Riavranno il 150% del capitale. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze di Buenos Aires, Alfonso Prat-Gay.
“Abbiamo raggiunto un pre-accordo per chiudere la vertenza sul debito non pagato dal valore di circa circa 900 milioni di dollari”, ha annunciato Prat-Gay (foto sotto) nel corso di una conferenza stampa.
I bond argentini in mano a creditori italiani ammontano al 15% del totale del debito del paese sudamericano, che nel 2002 fece un default da 100 miliardi di dollari.
Dopo quasi 15 anni dal default si chiude il contenzioso fra l’Argentina e gli oltre 50mila risparmiatori italiani che avevano investito nei Tango-Bond e che non avevano accettato le due successive ristrutturazioni del 2005 e del 2010. Con un accordo bilaterale preliminare fra l’esecutivo e la Tfa (la task force delle banche), il governo di Buenos Aires ha accettato di pagare in contanti il 150% del capitale.
50mila obbligazionisti per un investimento totale di 900 mln di dollari – L’accordo, che dovrà essere approvato dal Parlamento argentino, vedrà i 50mila obbligazionisti retail italiani essere quindi risarciti con 1,35 miliardi per l’investimento di circa 900 milioni in bond argentini effettuato prima del default del 2001.
Al momento della conclusione della transazione sarà presentata la rinuncia definitiva alle richieste degli obbligazionisti rappresentati dalla Tfa, che ammontano a circa 2,5 miliardi di dollari.
Argentina: “Soluzione equa” – Nicola Stock, Presidente della Task Force Argentina che ha firmato l’accordo preliminare questo fine settimana a New York. spiega: “Siamo lieti di vedere questa vicenda concludersi in maniera tale da portare ad una risoluzione equa delle richieste degli obbligazionisti italiani. Apprezziamo la volontà dell’amministrazione del Presidente Macri in Argentina di muoversi rapidamente e con maturità per affrontare questo problema di lungo corso”.
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Una vittoria dei risparmiatori italiani arrivata 14 anni dopo il default del 2001. Si chiude il contenzioso fra l’Argentina e gli oltre 50mila risparmiatori italiani che avevano investito 900 milioni di dollari nei «Tango Bond» e che non avevano accettato le due successive ristrutturazioni del 2005 e del 2010. Con un accordo bilaterale preliminare fra l’esecutivo e la Tfa (la task force delle banche) il governo di Buenos Aires ha accettato di pagare in contanti il 150% del capitale per un controvalore di 1,35 miliardi. L’accordo è soggetto all’approvazione da parte del Parlamento argentino.
Il ministero del Tesoro di Buenos Aires, comunica l’Abi, e la Tfa hanno raggiunto l’intesa preliminare «per risolvere la controversia basata sul trattato bilaterale Italia-Argentina nell’arbitrato presso il tribunale Icsid della Banca Mondiale in cui si è richiesto il risarcimento dei danni per violazione dei diritti rivenienti dal diritto internazionale di circa 50mila obbligazionisti retail italiani detentori di circa 900 milioni di dollari di bond argentini in default rappresentati dalla Tfa».
L’accordo, spiega l’associazione bancaria, «fa seguito ai negoziati tra l’Argentina e la Tfa finalizzati alla conclusione dell’annosa questione e segna un significativo passo in avanti nella risoluzione dei problemi del debito sovrano dell’Argentina». L’intesa rappresenta anche «l’occasione di un congruo risarcimento per i bondholders rappresentati dalla Tfa che hanno investito in obbligazioni dell’Argentina prima del default del dicembre 2001». L’Argentina quindi «definirà tutte le richieste fondate sul diritto internazionale relative alle obbligazioni in default detenute dagli individui rappresentati dalla Tfa per un pagamento in contanti pari al 150% dell’importo originario in conto capitale di tali obbligazioni». Questo equivale a un rendimento lordo medio annuo del 2,74 per cento; considerando che nel periodo 2001-2015 l’inflazione media in Italia è stata dell’1,9% circa, l’accordo siglato oggi garantisce un rendimento netto annuo dello 0,82% ai 50mila risparmiatori italiani interessati.
La maggior parte dei risparmiatori italiani – 450 mila in tutto – aveva invece accettato a suo tempo il concambio con i nuovi bond argentini, un’operazione che aveva comportato una signficativa perdita in conto capitale. La Task force Argentina, guidata da Nicola Stock, incassa quindi una vittoria importante. La trattativa bilaterale con il nuovo governo di Mauricio Macri ha consentito di accelerare i tempi, senza attendere i tempi del tribunale internazionale Icsid, agenzia della Banca mondiale.
«Siamo molto lieti – ha affermato il segretario delle Finanze argentino Luis Caputo – di aver raggiunto un accordo preliminare che rappresenta il primo passo nella normalizzazione dei rapporti tra l’Argentina e i mercati finanziari internazionali». L’accordo preliminare, secondo l’Abi, apre quindi la strada «a un rafforzamento dei forti legami tra Argentina e Italia, così come agli investimenti tra i due Paesi».
«Spero che, dopo il via libera del Congresso argentino e la definizione delle questioni legali si possa ragionevolmente arrivare a un pagamento ai nostri risparmiatori verso maggio o giugno – ha detto il presidente della Tfa Nicola Stock – È importante che sia in contanti perché molti obbligazionisti sono anziani e hanno atteso molti anni». Dopo 14 lunghi anni siamo lieti di vedere questa vicenda concludersi in maniera tale da portare a una risoluzione equa delle richieste degli obbligazionisti italiani».
L’accordo è soggetto all’approvazione da parte del Parlamento argentino, che sarà convocato dal prossimo 1° marzo, ma le dichiarazioni del ministro delle Finanze argentino lasciano intendere che la strada sia spianata.
L’accordo con i risparmiatori italiani vale il 30% del totale della trattativa con i fondi americani (i cosiddetti fondi avvoltoio), su cui invece c’è stata una fumata nera. Luis Caputo è rientrato da New York dopo aver incontrato senza esito i rappresentanti dei Fondi Elliot Management, Aurelius Capital, Bracebridge Capital, Montreux Partner, Dart Management e Davidson Kempner.
di Roberto Da Rin
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore
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