Il board dei governatori della Federal Reserve è preoccupato che le politiche commerciali e di immigrazione del presidente eletto Trump alimenteranno l’inflazione, secondo i verbali della loro ultima riunione politica pubblicati mercoledì.
Tariffe e dazi più alti e il piano sulle deportazioni di massa potrebbero rendere più difficile la dura battaglia dell’America contro l’inflazione. In questo scenario, la Fed potrebbe mantenere i tassi di interesse più alti per più tempo, e mettere la banca centrale in rotta di collisione con Trump. Fin quando si arriverà allo scontro aperto tra il presidente n. 47 e Jerome Powell, presidente della Fed.
Guerra all’inflazione non proprio vinta
In sostanza, i progressi nel ridurre l’inflazione si sono già bloccati e le politiche di Trump sembrano più inflazionistiche che no, soprattutto per le previste misure su politica commerciale e immigrazione, si legge nei verbali. Inoltre le interruzioni della catena di approvvigionamento dovute a eventi geopolitici, la forte spesa dei consumatori e i più rapidi aumenti dei prezzi delle case sono altre potenziali ragioni per cui l’inflazione potrebbe essere più difficile da battere.
Il quadro generale
La Fed ha abbassato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale alla fine della riunione del 17-18 dicembre. Ma le nuove proiezioni economiche pubblicate contestualmente a quella decisione – ha ammesso il presidente della Fed Jerome Powell ai giornalisti – ha fatto sì che alcuni governatori hanno cominciato a prendere in considerazione i potenziali impatti delle politiche di Trump in quelle proiezioni, anche se i verbali pubblicati mercoledì non menzionano Trump per nome.
La svendita del mercato obbligazionario scuote gli investitori globali
Per gli stessi motivi una forte svendita nei maggiori mercati obbligazionari governativi del mondo e un continuo aumento del dollaro hanno scatenato onde d’urto nei mercati finanziari, movimenti intensificati con l’aumento dell’incertezza per le politiche del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.
Mercoledì, il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni, che sostiene migliaia di miliardi di dollari in transazioni globali giornaliere, è balzato oltre il 4,7% al massimo da aprile, e i titoli del Regno Unito hanno raggiunto i loro livelli più alti dal 2008.
I rendimenti aumentano quando i prezzi delle obbligazioni scendono. Non c’è stato un fattore scatenante ovvio per l’ultima ondata di forti vendite, se non gli scenari su cui tutti gli operatori lavorano.
Il rendimento del Bund a 10 anni della Germania ha toccato un massimo di oltre cinque mesi in mezzo all’accelerazione dell’inflazione nella zona euro e all’elevata offerta di obbligazioni. Il rendimento, benchmark della zona euro, è aumentato di quasi quattro punti base al 2,524%.
Il benchmark giapponese a 10 anni ha raggiunto un massimo di 13 anni e mezzo dell’1,185% nelle contrattazioni mattutine in Asia giovedì.
Le mosse hanno scatenato una nuova ondata di vendite di valute contro il biglietto verde, in particolare per la sterlina, che è scivolata di oltre l’1% prima di riprendersi leggermente, e l’euro, che si stava dirigendo verso il livello di 1 dollaro.
L’S&P 500, che si è ripreso dopo la vittoria di Trump, ha recentemente iniziato a vacillare, sebbene abbia chiuso più o meno invariato mercoledì.
Trump, in una conferenza stampa a Mar-a-Lago martedì, ha denunciato gli alti tassi di interesse statunitensi nonostante la Federal Reserve sia nel mezzo di un ciclo di allentamento. “L’inflazione continua a imperversare e i tassi di interesse sono decisamente troppo alti”, ha affermato il presidente eletto, con un chiaro attacco a Powell.
Le banche centrali hanno praticamente dichiarato la vittoria sull’inflazione nel 2024, ma una serie di parametri mostrano che le pressioni sui prezzi stanno di nuovo aumentando. I piani di Trump per tariffe commerciali più elevate, tagli fiscali e deregulation minacciano di far salire l’inflazione e mettere a dura prova le finanze pubbliche, limitando così anche la portata della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse.