“Nel settore finanziario le restanti fragilita’ nel sistema bancario devono essere risolte e l’unione bancaria va completata”. E’ questo il messaggio ai governi del membro del board Bce Yves Mersch (nella foto), che ha parlato al Forum Ambrosetti.
In particolare Mersch ha puntato l’attenzione sulla “paura” dei soggetti di mercato che “le vulnerabilita’ locali potrebbero diffondersi e destabilizzare il sistema bancario europeo prima che tutti gli strumenti di contrasto delle crisi siano gia’ in funzione”.
In tale contesto e’ urgente, per la Bce, creare un sistema europeo di garanzia dei depositi bancari. Su questo i negoziati all’interno dell’Eurogruppo sono di fatto bloccati dal no tedesco e di altri paesi del ‘fronte del Nord’.
L’obiettivo di primaria importanza per la Bce, ha spiegato Mersch, ‘e’ procedere rapidamente sia sulla riduzione dei rischi bancari sia sulla condivisione dei rischi. Condivisione che deve coinvolgere sia il settore privato che il settore pubblico per esempio assicurando lo stesso livello di protezione dei depositi attraverso un regime europeo di assicurazione ma anche continuando a costruire l’unione del mercato dei capitali’.
Quest’ultima e’ un progetto che di fatto e’ stato messo in discussione da Brexit, essendo la City londinese un pilastro fondamentale del mercato finanziario unico.
“Il ritmo della ripresa economica nella zona euro resta insoddisfacente con livelli di occupazione tuttora troppo alti: cio’ e’ riflesso nei sondaggi di opinione sullo stato dell’economia e sulle prospettive dei prossimi mesi”, ha poi detto Merch al Forum Ambrosetti.
Il membro del board Bce ha riproposto la visione della banca centrale europea sulle debolezze di fondo dell’unione monetaria che dipendono dalla sua evidente incompletezza. Questo e’ un aspetto importantissimo della “policrisi” che attanaglia l’Unione europea (bassa crescita, immigrazione, euroscetticismo, pulsioni secessioniste incoraggiate da Brexit).
“Forti istituzioni sono cruciali per una crescita economica sostenibile”, ha detto l’esponente Bce. Mersch ha indicato anche i rischi del prevalere dello spirito e delle pratiche “intergovernative” (contrapposte al metodo comunitario): “Il rischio e’ che il rispetto degli interessi nazionali e’ che il processo di decisione diventi un esercizio diplomatico che porta a negoziati lunghi e opachi, assenza di strategia a lungo termine e che gli interessi nazionali cozzino l’uno contro l’altro”.
Deve essere chiaro secondo Mersch che “la convinzione secondo cui lo stato nazionale e’ il solo luogo di legittimazione e’ datata, la Ue non e’ solo l’unione di Stati membri, ma anche dei cittadini, l’agenda europea dovrebbe essere fissata da chi e’ stato eletto a livello europeo invece da pochi grandi Stati membri”.
Le decisioni su fisco e spesa pubblica “costituiscono il cuore delle prerogative dei parlamenti nazionali e a ragione, ma cio’ non significa che dovremo rifuggire da una ulteriore integrazione delle politiche di bilancio nel lungo termine”. In tal quadro emerge il ruolo di un ministro del Tesoro delle zona euro con un forte grado di legittimazione e un “forte controllo parlamentare”.
“Ogni organismo con poteri delegati dai governi non soddisferebbe tali requisiti: penso che il parlamento europeo nel formato della sola eurozona dovrebbe essere l’organismo” che esercita tale controllo “assicurando che l’azione del ministro delle finanze europeo sia legittimata”. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)