Gli analisti apprezzano la nomina di Jean Pierre Mustier a nuovo amministratore di Unicredit. E’ un manager di alto profilo, già conoscitore del gruppo bancario (è stato a capo della divisione Corporate e Investment Banking dal 2011 al 2014) e con un’esperienza internazionale (Societe Generale). Ma ora gli analisti guardano al sodo: alla possibilità che Unicredit vari un aumento di capitale, ipotesi ormai scontata negli attuali prezzi di borsa (il prezzo delle azioni è sceso di quasi il 40% nel corso del mese successivo alle dimissioni di Federico Ghizzoni), e la cessione di asset. “La banca non ha bisogno di un solista, ma di una band che canti l’intera canzone e non solo un coro, con una nuova visione”, incalzano stamani gli analisti di Kepler Cheuvreux.
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“La successione non preparata a Ghizzoni e il lungo periodo per la nomina del nuovo ceo riflettono i punti di vista eterogenei all’interno del cda di Unicredit sul profilo del nuovo ad ed eventualmente sulla strategia del gruppo”, notano gli analisti di Mediobanca Securities secondo i quali Mustier ben si adatta alle diverse esigenze degli azionisti. “E’ francese, non ha legami con gli azionisti storici, ha avuto una forte esperienza nella divisione CIB di Unicredit e ha un profilo internazionale, quindi rappresenta la discontinuità rispetto al team di gestione attuale ed è in grado di rappresentare tutti gli azionisti”.
Questa, a detta degli esperti di Mediobanca, è di per sé una “grande rottura” rispetto al passato. Al contempo, “Mustier ha già lavorato in Unicredit per oltre tre anni e quindi già conosce da dentro le dinamiche e i difetti della banca. Di conseguenza, avrà probabilmente bisogno di meno tempo per sistemarsi, disegnare la nuova strategia e per istituire un nuovo management per supportarlo nel gestire la complessità del gruppo”. Nessun altro candidato di cui si vociferava “poteva offrire tale discontinuità, riducendo al minimo i disagi, a nostro avviso”.
In effetti, osservano gli analisti di Ubs (rating neutral e target price a 2,10 euro), quando Mustier era a capo della divisione CIB di Unicredit gli asset ponderati per il rischio (Rwa) della divisione sono diminuiti del 25% nel periodo 2012-2014, mentre la densità degli Rwa (Rwa/impieghi) è scesa dell’8%. “D’altra parte la sua mancanza di esperienza nel retail banking ci lascia più cauti; riteniamo anche che la nomina di un amministratore delegato non italiano dimostri l’impegno per la natura paneuropea del gruppo”.
Insomma, come rimarcano gli esperti di Icbpi (rating buy e target price a 5,60 euro), “la sua nomina può essere considerata una buona soluzione di compromesso: gli azionisti stranieri chiedevano un profilo internazionale, gli italiani, tranne la Fondazione Cariverona, un ceo italiano, che avesse familiarità con la banca, la sua rete di vendita e il contesto italiano. Mustier bilancia le aspettative degli azionisti”.
Così finalmente “il titolo può smettere di soffrire dell’incertezza relativa alla posizione di ceo. Inoltre, la conoscenza di Mustier del gruppo potrebbe accelerare la definizione di un nuovo piano industriale. D’altro canto, ci aspettiamo che l’azione possa restare sotto pressione finché non sarà chiarita la nuova strategia del gruppo e non verranno completate le mosse per rafforzare la base di capitale. Noi consideriamo un aumento di capitale lo scenario più probabile”, aggiungono gli analisti di Banca Imi (rating hold confermato e target price in revisione).
Anche gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno accolto con favore la nomina di Mustier, che ha riorganizzato con successo e rinnovato la divisione CIB di Unicredit, ma ora sono ansiosi di conoscere il nuovo piano strategico. “A nostro avviso, il piano di ristrutturazione avviato lo scorso novembre è già forte e sostenuto da accordi sindacali, ma ha bisogno che gli investitori siano fiduciosi sulla sua esecuzione”, precisano gli esperti di Kepler Cheuvreux.
