Le conclusioni di uno studio che sfata il mito secondo cui con la lira si sarebbe stati meglio. “I guadagni dell’economia reale collegati ai movimenti dei tassi di cambio sono stati molto limitati in Italia” e “non sembrano aver prodotto benefici al mercato del lavoro”.
E’ falsa l’equazione fra la scarsa crescita economica dell’Italia e l’introduzione dell’euro al posto della lira ‘svalutabile’. La smentita a questo concetto molto popolare arriva dal think tank Bruegel che in un’analisi di tre economisti evidenzia come nei 20 anni fra 1979 e 1999 (quando fu fissata la parità definitiva fra euro e lira) nonostante le numerose svalutazioni subìte dalla nostra valuta i benefici in termini di crescita economica siano stati minimi mentre l’occupazione è rimasta praticamente inalterata.
La ricerca mostra come in questo arco di tempo la svalutazione della lira rispetto al marco tedesco abbia toccato il 53%, attraverso diversi reallineamenti (il più consistente – circa il 15% – nel ‘drammatico’ settembre 1992). Eppure, si osserva nell’analisi di Bruegel, a parte un certo recupero di competitività nel breve termine, la flessibilità offerta dalla lira non ha messo il nostro Paese al riparo da recessione e stagflazione.
Di qui la conclusione dello studio secondo cui “i guadagni dell’economia reale collegati ai movimenti dei tassi di cambio sono stati molto limitati in Italia” e “non sembrano aver prodotto benefici al mercato del lavoro”. E se le svalutazioni hanno “aiutato la bilancia commerciale – concludono gli economisti del think tank di Bruxelles – non sembrano aver fornito vantaggi sostenibili in termini di competitività, che si traduca in una crescita economica duratura, reale e lunga”. (Adnkronos)
robyuankenobi
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nerio
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Il divorzio fra Stato e bankitalia
Ing. Lino Rossi
http://disinformazione.it/divorzio_stato_bankitalia.htm
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Come è stata svenduta l’Italia
di Antonella Randazzo
http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm#_ftn10
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Quando eravamo ricchi, con la lira e l’inflazione a mille
http://www.libreidee.org/2015/10/quando-eravamo-ricchi-con-la-lira-e-linflazione-a-mille/
«Negli anni Ottanta, gli anni in cui l’Italia navigava nell’oro, quando eravamo il quarto paese più ricco del mondo, il tasso d’inflazione si aggirava mediamente attorno al 15% e raggiungeva picchi di oltre il 21%». Le famiglie spendevano e il risparmio medio dei nuclei familiare durante il periodo d’inflazione più alta superava il 25%: «Eravamo il primo paese al mondo per risparmio privato e le famiglie avevano ampia libertà di spesa», ricorda Vincenzo Bellisario. Oggi l’inflazione si aggira attorno allo 0%, e l’economia è alla canna del gas: «Le famiglie devono risparmiare su tutto, hanno scarsa libertà economica, abbiamo raggiunto e superato i livelli di consumo da fame del periodo della “grande depressione” e, nonostante ciò, la media attuale di risparmio privato è del 4% circa. E tutto va male». Secondo Bellisario, esponente del Movimento Roosevelt fondato da Gioele Magaldi per contribuire alla democratizzazione della politica italiana contro lo strapotere dell’élite economica, «lo spettro dell’inflazione è una grande truffa, così come lo è stata e lo è purtroppo ancora oggi quella del debito pubblico, che altro non è se non l’indicatore che misura la ricchezza finanziaria del cittadini».
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ronin
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Zero Hedge rilancia un articolo sul disastro economico dell’Italia, commentando le parole dell’investitore francese Charles Gave. Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’imminente fallimento di Monte dei Paschi e il conseguente collasso del sistema bancario, l’articolo nota una semplice verità: tutto questo è l’ovvio sintomo di un’economia la cui competitività è stata distrutta da un tasso di cambio artificialmente fisso (l’euro). Un investitore avveduto non punterebbe nulla sull’Italia in questo momento. Eppure, prima della moneta unica e per decenni ininterrotti, l’economia italiana aveva saputo correre ben più di quella tedesca.
di John Mauldin, via Zero Hedge, 20 dicembre 2016
http://vocidallestero.it/2016/12/22/zh-fatevi-forza-preparatevi-alla-bancarotta-dellitalia-a-causa-delleuro/
ronin
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I sei premi nobel contro l’euro / Paul Krugman: «Italia ridotta a Paese da Terzo Mondo»
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-17/i-sei-premi-nobel-contro-euro-paul-krugman-italia-ridotta-paese-terzo-mondo-123937.shtml?refresh_ce=1
Sin da prima della nascita dell’euro, Paul Krugman, economista di stampo keynesiano e premio Nobel per l’Economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica in materia di geografia economica, ha manifestato la sua contrarietà all’euro sottolinenando nel 1999 “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”. Non ha cambiato idea nel corso degli anni. Recentemente ha detto: “L’Europa non era adatta alla moneta unica, come invece gli Stati Uniti. Spagna e Florida hanno avuto la stessa bolla immobiliare ma la popolazione della Florida ha cercato lavoro in altri Stati meno colpiti dalla crisi, gli spagnoli non hanno avuto la stessa opportunità. Assistenza sociale, assicurazioni sanitarie, spese federali e garanzie bancarie nazionali sono di competenza unicamente del governo di Washington per tutto il territorio, mentre in Europa non è così. Questo è uno dei principali motivi della fragilità del sistema Europa, almeno fino alla creazione di una garanzia bancaria continentale. Teniamo presente che però l’Europa non è in declino, è un continente attivo e dinamico, ma ha sbagliato a scegliere la propria governance e le sue istituzioni per il controllo della politica economica. E’ però ancora in tempo per rimediare…”
hedge
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Cesare58
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