Mentre i futures sul greggio Usa e UK sono in caduta libera, il comparto energetico perde quota in Borsa, raggiungendo i minimi di sei mesi a livello settoriale. Alcuni singoli titoli sono però scesi ai minimi di ben 25 anni. Intanto, lato materie prime, i contratti sul petrolio Usa sono in rosso di quasi il 4% dopo i cali di simile portata subiti ieri.
L’aumento dei casi di contagio da coronavirus in tutto il mondo sta compromettendo le prospettive della domanda di energia. Nel frattempo un’ulteriore pressione sui prezzi continua a metterla l’innalzamento dei livelli di produzione da parte dell’OPEC decisa il mese scorso.
In queste ore sui mercati il future sul greggio WTI con scadenza a novembre registra un ribasso del 3,8% in area 38,71 dollari al barile dopo essere scivolato a un minimo di 37,61 dollari. Il contratto sul Brent di dicembre lascia sul campo il 3,6% attestandosi a 40,78 dollari al barile.
Quattro delle cinque peggiori performance di oggi sull’indice S&P 500 appartengono a gruppi attivi nel petrolio e nel gas. Halliburton cede l’8,2%, Valero Energy fa -7,5%, Marathon Petroleum perde il 5,6% e Hess il 5,1%. Da parte loro in Europa Royal Dutch Shell e BP cedono rispettivamente il 4,1 e 3,7%, scivolando entrambi ai minimi di 25 anni. Exxon Mobil (4%) e Chevron (-2,7%) sono invece ai minimi di marzo.
Fattori negativi: la seconda ondata di contagi e l’Opec
“È ormai evidente che il virus non è stato contenuto. I tassi di infezione stanno salendo, il numero di morti a livello globale ha superato la soglia di 1 milione e il mondo sta diventando di nuovo un posto tetro”, commenta l’analista di PVM Oil Tamas Varga.
Gli analisti di Standard Chartered prevedono ora che la domanda globale di petrolio diminuirà di 9 milioni di barili al giorno quest’anno, prima di recuperare di circa 5,5 milioni di barili al giorno l’anno prossimo. Questo farebbe sì che la media del 2021 sia leggermente al di sotto della media del 2016.
“Gli scambi di oggi stanno emettendo vibrazioni ribassiste, data la piogia di vendite nel comparto energetico che si sta manifestando nonostante un significativo aumento della propensione al rischio e l’indebolimento del dollaro USA”, osserva un altro analista Jim Ritterbusch di Ritterbusch and Associates.
Per quanto riguarda le prospettive future, mentre lato offerta i tagli contengono i prezzi, sotto il profilo della domanda non è in vista “nessuna normalizzazione” nel brevissimo termine, stando al parere di Aberdeen Standard Investments. L’investment strategist Robert Minter sottolineava quest’estate che un altro fattore negativo sulle prospettive del petrolio è un’eventuale presidenza Biden. Se il candidato Democratico dovesse spuntarla nelle elezioni di novembre potrebbe materializzarsi “un aumento delle barriere all’ingresso nel mercato americano dell’esplorazione del petrolio e del gas, portando a un aumento dei prezzi”.