Lunedì nero per i titoli bancari, che arrivano a perdere fino al 6% in una mattinata di totale incertezza per il futuro della Popolare di Vicenza, dopo che l’aumento di capitale (su cui è intervenuto in Fondo Atlante) si è chiuso con adesioni sotto l’8%, mettendo a serio rischio l’Ipo dell’istituto veneto.
Nel pomeriggio di lunedì 2 maggio dovrebbe arrivare la decisione della Borsa sul via libera alle negoziazioni (Atlante avrebbe una partecipazione nel capitale del 91,72%), previsto per il 4 maggio. Nel frattempo i titoli delle altre banche sono crollati a picco. Infatti, seppur in risalita rispetto ai minimi registrati in apertura di seduta, i bancari rimangono in profondo rosso: dopo oltre 3 ore di contrattazioni, Mps è a -4,46%, Ubi -5,26%, Banco -4,79%, Bpm -4,38% e Unicredit a -3,26% a differenza di Intesa +0,08%, spinta dalla cessione di Setefi e Isp Card a Mercury per 1 miliardo di euro.
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Borsa Italiana dice no alla quotazione della Banca Popolare di Vicenza. A tre giorni dalla chiusura dell’offerta, Palazzo Mezzanotte ha annunciato l’attesa decisione che di fatto cambia radicalmente le strategie dell’istituto veneto guidata da Francesco Iorio. Lo stop è dovuto al mancato raggiungimento della soglia minima di flottante necessaria per l’ammissione agli scambi, pari al 25%.
Anche se l’ipo era tra le condizioni poste da Bce, il mancato sbarco sul listino non dovrebbe compromettere il futuro della banca. Tanto più che la garanzia di Atlante non è in discussione. Il fondo potrebbe mettere in scaletta una nuova quotazione in un periodo di 18-24 mesi. Un’operazione che, secondo il presidente di Quaestio sgr Alessandro Penati, potrebbe avvenire «a un prezzo più alto» rispetto a quello di oggi grazie al lavoro di ristrutturazione svolto nel frattempo e a multipli più favorevoli per il comparto bancario.
Nel dettaglio, Borsa spiega che “un unico soggetto sarebbe detentore del 91,72% del capitale sociale della società post Offerta Globale” e che “10 investitori istituzionali verrebbero a detenere il 5,07% del capitale sociale della Società post Offerta Globale; più precisamente, il 4,97% verrebbe detenuto da un unico investitore indicato come non computabile ai fini del flottante e il residuo 0,1% dai restanti 9 investitori”.
Inoltre, “il pubblico indistinto verrebbe a detenere lo 0,36% del capitale sociale della Società post Offerta Globale” e “gli azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 2,86% del capitale sociale post Offerta Globale; più precisamente il 2,19% sarebbe riveniente dalla sottoscrizione dell’Offerta Globale e lo 0,67% sarebbe riferito alle azioni già detenute precedentemente”.
Con le azioni della Popolare Vicenza rimaste fuori dal listino ora toccherà allo stesso Fondo Atlante rilevare tutte le azioni collocate, arrivando quindi a una quota del 99,33% dell’istituto, mentre lo 0,67% appartiene ai vecchi azionisti.
Nessuna preoccupazione per l’aumento di capitale del Banco Popolare, dopo l’insuccesso della quotazione della Popolare di Vicenza. “Perché dovremmo essere preoccupati?”, ha detto l’a.d. dell’istituto, Pier Francesco Saviotti. “Abbiamo gli advisor che ci hanno coperto e abbiamo un sacco di banche che vogliono partecipare al consorzio”.