VIVERE”
1.non dovrò umiliarmi in banca per spiegare che il mio bilancio fa schifo, non perchè non so lavorare ma perchè i clienti non pagano
2. non dovrò più essere costretto ad usare i fidi bancari a tassi osceni
3. non dovrò piu pagare quote associative ad associazioni che alla fine dei conti ti aiutano solo ad adempiere agli obblighi
4. non dovrò piu pagare…………………..
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…ecc…
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