Come sostenitori di lunga data dell’approccio difensivo riguardo ai rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, riteniamo che la banca centrale americana (nonostante tutta la sua retorica aggressiva) non abbia tutta questa fretta di alzare i tassi di interesse quest’anno. Pensiamo, infatti, che faremo in tempo a sentire qualche motivetto natalizio prima di assistere a un altro aumento dei tassi americani.
Ecco quello che ci aspettiamo per le prossime riunioni del FOMC da qui alla fine dell’anno.
15 giugno (conferenza stampa) – Probabilità prezzata all’8%
I deludenti nonfarm payrolls della scorsa settimana sembrano aver cancellato ogni speranza di un rialzo per il mese di giugno, anche se pensiamo che col potenziale scossone britannico che potrebbe derivare dal voto Brexit del 23 giugno (almeno nel breve periodo), è sempre stata una delle date più improbabili per un ritocco dei tassi. Il 26 giugno seguono anche le elezioni spagnole e, mentre da una parte non vi è alcuna pressione imminente alle periferie dell’Eurozona, l’instabilità politica è sempre in agguato, con la Catalogna che sembra nuovamente pronta a scendere in strada per la propria indipendenza ai primi segni di debolezza della tanto detestata amministrazione di Madrid.
27 luglio — Probabilità (cumulata) prezzata al 23%
La riunione di luglio non prevede una conferenza stampa e, sebbene Janet Yellen abbia rassicurato gli investitori che la mancanza di una conferenza stampa non influisca sulle decisioni riguardo ai tassi d’interesse, il mercato sembra ancora preferire le date già programmate. Inoltre, a rendere la riunione più difficile, ma non impossibile, è il periodo di vacanza che rende notoriamente i mercati meno liquidi, e di conseguenza più fragili a possibili shock. La popolarità della Yellen tra i gestori di fondi non trarrà certo vantaggio in caso scelga di innalzare i tassi proprio mentre l’intero settore sta sorseggiando cocktail a bordo piscina, lasciando scoperti i mercati. Non che le interessi, ovviamente. Ciò che potrebbe piuttosto influenzare le sue scelte è il riaccendersi del dibattito sul debito greco, mentre il governo del paese sta spingendo duramente per ottenere una riduzione prima della scadenza del 20 luglio di un consistente rimborso alla BCE.
21 settembre (conferenza stampa) — Probabilità (cumulata) prezzata al 35%
Con i mercati di nuovo operativi a pieno ritmo e una volta digerita la decisione Brexit (e la potenziale crisi del debito greco), la riunione di settembre offre la prima e migliore occasione per un rialzo dei tassi per quest’anno. Tuttavia, in linea con il mantra della dipendenza dai dati, i numeri in uscita negli Stati Uniti avranno grande voce in capitolo e, visto il recente rallentamento, sarà necessaria un’inversione di tendenza nel sentiment per giustificare qualsiasi azione in questa sede. Inoltre, in piena campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali dell’8 novembre, è piuttosto verosimile che i dati sugli investimenti si mostreranno in qualche modo titubanti, soprattutto se i sondaggi cominceranno a puntare verso una parità.
2 novembre — Probabilità (cumulata) prezzata al 38%
Una decisione controversa da parte della Federal Reserve solo sei giorni prima delle elezioni presidenziali è pressoché inimmaginabile. Ci sarebbe quasi da chiedersi se i membri del FOMC abbiano dimenticato di controllare il calendario nel pianificare la riunione. Col suo posto già a rischio dopo le minacce di Trump, un aumento a sorpresa proprio prima delle elezioni non sembrerebbe la scelta più popolare per la carriera della Yellen.
14 dicembre (conferenza stampa) — Probabilità (cumulata) prezzata al 53%
Resta quindi come data più ovvia la riunione di dicembre, peraltro accompagnata da una conferenza stampa. Tuttavia, a questo punto, è difficile prevedere quali saranno le condizioni dello scenario economico, specialmente negli Stati Uniti. L’economia cinese sta già chiaramente rallentando, come confermato dai dati sugli scambi internazionali di questa settimana, e la crisi dei migranti potrebbe, almeno nel breve termine, avere un grave peso sulle finanze pubbliche europee.
Infine, con il resto delle banche centrali concentrate su politiche monetarie accomodanti, la Federal Reserve sarebbe in realtà – in termini relativi – già piuttosto stringente… semplicemente per il non agire.
Per riassumere:
- Un rialzo a giugno è ormai improbabile dopo i deludenti NFP
- Dicembre sembra il mese più probabile per la prossima mossa
- Il voto Brexit e le elezioni americane di novembre rendono improbabile un ritocco precedente
di Michael Boye, Fixed Income Trader – Saxo Bank