Sondaggio: i Ceo scommettono sulla crescita globale

È quanto emerge dallo studio condotto da Kpmg su un campione di 1.300 amministratori delegati di 10 grandi Paesi, presentato in anteprima da il Sole 24 Ore. Tutti …

È quanto emerge dallo studio condotto da Kpmg su un campione di 1.300 amministratori delegati di 10 grandi Paesi, presentato in anteprima da il Sole 24 Ore. Tutti leader di società di un certo peso, dai 500 milioni di dollari di fatturato in su, tre quarti delle quali superano il miliardo l’anno. Si distribuiscono tra Europa (Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Spagna), Stati Uniti e Asia (Cina, India, Giappone e Australia).

Per il 62% dei Geo interpellati, dunque, nel prossimo triennio l’economia globale tornerà a crescere. Il top management cinese è il più ottimista, nonostante le tensioni alla Borsa di Shanghai: l’88% di loro scommette sulla crescita dell’economia internazionale. Ma anche i Ceo italiani sono positivi: il 78% dei nostri manager interpellati crede nella ripresa globale. La fiducia più bassa? Quella degli americani: solo il 52% dei Ceo si dice ottimista.

Quando dalle sorti dell’economia globale si passa a quelle dei singoli Paesi, il livello di fiducia mostra la stessa dicotomia: i Ceo delle aziende cinesi (95%), di quelle spagnole (90%) e delle italiane (89%) credono che i rispettivi Paesi sapranno agganciare la ripresa; invece, solo il 30% dei manager Usa è positivo sulle prospettive del proprio Paese. Così come solo il 19% di loro crede che la propria azienda abbia prospettive di crescita nei prossimi tre anni. Come si spiega, questo pessimismo a stelle strisce?

Per gli esperti di Kpmg, dopo lo scoppio della crisi, l’economia americana ha intrapreso un percorso di ripresa che dura ormai da almeno sette anni. Anche per fattori quali la pressione salariale e l’apprezzamento del dollaro, nei prossimi anni c’è la sensazione che potrebbe esserci un rallentamento del potenziale di sviluppo dell’economia Usa. Invece la riduzione del prezzo del petrolio, l’assenza di inflazione e il quantitative easing dovrebbero sostenere la crescita sia del Giappone sia dell’Eurozona.

Sul fronte dell’occupazione il sondaggio tra i Ceo lascia ben sperare: circa l’8o% degli intervistati prevede infatti di assumere nei prossimi tre anni. Tra le figure manageriali destinate a ricoprire un ruolo sempre più rilevante c’è il Chief Financial Officer (responsabile della finanza), mentre il campione dei Ceo italiani sottolinea l’importanza crescente del Chief Innovation Officer, una figura peraltro ancora poco diffusa tra le nostre aziende. Responsabile delle notti insonni dei top manager mondiali è invece l’aumento della concorrenza sui mercati globali.

A preoccuparli di più è il mantenimento della base clienti (lo sostiene l’84% degli intervistati) e l’ingresso di nuovi competitor sul mercato (74%). Analogamente, tra le priorità strategiche, al primo posto c’è l’espansione geografica. «Per la maggior parte delle aziende italiane interpellate – conclude Michele Parisatto, Managing partner Kpmg Advisory – il tema prioritario è la trasformazione del modello di business. Le nostre aziende devono dotarsi di modelli operativi in grado di offrire livelli di servizio omogenei su scala globale. In questa prospettiva, Tlt diventa il vero fattore abilitante. Una strada può essere poi quella di ricercare alleanze. L’altra è quella di essere selettivi nelle strategie di espansione all’estero, concentrandosi solo su pochi mercati ad alto potenziale».

di Micaela Cappellini

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore

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