Il focus si sposta, quindi, sui contorni del nuovo piano industriale. Tra le linee programmatiche del nuovo piano è previsto il miglioramento dei capital ratio (10,85% il Cet1 alla fine di marzo 2016) e un recupero significativo della redditività (gli analisti di Kepler Cheuvreux si aspettano un Rote del 7,3% nel 2018). Mentre è ancora incerta la strategia di cessioni e il nuovo ad potrebbe voler rivedere l’ipotesi di joint venture con Pioneer. Per il segretario generale del primo sindacato del settore bancario, Fabi, Mustier “saprà certamente sviluppare la banca senza tagli e chiusure di sportelli come si sussurra nei corridoi”, ha detto ieri Lando Sileoni.
“La nomina di Mustier rimuove una prima incertezza sul futuro di Unicredit e dovrebbe creare una discontinuità nella strategia del gruppo, ma resta da vedere se l’appuntamento sarà con un aumento di capitale, come gli attuali prezzi di mercato stanno scontando”, sostengono gli analisti di Banca Akros. “Ribadiamo la nostra raccomandazione buy sul titolo, venendo meno i rischi associati a esso. Il prezzo obiettivo è in corso di revisione”.
Gli analisti di Kepler Cheuvreux sono certi: “la prima decisione sarà sul perimetro, con un ridimensionamento del capitale: un aumento di capitale di 1 miliardo di euro alzerebbe il Cet1 di 25bps, mentre l’uscita dalla Polonia e dalla Turchia aggiungerebbe circa 180bps all’attuale Cet1 del 10,85%: +90bps l’impatto positivo sul capitale dall’uscita della Polonia e +90bps dall’uscita dalla Turchia, sacrificando circa il 25% degli utili futuri. Abbiamo fiducia”, prevedono alla banca d’affari.
Dati i due problemi strutturali che interessano l’istituto: bassa redditività e buffer limitato rispetto ai requisiti patrimoniali e i multipli più depressi a cui Unicredit è attualmente scambiata, per Ubs il nuovo ceo dovrebbe essere concentrato sulla riduzione delle dimensioni di un eventuale aumento di capitale attraverso un’ulteriore ottimizzazione degli Rwa e/o cessione di attività e soprattutto attraverso misure dedicate per incrementare il profilo di rendimento della banca, ad esempio incrementando gli sforzi sul taglio dei costi e accelerando la dismssione degli asset non core in Italia.
Addirittura gli analisti di Berenberg (rating hold e target price a 2,40 euro) si aspettano da Mustier una “radicale ristrutturazione” della banca. “Per farlo potrebbe quotare o vendere Hvb e vendere la sua partecipazione in Koc Finansal. Un altro scenario probabile è un aumento di capitale da 4 miliardi di euro, per affrontare le preoccupazioni del mercato sul capitale, seguito dalla cessione di asset come Pekao e Koc Finansal ma questo offre poco upside dal nostro punto di vista”.
D’altra parte, come sottolineano ancora gli analisti di Mediobanca, Unicredit è una storia complessa fatta di: gestione di non performing loan, trasformazione digitale, taglio dei costi nel retail banking e in Austria, riposizionamento delle attività in Germania, integrazione della vasta e ben posizionata rete Cee, rischio normativo. “Ma i molti fronti politici coinvolti: Italia, Germania, Austria, Russia, Turchia espongono la banca anche a rischi politici e geopolitici”. Per gli analisti di Mediobanca una delle potenziali opportunità di crescita ancora soffocata è l’ulteriore sfruttamento di Pioneer e Fineco per aumentare le commissioni nel risparmio gestito e il cross selling attraverso le concessioni internazionali del gruppo.
Ma “più di tutto Mustier dovrà spiegare se sostiene una strategia di rottura o la riaffermazione di una Unicredit paneuropea. Questo, insieme con un’analisi dei costi della futura regolamentazione, probabilmente determinerà le dimensioni dell’aumento di capitale che il mercato sta ampiamente scontando. Siamo incoraggiati dalla notizia del nuovo ad, ma restiamo in disparte in attesa di avere visibilità sui prossimi sviluppi, un processo che richiederà del tempo”, concludono gli analisti di Mediobanca, ribadendo il rating neutral e il target price a 4,10 euro sul titolo Unicredit che al momento in borsa, dopo un avvio promettente (massimo intraday a 2,07 euro), sottoperforma il mercato con un -4,57% a 1,88 euro.
Fonte: MilanoFinanza
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