(WSC) MILANO – L’Unione europea sta pianificando di ripristinare le norme di riferimento in materia di negoziazione di titoli e ricerca sugli investimenti, sostenendo che sono necessarie norme più soft sul settore finanziario per aiutare l’economia a riprendersi.
Le regole di “disaggregazione” della MiFID II sono state criticate per aver rimosso l’incentivo per gli analisti a produrre ricerca, specialmente su titoli azionari più piccoli che fanno fatica ad attirare l’attenzione degli investitori.
Le nuove norme proposte dalla Commissione europea consentirebbero di raggruppare i costi per la ricerca sui mercati del reddito fisso e le società per un valore inferiore a 1 miliardo di euro (1,15 miliardi di dollari), secondo i documenti visti da Bloomberg News.
Entro fine luglio 2020 quindi potrebbe nascere la nuova Mifid 3. La notizia era già arriva da Efama (European Fund and Asset Management Association), così come riportata da Assogestioni (FocusRisparmio).
Una delle prime sfide che la nuova Commissione europea si è trovata ad affrontare è stata (ed è) proprio quella della riforma della Mifid 2, con il suo gravame di costo e informativo. Secondo le indiscrezioni, la Commissione europea sarebbe in procinto di pubblicare un primo documento di revisione su Mifid 2 e Mifir.
I dettagli non sono ancora noti, ma a passare sotto la scure del legislatore saranno sicuramente gli aspetti riguardanti “i costi e la diffusione dei dati di mercato, regole di trasparenza e protezione dell’investitore, analisi sulle piccole e medie società”. Ossia tutte le tecnicalità che avevano sollevato i malumori dell’industria del risparmio gestito.
La tabella di marcia della riforma si annuncia molto stretta. Efama fa sapere che la pubblicazione della nuova normativa dovrebbe aversi al più tardi entro fine luglio 2020. Data non casuale: in tal modo coinciderebbe con l’inizio della presidenza semestrale tedesca del Consiglio dei ministri europei.
Efama si premura di “garantire che le opinioni [degli asset manager europei] siano prese in considerazione”.
Nuova Mifid 2, la voce dell’industria
Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, afferma che la prospettiva di riforma “rappresenta un’importante occasione per valutare l’esperienza della Mifid così come è stata finora applicata”, soprattutto perché vuole colmare “i vuoti normativi” e armonizzare” la legislazione alla prassi”.
Assogestioni “ha già individuato”, con il contributo degli associati, “alcune delle principali tematiche” da portare alla diretta attenzione del legislatore europeo, nonché in ambito Efama”.
In particolare Fabio Galli si riferisce ai “criteri di remunerazione della ricerca sull’azionario delle piccole e medie imprese”, alla “trasparenza ex ante sui costi dei prodotti al fine di assicurare una maggiore sinergia con la disciplina Priips” e agli “incentivi non monetari”.