Mercati obbligazionari eurozona in calo dopo la mancata estensione acquisti di titoli da parte della BCE. Il rendimento del Bund decennale sale di 3 bp a -0,09%, quello del BTP sale di 4 bp all’1,11%. Lo spread sale di 1 bp a 120. Borse in ribasso sui principali mercati (vedi sotto).
Tutto fermo alla Bce, che oltre ad aver confermato il costo del danaro dell’area euro al minimo storico per ora non ha modificato il piano di acquisto di titoli che aveva potenziato lo scorso marzo: l’ammontare resta da 80 miliardi di euro al mese e la scadenza resta quella del marzo 2017, posto che in più occasioni aveva già avvertito che la manovra potrà proseguire oltre, se necessario.
Il Consiglio direttivo ha poi confermato ai minimi storici i livelli chiave sul costo del danaro dell’area euro: zero sulle principali operazioni di rifinanziamento, 0,25% sui rifinanziamenti marginali e -0,40% sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali. Il direttorio ripete di attendersi di mantenere questi valori o di spingersi ancora più in basso “a lungo”, ben oltre marzo 2017 e comunque “fin quando sarà necessario”.
Le decisioni sono in linea con le attese prevalenti, anche se non era escluso che venisse già oggi annunciata una proroga del quantitative easing.
***
Nessun nuovo stimolo monetario, almeno per ora. La Banca centrale europea (Bce) ha lasciato invariato a zero il tasso di rifinanziamento principale, in linea con le attese degli analisti, a seguito dell’odierna riunione del comitato esecutivo. Lo ha reso noto la Bce, che ha anche confermato a -0,40% i tassi sui depositi overnight presso lo sportello Bce. Il tasso di rifinanziamento marginale resta inoltre allo 0,25%. Nessuna variazione anche per quanto riguarda il programma di acquisti – incrementato da 60 a 80 miliardi al mese il marzo scorso – che proseguirà fino alla fine di marzo 2017 «o oltre se necessario» fino a quando l’inflazione non tornerà a un livello sostenibile.
Il Consiglio direttivo della Bce ha inoltre incaricato i comitati competenti di valutare «le opzioni» possibili sul piano di acquisto di titoli pubblici e privati potenziato lo scorso marzo. «La cosa principale – ha detto Draghi – è assicurare che le decisioni prese nel marzo scorso possano essere applicate nel nuovo scenario caratterizzato da tassi molto bassi, il che ha chiaramente ridotto il bacino di titoli» che possono accedere al programma. I cambiamenti nello scenario economico dell’Eurozona tuttavia non sono «così sostanziali da giustificare nuove azioni» da parte della Bce per il momento. «La nostra politica monetaria è efficace – ha puntualizzato Draghi – Non abbiamo discusso» dell’estensione del programma di acquisti (Qe).
Lo staff della Bce ha anche diffuso le nuove stime economiche dopo quelle di giugno: il Pil crescerà dell’1,7% (da +1,6% di giugno) nel 2016 e dell’1,6% nel 2017 e nel 2018 (da +1,7%); l’inflazione resterà bassa nei prossimi mesi ed è prevista a +0,2% nel 2016 (stima invariata) e a +1,2% nel 2017 (da +1,3%), mentre salirà a +1,6%, cioè vicino all’obiettivo Bce, solo nel 2018. Draghi ha ammesso che nello scenario di base l’inflazione impiegherà «un po’ più del previsto a raggiungere il livello al di sotto ma vicino al 2%, ma non molto più tempo». I rischi prevalenti sono comunque di un peggioramento delle prospettive economiche nei prossimi trimestri, a causa della domanda internazionale debole e degli esiti del referendum su «Brexit».
Alla domanda di un giornalista sugli spazi dei singoli Paesi in materia di politiche di bilancio, Draghi ha risposto che i Governi che dispongono di margini di bilancio, dovrebbero utilizzarli per favorire la ripresa, a beneficio di tutta l’area euro, «e la Germania – ha precisato – ha questi margini di bilancio». I Paesi che invece non dispongono di questi margini «dovrebbero concentrarsi sulla composizione del bilancio», in modo da renderla il più possibile favorevole alla ripresa. «Minori surplus di parte corrente da parte della Germania, o per l’intera area dell’euro come aggregato, sarebbero auspicabili così da andare incontro alla raccomandazione della Commissione Europea. Sono comunque – ha aggiunto Draghi – sempre un po’ perplesso quando si parla di ridurre l’avanzo corrente. Non siamo in economie pianificate, non si può schiacciare un bottone e ridurre i surplus. Se un’industria è competitiva non è che può sforzarsi di non esserlo. Piuttosto, ci si dovrebbe adoperare per trasformare questa competitività in domanda interna».
Draghi ha poi risposto alle critiche, giunte soprattutto dalle banche tedesche, sull’impatto negativo dei bassi tassi d’interesse sulla redditività del sistema bancario. «I tassi di interesse bassi – ha detto – non dovrebbero essere usati come giustificazione per tutto quello che non funziona nelle banche, sarebbe un errore. Alla fine – ha concluso – dobbiamo essere pazienti. I tassi di interesse devono restare bassi perché la ripresa prenda piede, una ripresa che poi avrà effetti positivi sui bilanci dei gruppi bancari. I tassi di interesse devono essere bassi oggi per poter salire domani».
Le Borse europee hanno rallentato il passo dopo l’annuncio. Milano si è portata ben sotto la parità, male anche Parigi e Francoforte. L’euro ha riconquistato quota 1,13 sul dollaro, con un incremento di quasi un punto percentuale sul dollaro. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)