Siamo alle solite: il prezzo del petrolio va giù, ma quello della benzina non lo segue al ribasso, o lo fa con molta calma. In questi giorni il barile è rotolato ai minimi da sei anni e mezzo: lunedì scorso la chiusura del greggio Wti americano è stata a 41,87 dollari, cioè quasi esattamente allo stesso livello del gennaio 2009, quando la media mensile fu di 41,74 dollari. Potremmo (ingenuamente) aspettarci che anche il litro di benzina di adesso sia sullo stesso livello di prezzo del litro di benzina di allora.
E invece no: al prezzo medio di 1,563 euro al litro di lunedì 17 agosto 2015 (rilevazione ufficiale del ministero dello Sviluppo economico) si contrappone il prezzo molto più basso degli ultimi giorni di gennaio 2009 a 1,136 euro. In prima approssimazione sono addirittura 42,7 centesimi al litro in più. In realtà questo primo calcolo è troppo grossolano per descrivere la realtà effettiva; ma anche tenendo conto delle opportune correzioni il problema resta pesante.
Per prima cosa bisogna tenere conto che le accise e l’Iva di oggi non sono quelle di allora. Nel gennaio del 2009 gravavano su ogni litro di benzina 56,4 centesimi, che sembravano già un’enormità, ma erano poca cosa rispetto ai 72,8 centesimi di oggi; inoltre è aumentata l’Iva, da 18,9 a 28,2 centesimi per litro di benzina. Tenendo conto di tutto questo, il prezzo al netto delle imposte era di 38,3 centesimi di euro al litro nel gennaio 2009 ed è di 55,3 centesimi oggi. In questo modo, la differenza fra i due prezzi netti (quello di allora e quello di oggi) si riduce a 17 centesimi tondi, che in ogni caso sono un bel po’ (il 44,38% in più) a parità di prezzo Wti.
Ma questo contribuisce a spiegare solo in piccola parte i 17 centesimi in più che si trova a pagare su ogni litro di benzina l’automobilista italiano. Se poi si obietta che il confronto con il 2009 è scorretto a priori, perché troppe cose sono cambiate nell’economia mondiale da allora, ecco un raffronto più ravvicinato: nel 2015 il prezzo del petrolio Wti ha toccato il massimo (in chiusura) il 27 aprile a 61,56 dollari.
Quel giorno la benzina in Italia costava in media 1,602 euro al litro. Le accise e l’Iva erano come adesso e il cambio euro/dollaro era quasi uguale. Da quel 27 aprile, il barile di greggio ha perso circa 20 dollari, il petrolio al litro è sceso da 35,5 centesimi di euro a 23,5 centesimi di euro, eppure il prezzo della benzina al netto delle imposte è rimasto praticamente inchiodato, passando da 55,7 a 55,3 centesimi di euro al litro. Una limatura impercettibile.
A tutti questi argomenti l’Unione petrolifera (che federa le compagnie operanti in Italia) risponde che «il prezzo della benzina rispetto a un anno fa è attualmente inferiore di 18,5 centesimi di euro al litro, quello del gasolio di 22,6 centesimi. In entrambi i casi si tratta di riduzioni maggiori delle quotazioni internazionali rilevate da Platts» (un’agenzia internazionale di informazioni sui prezzi dell’energia e delle materie prime). Inoltre, «il prezzo industriale della benzina (al netto delle tasse) risulta inferiore a quello rilevato negli altri Paesi europei».